Recensione: “Paranoid Boyd – Disneycide” di Andrea Cavaletto

« Il solo mondo da salvare sono io. »

Ingannato, maltrattato, deriso, umiliato, confuso. Avevamo lasciato così, William Boyd, alle prese con i tormenti che l’hanno accompagnato fin dalla tragedia dell’11 Settembre. Comprendere cosa è vero e cosa no è diventata una sfida quotidiana, arricchita dalla prigionia e dalle perversioni dei propri aguzzini. Di fronte ai soprusi e al ricatto, Will non può fare altro che cedere. Perde, fino a perdere se stesso. Perdendosi, non sa più ritrovare la sua identità.
Sembra quasi impossibile, ora, essere giunti ad una conclusione. Che fine potrebbe avere una storia come la sua?
In mezzo a tavole oniriche e oscene, ci perdiamo anche noi che leggiamo, finendo in un delirio psicologico di cui è difficile comprendere se si è solo degli spettatori oppure vittime silenti.
Per conoscere William non bisogna forse prima conoscere sé stessi?
Negli albi precedenti, horror, splatter e frenesia si amalgamano tra loro in un quadro complesso, di cui serve tempo per comprenderne il significato e che si ha la possibilità di osservare a lungo, soffermandosi su ogni dettaglio. “Disneycide”, corre contro quel tempo, velocizzando tutto, facendo scorrere compulsivamente gli occhi tra un interrogativo e un altro, tra una visione e l’altra e lanciando addosso pezzi dell’enigma in maniera apparentemente casuale. Solo in conclusione, tutto si fa chiaro: l’atmosfera nauseante si trasforma, diventando una luce brillante, metafora del lume della ragione. Indietro è rimasta la scia di cadaveri e di chi non avrebbe compreso. Di fronte, la verità: la maledizione peggiore per chi sopravvive.
Riflettendoci, non poteva esserci davvero un finale migliore di quello ideato. Non c’è modo di scommettere o di fare congetture, perché quanto accade alla fine è talmente originale e imprevedibile da scalzare qualsiasi ipotesi.
Tre anni, sette volumi, dodici disegnatori e Andrea Cavaletto. Una fatica necessaria, una combinazione vincente, un prodotto che è stato molto apprezzato e che lascia il vuoto nel cuore di chi ha seguito tutto il percorso. Lo si evince soprattutto dalle parole commosse del creatore di Paranoid Boyd che, come era capitato con l’introduzione al volume 0, è riuscito di nuovo a colpirmi dentro con una conclusione carica di sentimenti profondi, degna di un artista che ama con sincerità la propria opera, come se fosse vivente.
So con certezza che, a fine lettura, io sia ancora più paranoica rispetto a prima. Ma anche in questo è bello sapere di non essere soli e di potere, in qualche modo, liberare insieme i propri demoni.

Segnalazione: “Il cacciatore di luci” di Ciro Ottieri, Silvia Bordon, Laura Cazzari, Franco Rocchetti

La segnalazione di oggi ha una valenza doppia: il progetto di cui “Il cacciatore di luci” fa parte si chiama Fondazione Robert Hollman e si occupa di supportare i bambini ciechi o ipovedenti e le loro famiglie.
Il libro è una raccolta di racconti che narra di bambini che soffrono di deficit visivi. Il ricavato delle vendite verrà devoluto a favore di tale progetto.
Di seguito le informazioni specifiche.
Autori: Ciro Ottieri, Silvia Bordon, Laura Cazzari, Franco Rocchetti
Data pubblicazione: 26/03/2018
Casa editrice: Wizards & Black Holes
Costo ebook: 1,99€ 
Costo libro cartaceo: 9,99€
Non per tutti la luce è luce e le ombre sono ombre. Per alcuni le ombre sono tutta la luce che possono godere. Alex, Leonardo, Olmo, sono solo 3 dei tanti protagonisti de “Il cacciatore di luci”. Loro, come tanti altri bambini, si muovono tra buio ed ombre illuminando il mondo con la loro splendida forza d’animo, la loro tenacia nel raggiungere a piccoli passi grandi mete. La loro volontà di non arrendersi mai di fronte alle tante difficoltà che la vita gli pone davanti a causa delle loro limitazioni visive. Ma come detto non per tutti la luce è luce e le ombre sono ombre. Questi piccoli eroi infatti portano luce nelle loro famiglie e in tutti coloro che hanno il privilegio di conoscerli. Un giorno però decidono di andare oltre le

loro disabilità e di tentare di capire cosa ci fosse dietro il tanto discusso mito “della caverna delle maree”.

