Monthly Archives: Novembre 2019
Review Party: Recensione di “A Natale tutto può succedere” di Milly Johnson
Review Party: Recensione di “Il caso Léon Sadorski” di Romain Slocombe
Nonostante le convinzioni apertamente antisemite e il desiderio di farsi notare per avere prestigio, tuttavia Sadorski viene inspiegabilmente arrestato dalla Gestapo e mandato a Berlino, dove viene gettato in prigione. I tedeschi non fanno mai nulla per caso: il loro obiettivo è infatti quello di renderlo un informatore all’interno del quartier generale della polizia di Parigi. Sadorski quindi diventa a tutti gli effetti un loro uomo, colui che deve trovare l’agente sospettato di appartenere a una rete antinazista…
Il caso Leon Sadorski è la storia di una delle più brutali guerre narrata dal punto di vista di un uomo che eticamente sta dalla parte sbagliata, perché è carnefice anziché vittima e punta all’eliminazione del debole con egoismo, forza e spietatezza. Nonostante ciò, non è un libro sbagliato, perché lo scopo dell’autore non è ovviamente quello di idolatrare l’atteggiamento di tutti quelli che sono e sono stati nella propria vita dei veri Leon Sadorski, ma piuttosto condannarlo e far riflettere su quanto certi atteggiamenti siano ancora drammaticamente diffusi. Oserei dire che quest’opera è una lettura necessaria, che evidenzia la violenza e l’emarginazione nei confronti del diverso. Viene dipinto il profilo di un uomo terrificante e bastardo che si riflette sulla Francia e sul suo popolo durante l’occupazione nazista.
Niente è più bello e spaventoso di un romanzo che sa raccontare la realtà passata, presente e futura.
Ogni pagina scorre, e più il tempo passa più la sofferenza è sempre più dilaniante nell’animo, fino a diventare quasi fisica. Il dolore diventa insopportabile, tanto da essere costretta a fermarmi più e più volte durante la lettura. Per riprendere fiato, per riappropriarmi della mia coscienza, in realtà così lontana da quell’orrore.
Romain Slocombe è uno scrittore affermato con una reputazione che non è seconda a nessuno.
Review Party: Recensione di “Il meraviglioso Natale delle sorelle McBride” di Sarah Morgan
L’opera di Sarah Morgan presenta una storia in pieno stile festivo, che si distingue per i suoi personaggi adorabili, ognuno ben caratterizzato e distinto. Ogni donna ha il proprio “marchio” e sono tutte così ben strutturate che sembra quasi di avere a che fare con persone reali.
Ogni problema che sconvolge le loro vite è riconducibile a problemi veri con cui è facile riuscire a empatizzare. Anziché condividere, le protagoniste si chiudono in un bozzolo di disperazione che sembra insormontabile: se solo comunicassero, potrebbero finalmente trovare una soluzione ed è questo che il lettore spera fino alla fine. Questo è ciò che fa la famiglia: aiuta indipendentemente dall’imbarazzo, dalla rabbia e dalla paura, memore del dramma personale da cui tutti sono indissolubilmente legati. Questa storia è toccante, perché contiene verità con cui possiamo identificarci riguardo alla perdita, alla famiglia e al modo in cui l’amore può guarire le ferite.
Le descrizioni dell’autrice sono dettagliate e ben presentate, tanto da poter sentire sulla pelle il freddo pungente dell’aria dicembrina, fino a desiderare di chiudersi vicino al tranquillizzante tepore di un caminetto, con una profumata tazza bollente di cioccolata calda tra le mani.
Non solo c’è da divertirsi, ma è inevitabile commuoversi per questa famiglia che nonostante tutto lotta per rimanere unita e sconfiggere le apparenze.
Con il suo nuovo romanzo, Sarah Morgan ha creato una deliziosa storia di famiglia che sicuramente risveglia nel lettore la calda atmosfera natalizia. Questo è il primo libro scritto da lei che leggo, ma sicuramente non sarà l’ultimo!
Review Party: Recensione di “Wolf Solent” di John Cowper Powys
Ogni luogo ha la propria storia e le proprie leggende e in tutte le leggende, c’è un pizzico di verità: il paesaggio composto da brughiere, colline e coste sconfinate, tipico dell’Inghilterra, fonda il proprio fascino nella cultura profondamente radicata nella vita delle persone.
I personaggi con cui si entra in contatto nel libro hanno mille sfaccettature fisiche ed etiche che si uniscono e si allontanano, ma continuano a vivere legate, in una sorta di patto di tolleranza.
Questa è la vita: complicata, ma contemporaneamente semplice.
Wolf Solent ha una mentalità complessa e spesso discutibile, data dall’innocenza nascosta da presunzione da cui è mosso. Questo perché è alla continua ricerca di ciò che manca al suo io interiore e per raggiungere questo sparge sulla sua strada delle decisioni sconsiderate e non sempre accettabili.
Lo stile di scrittura di Powys ha quel non so che di poetico che sembra voler proteggere la storia da ogni agente esterno, senza per questo allontanare il lettore ma anzi, rendendolo assolutamente partecipe delle vicende. La fluidità e la bellezza si contrappongono sorprendentemente alla sensazione di tormento che invade l’animo di chi legge, anche dopo molto tempo dalla fine della lettura. Ingenuità e scetticismo sono caratteristiche non inusuali per l’uomo, che tende più verso l’una piuttosto che l’altra a seconda, solitamente, dell’età.
“Wolf Solent” non è certo un romanzo semplice e che richiede concentrazione e impegno per poterlo affrontare nel migliore dei modi.
Non mi addentravo in un vero classico della letteratura da parecchio tempo, sono felice di averlo fatto con una nuova lettura e uno scrittore di cui purtroppo non avevo sentito parlare nemmeno nelle lezioni scolastiche, ma che ha saputo sorprendermi e farmi riscoprire il fascino intramontabile di un’epoca di scrittura intensa e ben curata.