Review Party: Recensione di “Il custode dell’etere” di Davide Di Lonardo

« Non gli restava altro da fare che correre, fuggire il più lontano possibile dalla verità, abbandonandosi ai ricordi. Si sentiva annegare, sprofondare in un abisso immenso di solitudine e sofferenza. E lentamente moriva dentro. »

Un regno in rovina, malcontento e forze del bene e del male. Questo caratterizza la Parigi del 1700 epoca in cui i piccoli Will e Danny vivono. La loro vita viene sconvolta dall’uccisione dei genitori da parte di Lorcan l’Oscuro, capo della Setta Nera, che vuole acquisire potere ricercando con ossessione le Pietre dell’Etere, le uniche in grado di riportare l’oscurità agli antichi fasti.
I due fratelli vengono così a conoscenza della Resistenza di Valtar, valoroso guerriero che farà di tutto per portare alla disfatta i piani malvagi del nemico attraverso una società segreta altrettanto coraggiosa.
Perché questo incontro sembra così determinante per le sorti delle parti? Cosa si nasconde dietro alla loro identità? Potranno i piani del Male essere davvero sventati?
“Il custode dell’etere” è una storia fantasy che presenta tutti i punti tipici del genere, ma declinandoli in un ambiente particolare e ben studiato. Lo stile di scrittura dello scrittore è semplice ma al tempo stesso curato e dettagliato, fino a far emergere le scene come un film in televisione. Non sono riuscita molto ad empatizzare con i fratelli Surrey, ma ho apprezzato molto le caratteristiche della Resistenza e della Setta Nera, che rendono nel complesso l’opera originale, anche se chiaramente ispirata a libri già esistenti.

Di Lonardo ha tutte le carte in regola per farsi apprezzare da sempre più pubblico, grazie ad una narrazione che prende spunto dai grandi del genere e la rielabora a sua immagine, creando un mondo con grosse potenzialità che spero possa sorprendere anche in futuro. 

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