Benvenuti nella terza tappa del libro scritto da Megan DeVos, dedicata al worldbuilding in cui la storia è ambientata.
La civiltà come la si conosce ora non esiste più e il mondo è conseguentemente andato in pezzi. Questo è lo scenario apocalittico che viene presentato in “Anarchy”.
I potenti sono crollati sotto le loro stesse risorse, facendo collassare l’economia, riducendo le città in cenere e costringendo l’umanità a vivere una quotidianità retrograda rispetto allo standard raggiunto fino a quel momento. La Caduta rappresenta un punto d’inizio drammatico ma inevitabile. Ha in sé il suono delle bombe che cadono, il sapore del sangue di chi cerca disperatamente un riparo, il volto freddo e inespressivo di chi, invece, non ce l’ha fatta.
La gente è costretta a sopravvivere, aggregandosi in villaggi, combattendo gli uni contro gli altri per possedere quante più provviste possibili. mentre l’elettricità, le medicine e quel poco di tecnologia che resta scarseggiano sempre più. Le città, ormai in rovina, non sono più sicure, ora popolate soltanto dai Bruti, i più spietati e pronti a tutto pur di avere salva la vita. La fiducia nel prossimo è soltanto un ricordo lontano, perché ora attaccare gli altri accampamenti è la priorità assoluta.
Proprio in una di queste operazioni di saccheggio, Hayden e la sua squadra lasciano il proprio campo, Blackwing, il più letale, per raggiungere quello di Greystone, sperando in un ricco bottino. Il ragazzo non può immaginare che ciò che di lì a breve sarebbe diventato più prezioso per lui è Grace, misteriosa donna che le punta l’arma contro e che ha un’unica regola, così come tutti: se si trova un nemico dentro il campo, lo si uccide.