È il 08 Ottobre del 1815 e a Gioacchino Murat rimangono solo sei giorni di vita. In questo lasso di tempo non gli resta che ripercorrere i momenti più salienti della sua vita, un’ascesa che l’ha portato da umile figlio di locandiere a braccio destro di Napoleone Bonaparte, già alla deriva verso Sant’Elena.
Con uno stile scorrevole e bruciante passione, Garde ripercorre meticolosamente la vita di uno dei più grandi uomini di Francia, che è stato in gra di far evolvere la sua vita adattandosi a ogni situazione, fino a giungere dove nessuno era riuscito prima. È una figura molto interessante da indagare e sono davvero felice di aver avuto modo di conoscerla grazie a un autore come lui.
Dall’infanzia all’età adulta, si assiste alla conoscenza di Bonaparte, ma anche al rapporto che Murat instaura con Carolina, fino a prenderla in sposa. Quotidiano e battaglie si mescolano fino a dipingere un quadro emblematico della vita di quest’uomo, ricordato sui libri di storia e dai maggiori artisti conosciuti.
Con la nomina a Re da parte del cognato Napoleone, viene approfondito il rapporto di ammirazione che Murat ebbe nei confronti dell’Italia, un paese che per primo desidera vedere unificato nonostante tutto.
La fluidità della scrittura ci permette di entrare con semplicità nella mente di un condannato a morte, osservandone non solo il dramma ma anche la gloria. In sei atti non solo si ripercorre uno dei periodi storici più epici della Francia, ma anche le gesta di un uomo apparentemente comune e all’ombra di tutto, che è riuscito a cambiare le sorti del suo destino a discapito di tutto.