Si perché pareva che in questo posto quasi magico avvenissero cose misteriose, irresistibili per tre vispi bambini. Partiti alla volta della “Caverna” affronteranno un’avventura incredibile.
Dietro questo racconto si incastona la storia del figlio di uno dei tre, che sarebbe diventato da grande, un cacciatore di luci. Ma cosa significa essere un cacciatore di luci? Solo la fantasia di un bambino che lo spiega al proprio papà davanti ad un tramonto meraviglioso, risponderà a questa domanda. Questo renderà sicuramente piacevole ed avvincente la lettura.

Recensione: “Il profumo del mosto e dei ricordi” di Alessia Coppola

« Non puoi sapere quanto delicato sia l’universo che ciascuno tiene segreto, finché non lo infrangi e qualcosa lì dentro si rompe. »

La famiglia ci ricorda che da qualche parte nel mondo hanno sede le nostre radici. Lontane o vicine che siano, queste sono legate a filo doppio alla nostra anima, anche quando si tenta di scappare o di rinnegare il passato. Nel bene e nel male, questa è una certezza.
Lavinia credeva di sapere tutto di sé, fino a quando viene a conoscenza dell’esistenza del nonno attraverso la lettura del telegramma che ne annuncia la morte. Ancora una volta, si trova a dover fare i conti con Bianca, la perfetta, fredda e scostante madre che di nuovo le ha riempito la testa di bugie. Eppure, la giovane non può fare a meno di notare il tormento in quegli occhi identici ai suoi: un mistero si nasconde dietro la fuga della donna, qualcosa di inevitabile ma da dimenticare assolutamente. Bianca si rifiuta di avere a che fare con tutto questo, tanto da spingere la figlia ad occuparsi dell’eredità del nonno al suo posto.
Così, Lavinia parte per il Salento, destinazione Masseria Rosa Bianca. Un luogo sperduto e decadente, così diverso dall’amata Firenze, è pronta ad accoglierla con un calore umano da fare invidia al sole estivo. Tutti, lì, la conoscono, come se l’avessero vista crescere e l’avessero amata ogni giorno della sua vita. 
Decisa a chiudere la faccenda annunciando la vendita del posto, Lavinia rimane però spiazzata dai sentimenti che Rosa Bianca inizia a suscitarle, fino a mettere in discussione le proprie origini e le proprie decisioni.
Leggere un libro è un po’ come entrare nella vita di un’altra persona. La storia di Lavinia è travolgente ed emozionante oltre ogni limite, invade la mente di brividi intensi che poi si irradiano in tutto il corpo. È stato impossibile staccarsi dalle pagine, perché vitale era il desiderio di proseguire. Tutto questo è stato fattibile grazie al talento di Alessia Coppola, che ancora una volta ha saputo toccare le corde giuste, trasformando una trama apparentemente semplice in qualcosa di originale e intenso.
I suoni della natura, l’odore del fieno e degli animali, la sensazione del vino che scorre in gola. Tutto appare nitido, come se anche chi legge fosse lì, a contatto con la realtà rurale della vigna. Non è una cosa da poco, riuscire ad avere un’esperienza così immersiva attraverso le parole di un’altra persona.
Ogni personaggio in cui la protagonista si imbatte, infonde non solo nella sua anima, ma in quella del lettore stesso, una nuova consapevolezza, dettata da parole piene di saggezza, sincerità e amore. Chiunque, in un momento difficile della propria vita, vorrebbe sentirsi dire determinate frasi. La Rosa Bianca rappresenta il focolare a cui tornare per trovare la pace, per cercare le risposte, per vivere davvero la vita.
I rapporti che legano le persone coinvolte subiscono un inevitabile cambiamento. Spesso è proprio la paura di spezzare lo status quo che blocca le giornate. Il tempo scorre per inerzia, senza che qualcosa succeda davvero. I conti in sospeso si ammassano su sé stessi fino a creare una montagna, che rimane insormontabile fino a che non si trova il coraggio di tornare sui propri passi e dare a tutto una smossa. Ciò che lega Lavinia a Bianca, ma anche ciò che le lega entrambe a nonno Umberto, è qualcosa che sussurra tra le immagini dei ricordi, fino a far sentire la propria voce, urlando la verità e chiarendo i dissapori che rendevano complessi quei rapporti che solo l’amore può sciogliere.
Gli errori commessi hanno un peso consistente per tutta la vicenda: non possono essere annullati, ma accettandoli possono essere superati.
Lavinia ama la lettura e vive per l’arte, si incanta ad osservare la pioggia da dietro la finestra di casa, accarezzando il suo gatto e bevendo una tazza di tè. Ma dietro questo velo spensierato e un po’ romantico, si cela la paura di lasciarsi andare, di “perdere il controllo”, come le dice spesso Alessandro, che in punta di piedi entra nella sua vita per mostrarle la bellezza che un rudere decadente può offrire. La stessa bellezza che lui vede in lei.
I sentimenti sono importanti, di questo ci si dimentica sempre più di frequente. Troppo impegnati nel calcolare la mossa giusta, nell’evitare rischi e raggiungere ciò che conviene senza pensare a ciò che si desidera.
Per fortuna, la meraviglia della vita è tale perché avviene sempre qualcosa di magico: in modi a noi sconosciuti il “destino” interviene, contribuendo a far andare ogni tessera del puzzle al proprio posto. Solo allora, i ricordi riaffiorano, invadendo totalmente l’anima. La felicità bramata, infine, giunge. Accompagnata dal profumo inebriante del mosto d’uva appena colta.

