Amo, dei libri che leggo, l’emozione travolgente che nasce, cresce e mi accompagna anche successivamente alla lettura. Questo mi fa capire se davvero un’opera è meritevole e quanto sia in mio dovere diffonderne la bellezza.
Grazie alla Mondadori, oggi vi parlo in anteprima di “La Quinta Stagione” di N. K. Jemisin, vincitrice di tre Premi Hugo, ovvero il riconoscimento letterario più importante per i romanzi fantasy e fantascientifici.
In particolare, questo articolo tratta un approfondimento sull’ambientazione in cui la storia è calata. La mia recensione uscirà nella giornata di domani.
La Jemisin crea sulla carta un mondo apocalittico, chiamato l’Immoto, colpito ormai da tempo immemore da ogni genere di cataclisma. Tante sono le sue caratteristiche, così come i nomi che l’hanno definito in precedenza. Si presenta come un’unica vasta terra, che nei secoli era divisa e che divisa potrebbe ben presto ritornare. È di fatto un continente devastato a causa delle inondazioni, delle scosse di terremoto ed eruzioni vulcaniche subite. Non solo l’umanità ne è ferita, ma anche l’ambiente soffre e tenta di sopravvivere, evitando il più possibile il momento in cui collasserà su se stesso.
Ad ogni disastro climatico viene dichiarata una nuova Stagione, contraddistinta dalla piaga, in un certo senso biblica, abbattutasi in quel momento: freddo, buio, carestia e molto altro.
L’umanità vive in perenne stato di precarietà, perché dopo un evento climatico distruttivo deve spostarsi, muoversi da un luogo che non c’è più e ricominciare tutto da capo. Conseguentemente elementi come la ricchezza economica o l’abbondanza di risorse sono ormai un ricordo molto lontano da questo presente, in cui vige la convinzione di una terra avversa alla vita. Non esiste più l’attaccamento affettivo a ciò che sta intorno perché la propria piccola città, la “com”, potrebbe scomparire da un momento all’altro. Non c’è tempo da perdere in futilità, se non al pensare ad un nuovo riparo.
La memoria del passato è simboleggiata dall’architettura particolare che si distingue dagli agglomerati dei sopravvissuti. Le strutture antiche, così come quei misteriosi obelischi che fluttuano nel cielo, sono tanto affascinanti quanto prova di una realtà che non aveva come obiettivo il resistere al pericolo costante di morire, perché quel pericolo ancora non esisteva. Soprattutto, ricordano ai popoli il vero fallimento dell’umanità: non avercela fatta nel momento in cui il primo disastro si è abbattuto. Le civiltà antiche non avevano nulla da temere, in apparenza, ma quando è stato il momento di reagire sono state irreversibilmente spazzate via. È una situazione quasi ironica, pensare che chi aveva maggiori risorse non aveva le capacità per limitare la furia dell’ambiente. Perché è proprio l’uomo ad aver scatenato quella furia primordiale e più potente di qualsiasi tecnologia e avanzamento.
In mezzo ad un agglomerato di città stanziato sulla fascia equatoriale ne spicca una in particolare: Yumenes, sopravvissuta a ben sette Stagioni e che detiene quindi il diritto a proclamarsi la capitale dell’Impero. Ha potere e controllo su tutti, soprattutto sugli orogeni: coloro che hanno sviluppato la capacità di controllare la forza distruttiva delle catastrofi e che vengono quindi inviati nel continente per sfruttare questo loro potere. Sono però persone che non hanno quel prestigio che noi potremmo dare per scontato. Al contrario, dato che dalla loro abilità deriva soprattutto la responsabilità di non causare senza volerlo il disastro anziché contenerlo, sono di fatto degli emarginati, i “diversi”, reietti da odiare ed evitare. Per dare una parvenza di controllo, Yumenes addestra nel suo Fulcro i dotati, per prepararli a ciò che è loro dovere fare per il bene dell’umanità.
L’apocalisse è imprevedibile, così come le conseguenze che ne derivano. Mai ci si potrebbe immaginare che da una catastrofe possano nascere delle creature sovrannaturali, con capacità quali l’orogenia, ma dagli intenti assolutamente avvolti nel mistero.
Mi piacerebbe poter dire molto altro su questa incredibile opera, ma dovrete aspettare le tappe che seguono la mia, ospitate da altre colleghe blogger. Di seguito, il calendario.
Interessantissima disamina sull'ambientazione 🙂 Penso che già solo questo dia curiosità al lettore.
Wow, tappa splendida, i miei complimenti!
Hai fatto un'analisi minuziosa e attenta dell'ambientazione, rendendo al contempo il tutto estremamente interessante. Concordo con Emanuela, già solo questa prima tappa incuriosisce tantissimo e fa venire una voglia matta di leggere il libro.
Grazie! ^-^