Recensione: “Doomboy” di Tony Sandoval


« Alla fine non l’ho mai incontrato, non ho mai avuto l’opportunità di ringraziarlo per tutta l’ispirazione che mi ha dato. Mantiene la sua aura di mistero. E nessuno sa dove sia adesso, o che cosa faccia. »


D ama la musica, desidererebbe diventare una leggenda. 
Poi Anny muore e in lui si crea un vuoto incolmabile, pieno di dolore. Una voragine interiore che buca letteralmente lo stomaco svuota la sua vita, lasciandolo senza scopo alcuno e incapace di andare avanti. 
Tutto si fa buio, se non per un barlume dato dalla sua chitarra e le stelle che solcano il cielo. Da qui inizia la sua ricerca di un suono, “Il suono più bello di tutta la sua vita”, nella speranza di poter incontrare di nuovo il suo primo amore e chiederle perdono.
Così nasce “Doom Boy”, icona fantasma di tutti gli adolescenti. Nessuno sa chi sia in realtà, da dove trasmetta, come faccia a suonare una musica così ispiratrice. Ma diventa subito leggenda, il chitarrista misterioso di una radio pirata.
Chi avrà la fortuna di ascoltare e saper ascoltare quello che ha da dire farà un viaggio con lui, attraverso emozioni intense, creature del mare e battaglie tra dei.
Tony Sandoval sa ancora una volta trasportare il lettore attraverso una storia toccante e crudele, dai toni delicati e netti al tempo stesso.

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