Review Party: Recensione di “Red Sparrow” di Jason Matthews

« Guardò il soffitto ma il cielo era spento. Dov’erano finite le stelle? Ciò che vide fu un angelo sterminatore. All’inizio fu solo un riflesso sfocato sui pannelli di vetro. Poi il riflesso divenne un’ombra che calò leggera sul letto sfiorando ogni specchio come mercurio nero, riflessa mille volte. »

Russia e America sono state protagoniste di diverse operazioni di spionaggio, specie in eventi che sono letteralmente entrati a far parte della storia mondiale. Eppure, anche dopo la Guerra Fredda, è tanto palese la tensione che ancora esiste quanto le operazioni che, in segreto, vengono attualmente portate avanti. Probabilmente, nessuno saprà cosa si nasconde dietro alle grandi potenze.
Dominika e Nate sono spie addestrate che operano su fronti opposti: competono, si sfidano, ma al contempo si attraggono in più occasioni. Entrambi professionisti, entrambi reduci da esperienze che li hanno segnati nel profondo e condotti verso una vita di segreti, manipolazioni e pericoli.
Fredda ma focosa, calcolatrice ma impulsiva, Dominika sopprime un sogno infranto per far posto ai “giochi” dello zio, rimanendo incastrata in qualcosa impossibile da gestire. In questo, la donna sfrutta il dono che l’accompagna fin da bambina per avere successo nelle missioni, affermandosi nel suo settore e facendosi temere dai più. Diventa così una Sparrow, all’inseguimento di un uomo che altro non deve essere, se non l’acerrimo nemico da abbattere. 
Ma come in ogni situazione, i ruoli possono invertirsi e chi manipola può divenire il manipolato. Il rapporto tra Nate e Dominika si basa sulla conoscenza, sullo studiarsi lentamente, imparare dal comportamento dell’altro. Le certezze della donna si incrinano, la concentrazione dell’uomo sembra annebbiarsi. 
Nell’arte della macchinazione c’è solo un difetto: l’essere umano non agisce come una macchina. I sentimenti nascosti emergono, per infastidire e per far osservare la situazione da un punto di vista differente. Anche quando in ballo ci sono i rapporti internazionali, nulla può andare alla perfezione. Il rischio è sempre dietro l’angolo, maligno, per smuovere gli equilibri precari e per creare nuovi eventi che, come in passato, possono creare la storia del futuro.
Ciò che tiene incollato alle pagine, nonostante una narrazione lenta ma dettagliata, è comprendere fin dove l’autore vuole spingersi: da esperto quale è, Matthews ha scritto una storia realistica ed originale, che dà un nuovo contributo al genere delle spy stories, delineando una porzione di mondo più simile a quella che potrebbe essere effettivamente. Ogni dettaglio, analizzato, è essenziale per comprendere il comportamento di Nate e Dominika e avere lo strumento giusto per seguirli dall’inizio alla fine. Si percepisce il divertimento dello scrittore nel muovere i personaggi come burattini sotto il suo controllo, portandoli a tradire, allearsi, soffrire e provare sollievo. Il lettore rimane disorientato, non può prevedere i fatti che accadranno finché questi non si palesano. Ciò che i protagonisti devono affrontare è un mistero, l’esito è possibile conoscerlo solo andando avanti, fino all’ultimo capitolo.
“Red Sparrow” è un libro ben riuscito, che spero possa sorprendermi anche trasposto sul grande schermo.

