Review Party: Recensione di “Gli alienati” di Laura Castellani

Quando si dice che il mondo è bello perché è vario, è probabile che non si tengano in considerazione gli aspetti della mente umana che portano a classificare un individuo come folle, pazzo, non normale.

Questa è la vita che viene assegnata crudelmente ai protagonisti di “Gli Alienati”, un quotidiano di etichette e pregiudizi, che fa scendere ognuno di loro in una spirale da cui è impossibile uscire.

Vite insoddisfatte, con un senso di tormento che scava nella mente alimentando la frustrazione interiore.

Loro sono il normodotato, la sibilatrice, lo zerbino e il resiliente. Termini comuni, che crudelmente inquadrano e condannano, che concedono il diritto agli altri di puntare loro il dito contro. I quattro si perderanno in loro stessi, sentendosi sempre più alienati, spersonalizzati, senza più riconoscersi guardandosi allo specchio.

Laura Castellani compie alla perfezione il suo ruolo di burattinaia, portando avanti le vicende con sempre maggiore trasporto, illustrando la crudeltà e il cinismo di una società sempre più fredda e indifferente, sempre più omologata e piatta.

Un filo rosso e sottile collega tutti in un modo o nell’altro, prova del fatto che anche nella diversità ci si può sentire in sintonia, anche nella minoranza c’è uno spiraglio di comprensione, forse più rispetto al far parte di una massa.

Ma per comprendere è necessario rompere le catene degli stereotipi e lanciarsi tra le pagine a cuore aperto, giocando con le proprie emozioni fino a uscire dal guscio. Prendendo le distanze da noi stessi fino a entrare nella pelle degli altri.

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