Cover Reveal: “La cacciatrice di zombie” di Angela P. Fassio

Buon lunedì! Con il Cover Reveal di oggi vi presento un libro che sono sinceramente curiosa di leggere. Si tratta di “La cacciatrice di zombie” di Angela P. Fassio. 
Potete trovarlo su Amazon, a questo link.
TRAMA

Lincoln Creek, una piccola città nel nord degli Stati Uniti d’America.

La vita di Isabella è serena, simile a quella di tanti altri ragazzi della sua età.
Vive in un piccolo cottage col padre, ricercatore scientifico, dopo che la madre, a seguito del divorzio, si è trasferita in California col nuovo compagno.
Isabella frequenta l’ultimo anno delle superiori, ha molti amici, un ragazzo di cui è innamorata, e tanti progetti per il futuro.
Tuttavia, la notte di Halloween, durante una festa in maschera a cui partecipano Bella e i suoi amici, dopo una seduta spiritica in cui viene dato un sibillino avvertimento, cominciano ad accadere eventi insoliti e misteriosi delitti che imprimono una svolta imprevista e drammatica alla tranquilla esistenza della piccola città.
Colpita nei suoi affetti più cari, Bella deve affrontare inquietanti rivelazioni, combattere l’invasione degli zombie armata di tutto il suo coraggio e difendersi da nemici spietati che vogliono carpire il segreto da lei custodito…
La cacciatrice di zombie si allaccia idealmente ai precedenti romanzi, disponibili in eBook, Progetto Genesis: Post Mortem e Progetto Genesis: Protocollo Spectrum, per i comuni elementi: gli zombie e le manipolazioni genetiche, ma è una storia sostanzialmente indipendente. In occasione dell’uscita de La cacciatrice di zombie, il 28 agosto sarà possibile scaricare una copia gratuita di Progetto Genesis: Post Mortem dai principali store online.

Visione: “Death Note”, la recensione del film targato Netflix


« Il karma è una puttana. »

Mettiamo subito le mani avanti: se volete conoscere la vera storia di “Death Note” recuperatevi l’anime oppure il manga. Perché se pensate di guardare questo film convinti che possa darvi un motivo per informarvi maggiormente sull’opera originale siete totalmente fuori strada.
Il film diretto da Adam Wingard non ha bisogno di una vera presentazione: il giovane Light Yagami (occidentalizzato in Light Turner) entra in possesso del maledetto quaderno della morte, arma con cui inizia ad uccidere i criminali per ripulire il mondo dal marcio umano. Potete vedere il trailer nel mio precedente post a riguardo. 
Ricordo ancora con rammarico il briciolo di speranze che avevo nutrito per questa pellicola: probabilmente sono stata l’unica persona, senza considerare chi, per il film, ci ha lavorato. 
Dirò di più: mi sono sforzata di andare oltre la prima scena che già aveva iniziato a farmi venire il raccapriccio.
Trovarsi di fronte ad un Light impulsivo e attaccabrighe anziché taciturno, riflessivo e calcolatore mi ha sinceramente spiazzato, così come lo sconvolgimento di tutti gli altri personaggi. Ma ho comunque deciso di assecondare il cambiamento, mettendomi nell’ottica di una trasposizione occidentale di un’opera che ha origine da una mentalità orientale. Questo è necessario sottolinearlo: la riflessione che sorge spontanea riguarda l’interpretazione di una stessa situazione calata in un determinato contesto (e cultura) piuttosto che in un altro. Un tassello che poteva essere sinceramente interessante da vedere, ma che si rompe ancor prima di svilupparsi.
Così, Light incarna lo stereotipo del giovane americano allo sbando, pronto a fare sciocchezze per attirare l’attenzione della fidanzata di turno. Non si tratta di giustizia né di eroismo: l’eccitazione e il divertimento di sentirsi potente con e per la propria ragazza la fa da padrone.
Il risultato? Una storia thriller con un potenziale enorme che viene trasformata in uno scadente teen drama dalle pessime e inappropriate canzoni di sottofondo.
Non è possibile empatizzare con la complicità tra Light e Misa/Mia, perché risulta finta ed eccessivamente melodrammatica, nonostante l’interpretazione di Margaret Qualley sia di poco sopra a quella di Nat Wolff. Il nonsense, purtroppo, raggiunge anche L, forse il personaggio più emblematico e amato dai fan. Se inizialmente la recitazione di Keith Stanfield sembri funzionare, rivelando alcuni elementi tipici dell’originale, scade vertiginosamente (a causa della sceneggiatura, non dell’uomo) nell’ultima mezz’ora di film, in cui si lancia in ridicole scene d’azione ed inseguimento spinto dal puro senso di vendetta. Questo comportamento non solo è diverso da quello del vero L, ma è addirittura incoerente con la rappresentazione del personaggio dello stesso film: la filippica sull’addestramento per diventare il detective migliore del mondo fin dalla tenera età ne è la lampante prova.
Purtroppo non scampa al disastro nemmeno lo shinigami Ryuk, interpretato dal meraviglioso Willem Dafoe, che probabilmente si sarà fatto una sana risata per poter stare allo scherzo in cui, forse per errore, è stato coinvolto. Il continuo mantenere il personaggio in penombra o fuori fuoco, come a non volerlo mostrare davvero al pubblico, ha reso irritante ogni sua apparizione, tanto da farmi preferire la computer grafica del Ryuk dei film orientali.
Per il poco in cui compare, Dafoe rimane il talentuoso attore che tutti conosciamo, riuscendo senza alcuno sforzo a fare il proprio lavoro, con professionalità e impegno.
Ancora una volta siamo di fronte ad un prodotto con una grande capacità ridicolmente sprecata, in cui gli elementi chiave dell’opera giapponese vengono solo accennati e riutilizzati a piacimento del regista senza seguire una logica, smorzando la tensione e arrivando ad annoiare lo spettatore.
Non sono in grado di mettermi con lucidità nei panni di chi l’opera originale non la conosce, sarei quindi curiosa di avere un parere da parte di chi non sa nulla sull’argomento.
La speranza iniziale si è trasformata in amarezza che, per mia fortuna, scivolerà via molto presto.

