Blog Tour: “La corte di ali e rovina” di Sarah J. Maas – Worldbuilding

Come ormai ben saprete, la serie di Acotar di Sarah J. Maas è un retelling di una delle favole più note, ovvero quella de La Bella e la Bestia.
Ma se c’è una cosa che davvero mi fa impazzire, e che non mi fa pensare ad una semplice rivisitazione è l’originalità dell’ambientazione creata dalla scrittrice, a cavallo tra un mondo oscuro, ferito e rovinato da antichi conflitti e uno magico, variopinto e affascinante.

Prima del Trattato che sancì la divisione 500 anni orsono, mortali e Fae vivevano in armonia, senza necessità di stabilire tra loro dei confini territoriali. Prythian, il Regno dei Fae, è diviso a sua volta, oltre che da Hybern, isola indipendente, da sette corti: quelle caratterizzate dalle quattro stagioni più tre, quella dell’Alba, del Giorno e della Notte. Il territorio di queste creature è molto vasto, lasciando ai mortali sono una piccola porzione di isola situata a sud.

Se il mondo dei Fae è caratterizzato da opulenza e ricchezze di ogni sorta, il regno dei Mortali è povero e sempre più in decadimento. La vita è ogni giorno un’ardua impresa e soprattutto è difficoltoso procurarsi sia i soldi che il cibo, sempre più scarseggiante. Anche chi ha vissuto una quotidianità agiata è costretto a sacrificare tutto per il proprio sostentamento.
Una caratteristica fondamentale del Regno dei Mortali è la vasta foresta che li separa dal Muro: il confine che li protegge dal Regno dei Fae. Sembra però che rappresenti una sorta di zona franca, in cui è possibile trovare sia mortali che Fae.

È qui che la storia di Feyre ha inizio, con l’incontro con colui che rappresenterà la sua condanna e il conseguente allontanamento dai suoi cari verso la Corte di Primavera. S’imbatterà in climi e atmosfere totalmente differenti tra loro, come se davvero si trovasse in una nuova dimensione e non ad un Muro di distanza da casa. Avere a che fare con le Corti come i mortali non facevano da secoli rappresenta un trauma dalle sfaccettature imprevedibili, difficile anche da raccontare a chi, per sua fortuna, non l’ha vissuto sulla propria pelle. La bellezza, si sa, può racchiudere orrori che intrappolano in una prigione dorata dandoti l’illusione della salvezza, ma senza fartela afferrare davvero.

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