Lo scorso 14 marzo ho avuto l’onore di poter partecipare a un evento online con protagonista Luca Bianchini, scrittore italiano di ventennale esperienza e autore del libro “Le mogli hanno sempre ragione”. Si tratta di un romanzo giallo che fa tornare i suoi lettori a Polignano, luogo suggestivo della sua serie cominciata con “Io che amo solo te” nel 2013. Luca Bianchini si è dimostrato una persona estremamente alla mano, che con garbo e divertimento ci ha intrattenuto con aneddoti e curiosità davvero molto interessanti.
The Mad Otter ha presenziato in rappresentanza dell’evento promozionale che si svolge in questa settimana. Ecco, di seguito, il risultato dell’incontro con le nostre domande:
Con “Le mogli hanno sempre ragione” ha unito le tinte rosa dei precedenti romanzi a quelle gialle dei migliori classici del genere, senza mai dimenticare quel tocco di rosso peperoncino che ci ricorda l’amata Polignano. Come è venuta in mente l’idea per questo specifico romanzo?
Il libro è stato dettato da una necessità legata alla pandemia, un momento in cui la realtà è stata deprimente e io volevo scrivere di ironia, ma non riuscivo a partire. Quando scrivo ascolto il mio corpo e volevo fare ironia su qualcosa che non ha nulla di ironico, come il panico di questi anni generato da uno starnuto. Ho pensato che dovevo fare un salto di genere, che mi permettesse di fare un viaggio allontanandomi da casa mia liberamente. Avevo due strade: il romanzo storico (che non escludo di scrivere, un giorno) oppure quello giallo. Il giallo è nato come una sfida, osservando gli altri scrittori che inventano il proprio commissario e vanno avanti per anni. Non leggo tanti gialli, leggo molta più commedia, quindi ho fatto delle ricerche e ho trovato un saggio molto semplice che mi ha fatto da guida con i primi passi. È importante sapere subito chi è la vittima, chi è il colpevole e qual è il movente. Ho scelto il mondo dei polignanesi per agevolarmi – conoscendo già l’ambientazione e non potendo viaggiare per studiare altri posti – e permettermi di raccontare qualcosa di nuovo. Ho scelto la vittima e poi mi sono fatto aiutare da un amico carabiniere per capire quali fossero le dinamiche specifiche di un’indagine. Sono un amante della commedia e quindi ho cercato, nonostante si parli di una morte vera, di usare i miei toni tipici. Motivo per cui l’arma del delitto è l’angioletto della Thun, non un coltello. Non sono un grande amante della morte.
Facendo riferimento ad Agatha Christie (anche citata all’inizio del romanzo) e alla sua squadra di commissari, c’è possibilità di una serie vera e propria (o magari di un altro film?) dedicata al commissario Clemente?
Sono tutti elementi a cui penso dopo, a volte penso al successo che i film dei miei libri hanno avuto e mi viene da pensare che ora come ora sarebbe più fattibile una serie tv. Innanzitutto la cosa più importante per me è che il lettore si ritrovi nel romanzo su cui io ho il controllo, perché il film più bello se lo fa in testa chi legge e apprezza quanto scritto. La sceneggiatura cinematografica obbliga a ridurre tutto all’osso. Non lo escludo, potrei farlo. Ma se devo scrivere di un’altra indagine voglio che sia in un altro mondo, magari andiamo a Castellana. Non voglio dipendere dal pubblico, ma ascolto molto i loro apprezzamenti, quindi tutto può essere. Al momento però ho in mente un’altra storia, più malinconica.
Come affronta Luca Bianchini le critiche? I timori della pubblicazione sono presenti oppure è tranquillo comunque vada?
Io non sono mai tranquillo e con il tempo peggioro. Se un libro non va come sperato mi dispiace per tutte le persone che, oltre a me, ci hanno lavorato. Mi dispiace più per loro, mi dispiace deluderle. Personalmente mi so abbastanza valutare e non sono una persona che va a cercare le critiche su internet. Non all’inizio, almeno, perché all’inizio hai sempre bisogno di conforto, quindi cerco di evitare le cose che so che possono farmi stare male. Però le critiche, in generale, ben vengano. Io non vengo considerato un autore letterario perché sono molto vicino al mondo pop, partecipo a programmi televisivi e mi capita di fotografarmi in compagnia di qualche cantante. Non ho l’immagine, per esempio, di Alessandro Piperno, che io stimo molto. Patisco non essere considerato letterario, nonostante abbia la stima di diversi amici nel settore. La critica è più il silenzio che la critica vera e propria.
Qualche appuntamento futuro?
Dovrei essere ospite al Salone del Libro di Torino o il giovedì o il venerdì allo stand Mondadori per un firmacopie. Il 22 Marzo sarò a Milano alla Feltrinelli di Piazza Piemonte per un incontro con Filippo Solibello e Chiara Galiazzo. Quindi, se tutto va bene, dovrei essere presente anche a Torino. Bisogna sempre andare da chi ci vuole bene, in generale.
Un ringraziamento immenso a Luca Bianchini e Anna da Re dell’ufficio stampa di Mondadori per questa esperienza unica e incredibile. Un grosso in bocca al lupo per questo nuovo romanzo, che siamo certi conquisterà tutti. Voi, intanto, non perdete le prossime tappe di questo Blog Tour!