Review Party: Recensione di “I Discendenti delle Arti Terrene” di Ester Kokunja

« Forse un mondo fatto di magia potrebbe sembrare l’utopia perfetta, l’inequivocabile incarnazione dell’Eden in cui tutti si apprezzano e custodiscono ciò che li rende speciali. In realtà, questo era sempre sull’orlo della frattura. »

Al di là dei confini del mondo conosciuto, esiste una realtà parallela in cui la Magia tangibile ed è controllata da coloro che vengono detti Discendenti e che possono comandare le quattro Arti Terrene. 
Ayra fa parte della genealogia dei Quattro Fondatori che hanno costruito questo Secondo Mondo, ma la sua apparente fortuna è pressapoco inesistente. Questo perché orfana dei genitori, vive in totale povertà, disprezzata perfino dalle altre potenti famiglie magiche. 
Cosciente inoltre delle sue scarse capacità, la giovane si appresta a cominciare il suo primo anno presso l’Istituto Aühequos, che può determinare il suo destino nella realtà che la circonda.
“I Discendenti delle Arti Terrene” è solo il primo capitolo di una trilogia fantasy che compone la Saga delle Dimensioni Parallele. Ho assolutamente adorato la cura con cui l’ambientazione viene presentata, che si estende attraverso minuziosi particolari dati, tra le altre cose, dalle caratteristiche della magia, dalla suddivisione della società e dalla vita all’interno dell’Accademia magica. Le lezioni sono scrupolosamente studiate, affinché il lettore possa sentirsi partecipe dell’immaginazione di Ester Kokunja, grazie anche ad uno stile di scrittura che sa incuriosire, per quanto semplice.
La lotta tra la tranquillità del giorno e le lotte al predominio di notte si alternano in maniera serrata e travolgente, tanto da desiderare a ogni capitolo di scoprire cosa accadrà il giorno dopo. In questo Ayra vive non solo le difficoltà date dal fato, ma anche il conflitto interiore su quale delle parti sostenere. Come in ogni storia intrisa di magia, luce e ombra si fondono e si scontrano alla ricerca di seguaci per la corsa verso la vittoria. 
A questo si aggiunge il segreto più prezioso da custodire, quello del’esistenza Lazhar, oltre lo specchio, e che sembra avere in sé più arcani di quanto non faccia vedere.
Ho trovato davvero interessante l’utilizzo delle Rune (che per me hanno un significato personale di grande valore), che non vedevo penso dai tempi della lettura di Stardust di Neil Gaiman.
“I Discendenti delle Arti Terrene” è un’opera che pur basandosi su elementi ben consolidati del genere cui appartiene, sa presentare le proprie potenzialità al meglio, convincendo chi legge a non fermarsi al finale aperto, ma invogliandolo ad attendere il prossimo libro.

Review Party: Recensione di “Le confessioni dei Borgia” di Alyssa Palombo

«  Ripensai di nuovo al sogno, alla mia brama di amore, di affetto e di passione. Adesso mi si presentava l’opportunità di avere tutto, e in un matrimonio benedetto da Dio. Cos’altro avrei potuto chiedere? »