Quale piacevole fatica s’insinua nella scrittura

Anche per quest’anno, il caldo e l’influenza estiva sono riusciti a mettermi al tappeto. 
Il peggio è che, dopo un mese di spensieratezza, torno a passare le mie giornate in solitudine. Una quotidianità che mi sta stretta, anche se periodicamente sento l’irrefrenabile voglia di chiudere tutto il resto all’esterno. Il silenzio diventa assordante: affolla la mia mente tormentandola, senza riuscire a placare il terrore del tempo che scorre e la marea dei desideri inespressi che mi consuma ancor prima dell’inizio.
All’apparenza, non vedo alcun rifugio.
Nemmeno nella scrittura, né tanto meno nella lettura.
Capisaldi di una vita, che negli ultimi anni hanno insinuato il dubbio molto più della gratificazione. Ciò accade perché c’è una mancanza in questo piacere: il riscontro a lungo agognato.
Capita quando si vuole trasformare la passione in qualcosa di più: le pulsioni sono semplici e potenti, ma sul lungo periodo possono non bastare. Presto è necessario “buttare il sangue”, colpire il muro con la testa più e più volte e poi piangere di fronte all’abbagliante bianco di una pagina vuota.
Anche solo metaforicamente parlando.
Così è, anche per i migliori.
Scrivere chiama l’amore. L’amore accompagna l’ispirazione.
Continui a ripetere il solito mantra: “Make a good art”. Fai buona arte, fai buona arte.
L’incomprensione dei molti diventa, così, una sfida personale.
Ma prima o poi si cade nella spirale dello sfinimento; il non sentirsi mai abbastanza per la meta. Sembra quasi di toccare il fondo, ma in realtà non si sente mai la fine sotto i piedi. E si cade, ancora. Si cade, nonostante l’impegno. Si cade, nel silenzio.
Sarebbe meglio perdersi o cadere?
In entrambi i casi, alla fine, nell’esatto punto in cui manca l’energia e il buon proposito, trovo sempre lo strumento per rialzarmi. Osservo il cielo da un’altra prospettiva e respiro l’aria da un posto diverso. Chiudo gli occhi, sto in silenzio e ascolto.
A quel punto, qualcosa cambia.
Non sento il bisogno del sonno, o delle distrazioni, ma di trasformare il mio mondo buio in un dono.
Allontano quel luogo di sconforto, sapendo che tra me e lui non potrà mai esserci un addio. 
I social la chiamano “relazione complicata”.
Così, parte tutto come se fosse un gioco.
Il tempo continua a scorrere, ma non è più perso. I desideri giungono ai lati della mente come una baraonda, ma cortesi si presentano e si propongono.
Sospiro, riordino, appunto.
Viaggio, stando ferma.
La meta? Incerta, come ogni volta.
La lettura? Aiutante insostituibile.
La scrittura? Il culmine della stimolazione della mente. Un punto lontano, faticoso da raggiungere, che spesso viene mancato. Ma quando si trova, ci si ricorda del piacere unico che sa infondere.
E non è come una pagina bianca: non si può tradire, non si può dimenticare.
Lei non tradisce, lei non dimentica.
Accompagna nel mezzo del cammin delle proprie idee.
Fino alla prossima volta in cui il buio tornerà a bussare.