Review Tour: Recensione di “Osservatore Oscuro” di Barbara Baraldi

« “Lei mi sembra una brava persona. Non come certa gente, che non ha alcun rispetto per coloro che riposano tra queste mura. Ma si ricordi, ci sono diversi tipi di angeli, e alcuni non hanno niente di celestiale.” Una breve pausa. “È l’angelo della morte, quello che troverà laggiù.” »

Non sempre le cose vanno come vorremmo.
Questo è ciò che si ripete Aurora: non ha chiesto lei di avere quel proiettile piantato nella testa, né tanto meno di assistere alla danza tra la vita e la morte. Desidera solo pace ed equilibrio, in Sparvara sperava di trovare tutto questo e molto altro. Ma il suo lavoro, ciò che la qualifica, sembra essere diventata una maledizione. L’incubo del Lupo Cattivo era soltanto l’inizio, ma in quella notte di quattro mesi dopo, al cimitero di Certosa, i mostri ricominciano a sussurrare, viscidi, agli angoli della sua mente. Non se ne sono mai andati e mai andranno via davvero. 
Nei propri occhi, Aurora stampa l’immagine del proprio riflesso, scritto a caratteri indelebili sul ventre della vittima per cui è stata chiamata ad indagare. I suoi colleghi la osservano, tra la pietà, lo sgomento e il sospetto. La mente umana è labile, tanto da trasformare la fiducia in colpevolezza: la donna, che non sa interpretare la sua, di mente, inizia una battaglia diretta contro le accuse ingiuste, mentre c’è chi la osserva nell’ombra e che si diverte nel vederla incastrata in eventi architettati in maniera sopraffina, solo per lei. Per vederla cadere nel buio, ancora. 
Il lettore è esso stesso un osservatore oscuro, che dall’alto segue Aurora in questa nuova indagine. Nessuno sa dove gli eventi porteranno e a quali scoperte gli occhi saranno costretti ad assistere. Eppure, non c’è repulsione, ma un desiderio primordiale di proseguire la lettura. Perdersi nell’imprevedibilità ha un lato affascinante, specie quando si ha la sicurezza che c’è una logica e un piano dettagliato su cui tutto si basa. Non serve comprendere questo, ma lasciare che i pezzi affiorino sulla superficie della mente e il quadro si completi all’ultimo, senza avviso, stampandosi nella realtà prima ancora che ci si possa rendere conto.
“Aurora nel buio” e “Osservatore oscuro” sono opere che incutono timore, sia per l’atmosfera thriller che per la mole di pagine da cui sono composti. Barbara Baraldi, però, si dimostra ancora una volta un’abile tessitrice di storie, porgendo la propria immaginazione al servizio di tutti senza lasciare delusione o affaticamento, ma vittime soddisfatte di aver intrapreso avventure tanto coinvolgenti  e dinamiche quanto cupe e drammatiche.
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