La famiglia Borgia è sempre stata caratterizzata da un velo di scandali e lotta al potere che riecheggia ancora adesso, nonostante siano passati secoli.
Poter avere anche il potere sul pontificato è uno dei grandi obiettivi, raggiunto a fine del 1400 da  Rodrigo Borgia, divenuto così Alessandro VI. Ora è il momento di affidare incarichi ecclesiastici anche ai propri figli: è di assoluta importanza che Cesare punti al cardinalato, per poi succedergli nel papato e mantenere l’istituzione sacra sotto il dominio della famiglia.
Cesare vorrebbe per sé una carriera militare, ma approfitta del destino a lui assegnatogli per bramare il potere, tanto quanto il padre, portando avanti il desiderio di espansione, senza cedere anche durante gli attacchi più violenti. È in questo frangente che fa la sua comparsa Maddalena, donna umile che entra a far parte della Corte come domestica e che presto si troverà a soddisfare le necessità carnali di Cesare. Così, sarà inevitabile testimone silente degli intrighi politici, gli accordi segreti e gli oltraggi che vengono perpetrati all’interno della famiglia Borgia, all’ombra del resto del mondo.
Alyssa Palumbo è una scrittrice che sa come curare i fatti storici che riporta nei propri libri, cercando di seguire meglio che può la verità al servizio della personale narrazione. Realtà e finzione si mescolano creando un mix appassionante e godibile. “Le confessioni dei Borgia” è una lettura che trovo essere leggera e in grado di fare da spartiacque tra letture decisamente più lunghe e impegnative. I fatti storici riportati non appesantiscono infatti il ritmo, che rimane costante dall’inizio alla fine.
Cesare e Maddalena sono dei personaggi interessanti, sia individualmente che in coppia. Nell’uomo troviamo la costrizione di seguire le orme del padre ma al tempo stesso la freddezza con cui ogni decisione viene presa, con un calcolo preciso al secondo, che ha come conseguenza l’aumento del potere, a qualsiasi costo.
Maddalena in questo vive il tormento di una vita di principi cattolici che si scontra con ciò a cui assiste frequentando i Borgia ma soprattutto con i sentimenti e i pensieri che a detta della Chiesa sono impuri e per questo vanno estirpati attraverso la preghiera e l’astensione.
L’opera della Palumbo dà al lettore appassionato del genere un nuovo spunto narrativo su una delle famiglie italiane più influenti, senza particolari pretese e per questo risultando tutto sommato un prodotto scorrevole e coinvolgente nella sua leggerezza e semplicità.

Review Party: Recensione di “Rhythm Section” di Mark Burnell

«  L’aveva avvertita degli orrori che la attendevano e del fatto che non c’era via di fuga. L’aveva addirittura implorata di scegliere una vita vera al posto di quella. Ma, naturalmente, lei era convinta di sapere tutto. Si sentiva preparata ad affrontare qualsiasi cosa. Che atteggiamento arrogante! La desolazione che la avvolgeva come un mantello era inevitabile quanto il destino che la attendeva. »

La morte dei propri cari porta con sé non solo un velo di disperazione, ma anche un sentimento d’ingiustizia e inspiegabilità che tormenta coloro che sono rimasti in vita.
Questo è ciò che succede a Stephanie Patrick, che per superare la scomparsa dei genitori si lascia andare ad abitudini ben poco salutari.
La vera adrenalina, però, ricomincia a scorrerle in corpo quando le viene fatta una rivelazione inaspettata: la loro morte non è stato un incidente, ma un vero e proprio attacco terroristico. Così, la disperazione lascia il posto alla vendetta.
“Rhythm Section” giunge a me in un momento davvero curioso, proprio nello stesso periodo in cui mi sono dedicata alla visione di una serie coreana che ha alla base la stessa identica premessa: una morte ingiusta porta il protagonista ad indagare e andare alla ricerca della cellula terroristica che gli ha causato una forte perdita, per scoprirne gli scopi che spingono a prendere le vite degli altri senza alcun diritto.
È stato quindi interessante mettere a confronto le narrazioni, per poi convenire che da premesse identiche possono derivare storie diverse, originali e molto avvincenti. Questo perché ovviamente parliamo di culture molto diverse, che concepiscono le dinamiche sotto punti di vista differenti.
I colpi di scena di questo libro non mancano di far rimanere il lettore in costante tensione, che ha sete di sapere e di rimanere sorpreso fino al colpo di scena successivo.
La storia ha come punto forte una protagonista inusuale che ha un’evoluzione frenetica e intensa, data dallo scorrere del tempo e dagli avvenimenti che le sconvolgono la vita e che non le danno il tempo di fermarsi a ragionare davvero su ciò che sta affrontando.
Mark Burnell sembra davvero un esperto del genere, perché questo primo romanzo non dà per nulla l’impressione di appartenere alla mano di uno scrittore alle prime armi, ma che anzi, sa domare la sua storia e condurre i lettori dove vuole lui.
Sono davvero sollevata dal fatto che questo sia solo il primo di una serie ben pianificata dedicata al personaggio di Stephanie, una donna che ha ancora molto da raccontare e che sicuramente i lettori vogliono conoscere sempre più in profondità.
“Rhythm Section” è un thriller insolito che indaga non solo le vicende esterne, ma che cura anche l’introspettiva e i sentimenti dei personaggi.
Mi auguro che il film in uscita possa dare maggiore visibilità ad un autore tanto talentuoso quanto meritevole.

