Recensione: “The Kaiju Preservation Society. Gli ultimi di una razza” di John Scalzi

Per scacciare l’ombra oscura che si è abbattuta sul mondo con il Covid-19, John Scalzi ha scritto un romanzo intrigante e divertente, in grado di parlare della pandemia e di intrattenere il suo pubblico. Ci troviamo a New York e Jamie Gray sopravvive consegnando cibo d’asporto. Un lavoro estenuante che però lo porta un giorno alla casa di Tom, un suo vecchio amico che gli propone un lavoro per un’organizzazione segreta che preserva i diritti degli animali.

In un momento storico in cui è impossibile uscire di casa per svagarsi, come non cogliere la palla al balzo? S’imbatte così in una situazione fuori dal comune, non solo su un’altra versione della Terra ma in compagnia di Kaiju che la popolano liberamente. Ha inizio così la sua collaborazione con una società che ha come missione quella di preservare l’incolumità di queste particolari creature.

Questo è un libro che non va preso sul serio: John Scalzi è il primo a non prendersi sul serio! Pagina dopo pagina assistiamo a una vicenda folle, quasi al limite del no-sense, a contatto con una realtà alternativa bizzarra e interessante. Jamie finisce per essere uno di noi: uno scappato di casa entusiasta di una situazione surreale.

“The Kaiju Preservation Society” è un romanzo liberatorio. Si adatta a ogni occasione e soprattutto si fa ricordare. Conoscevo di fama John Scalzi ma, disonore su di me, è la prima volta che leggo un suo scritto. Come ho fatto ad attendere tanto a lungo?

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