Blog Tour: Recensione di “Il libro dell’estate” di Michelle Gable


« Ogni volta che inizio a spaventarmi per i cambiamenti, ricordo a me stessa che tra un anno esatto saremo di nuovo a Cliff House. Mamma e papà, i miei fratelli, Sam e io, con (si spera) Sam junior già in cantiere. Le estati, per lo meno, non cambieranno mai. Potrebbe esserci solo qualche altra persona a farci compagnia, se Dio vuole. »

Benvenuti nella terza tappa del Blog Tour dedicato a “Il libro dell’estate” di Michelle Gable. Seguite tutte le tappe e rimanete in compagnia dei nostri blog fino alla fine:


Sono davvero felice di parlarvi di “Il libro dell’estate” di Michelle Gable, un romanzo che ha saputo farmi riscoprire il valore dei legami affettivi e dei ricordi felici.
Su una scogliera a Sconset, a pochi passi dal faro di Sankaty Head, sorge fiera e maestosa la villa Cliff House, appartenente alla famiglia Codman da generazioni. 
Bess, in piena fase di divorzio, torna dopo anni in quella vecchia dimora, in cui vive la madre Cissy. Il suo compito è quello di convincere la donna a traslocare il prima possibile da quel luogo, ormai vecchio e corroso, destinato a crollare in fondo all’oceano. Cissy, testarda e determinata, ha tutta l’intenzione di non cedere: abbandonare Cliff House sarebbe come abbandonare tutti i ricordi che la casa contiene. 
È qui che Bess si trova a sfogliare “Il libro dell’estate”, un diario custodito dalla nonna Ruby in cui sono contenuti tutti i ricordi che i villeggianti hanno voluto lasciare nelle proprie vacanze lì. L’amore e la speranza scaturite da quelle parole scaldano il cuore della giovane che, affascinata dalla vista spettacolare che Cliff House può offrire, decide di supportare Cis nella sua lotta contro la demolizione naturale.
L’ambientazione suggestiva del Siasconset colpisce come una brezza marina in piena estate. Non si può rimanere indifferenti di fronte alla forza femminile descritta in questo libro: nonostante avrei preferito un maggiore approfondimento dei personaggi, Cissy, Bess e anche Ruby sanno infondere nel lettore una notevole carica positiva. Le storie racchiuse nel Libro dell’estate sono fondamentali per comprendere il rapporto generazionale della famiglia Codman con Cliff House, che rimane impressa nelle esperienze di chi lì ci ha vissuto anche solo un giorno.
Adoro quando nei libri si parla di ricordi: leggendo del Libro, mi è tornato alla mente quando da piccola scrivevo delle mie giornate all’interno di un diario. Sul momento non ci si pensa, ma quando si diventa adulti sarebbe meglio essere capaci di soffermarsi sulle piccole cose e metterle nero su bianco: quando si è presi dallo sconforto, può essere utile rileggere di noi stessi nel passato, per ritornare sui propri passi.
La fluidità con cui Michelle Gable ha scritto il libro dà come risultato una lettura semplice, priva di particolari colpi di scena ma con un finale ricco di significato.

Blitz Release: “Black Rose” di Sagara Lux

Dopo il Cover Reveal di inizio luglio, torno a parlarvi della serie “The Darkest Night” di Sagara Lux. Oggi, oltre alla cover e alla trama, vi lascio l’anteprima del primo capitolo e il form da compilare per partecipare al giveaway per vincere una copia cartacea del libro! Buona lettura.

Titolo: Black Rose
Autore: Sagara Lux
Serie: The darkest night
Genere: Dark-Romance
Data di pubblicazione: Luglio 2017

TRAMA

Mai desiderare quel che potrebbe distruggerti.

Lilian Leroy non ha mai desiderato di svegliarsi in una stanza non sua, in compagnia di un uomo completamente nudo che non ricorda nemmeno di avere incontrato. Non ha mai desiderato di finire coinvolta nei giochi di potere che legano suo padre a un misterioso uomo venuto dalla Russia.
Ma ha desiderato lui, Sergej.
Dal primo momento in cui lo ha visto.

Sergej non ha mai desiderato nulla per sé. Ha sempre e soltanto eseguito gli ordini, almeno finché non gli è stato chiesto di fare l’unica cosa che non avrebbe mai voluto: distruggere qualcuno.
Distruggere lei.

Tre uomini. Due donne. Una notte.
La più oscura di sempre. Quella che cambierà le loro vite.

L’AUTORE

Sagara Lux crede nelle seconde occasioni, benché la vita non gliene abbia mai concesse.
Non ama parlare di sé, ma ama scrivere e dare a vita a personaggi capaci di colpire stomaco e cuore insieme.

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