Review Party: Recensione di “Luna Nera. Le città perdute” di Tiziana Triana

« Usciva di notte. Non sempre da sola, spesso portava con sé la nipote. Le streghe danno alla luce solo altre streghe. Entrava nelle case delle povere anime e ne usciva qualche tempo dopo. La mattina successiva coloro che avrebbe dovuto curare erano volati in cielo, o almeno questo voleva farci credere. In realtà quelle anime erano il suo tributo al demonio. E questo il suo tramite! »

La vita per la giovane Ade e il piccolo Valente è sempre stata colma di dolore e difficoltà. Orfani da sempre e ora in mancanza della nonna, la ragazza deve fare il possibile per provvedere al sostentamento suo e del fratello. Per questo, si fa avanti come nuova levatrice di Torre Rossa. Ma quando la neonata Maddalena viene al mondo per poi morire poche ore dopo, sul paese cala l’ombra oscura del lutto accompagnata dal timore dettato dall’ignoranza.
Perché nel diciassettesimo secolo ciò che era inspiegabile era automaticamente legato al demonio.
Accusata quindi di aver portato il male, Adelaide è costretta a scappare per avere salva la vita, fino a giungere nella comunità delle Città Perdute, luogo abitato da sole donne, tutte accomunate da un’ingiustizia subita.
Luna Nera è solo il primo capitolo di una storia che rappresenta un’esemplare caccia alle streghe, ma che al tempo stesso vuole far prevalere la voce di chi è costretto a tacere per colpa del pregiudizio e di idee retrograde.
Tiziana Triana compone una storia a cavallo tra lo storico e il fantastico che ha saputo intrattenermi fin dal prologo grazie ad un’atmosfera gotica e macabra. La magia, che tanto affascina e stupisce, è in realtà la causa di morte di moltitudini di persone, che nei secoli sono cadute vittime del bigottismo degli altri, che sono andati alla ricerca di un capro espiatorio per esorcizzare demoni interiori riversando la negatività su chi è ritenuto diverso.
Non ho potuto fare a meno di tornare indietro con gli anni e ripensare al mio approccio con “La chimera” di Sebastiano Vassalli, un romanzo che valse all’autore il Premio Strega nel 1990 e che non smetterà mai di rimanermi in testa per la sua storia di sofferenza fisica e mentale.
La copertina è intrigante e rispecchia perfettamente la storia racchiusa al suo interno. Un libro che giunge sul calare dell’anno ma che scala le classifiche dei libri letti in tutti questi mesi. In attesa di scoprire cosa succederà nel secondo libro, attendo con trepidazione l’adattamento a serie tv prodotto da Netflix. Un traguardo davvero importante e meritato per Tiziana Triana, che rappresenta meritatamente le storie italiane che siamo in grado di creare.

Review Party: Recensione di “Piccole donne” di Louisa May Alcott

« Non si è mai troppo grandi per quel gioco, mia cara. È una recita che recitiamo tutta la vita, in un modo o nell’altro. I nostri fardelli sono qui, c’è sempre una strada che si apre davanti a noi e l’aspirazione alla bontà e alla felicità è la guida che, attraverso molti affanni ed errori, ci conduce alla pace che è la vera Città Celeste. »
 
Natale è alle porte e le sorelle March non riescono proprio a gioire, sapendo che non riceveranno regali a causa della crisi economica che sta vivendo la famiglia e che il padre è impegnato in guerra. Ma non demordono e decidono di mettere insieme i pochi risparmi per comprare un dono per la madre.
Questo è solo l’incipit di un’opera intramontabile, dal sapore sempre moderno e che trova ogni volta la via per insegnare al lettore qualcosa.

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