Appena si entra in contatto con la storia di “Come nascono gli incendi”, si percepisce all’istante quel senso soffocante e fastidioso dato dalla paura. Un sentimento primordiale, che porta la lucidità a svanire, di fronte agli avvenimenti che stanno per capitare.
Oltre all’ansia, che soffoca e fa impazzire, è il dolore dei personaggi che fa male come una scottatura sulla pelle. Tormenti e timori per il futuro si intersecano nella confusione, impedendo di vedere la luce in fondo al tunnel. La morte è presente come se fosse un elemento tangibile, osserva il lettore pronta a far calare la propria scure.
Per quanto il fuoco debba richiamare tinte come rosso, giallo e arancio, non c’è limpidezza tra le pagine, in cui aleggia uno strato nebbioso che opacizza l’ambiente e incupisce l’insieme. Ho avuto proprio la sensazione che ogni cosa, nella mia immaginazione, fosse sbiadita, appannata, come se i colori fossero spenti e consumati, sotto una patina di tristezza e inquietudine.
Vita e morte si rincorrono, attraverso l’ombra di un male senza cura. Il cancro spaventa tanto da portare alla disperazione, varie sono le reazioni e nessuna può essere condannata. Si arriva il più delle volte alla rassegnazione e, anche chi ci prova fino alla fine, sente sempre più la debolezza nelle ossa, come se i muscoli venissero prosciugati da qualcosa di invisibile.
Il lettore empatizza con i personaggi che attraversano questo dramma, uscendone devastato sotto ogni punto di vista.
Michele Arena ha saputo in maniera perfetta narrare con fluidità una storia che è un continuo tripudio di emozioni, che scattano nel cuore come incendi improvvisi, fulminando la mente e il cuore e diventando indimenticabile.