La vita della piccola Mary viene attraversata a dieci anni da un evento tragico e sconvolgente: la morte dei genitori a causa del colera. Per questo, la bambina è costretta a trasferirsi nella casa del signor Craven, suo zio e unico parente rimastole. Il racconto di un giardino segreto, dimenticato da tutti, la porta a liberarsi dalla tristezza e dalla noia per andare alla sua ricerca, scoprendo un mondo meraviglioso racchiuso dietro una vecchia chiave d’argento.
Il romanzo della Burnett mi riporta automaticamente alla mia infanzia, a quando per la prima volta ho avuto a che fare con quest’opera, che per me è un simbolo di storia scritta che fa da ponte tra le letture più infantili e quelle che cominciano a portare verso la maturità. Le descrizioni dei giardini in fiore della proprietà di Craven lasciano senza fiato per la cura del dettaglio: si rimane a bocca aperta e con gli occhi pieni di meraviglia, come se si fosse davvero in mezzo alle rose e agli alberi. L’autrice ha uno stile di scrittura semplice e scorrevole, perfetto per i giovani lettori, che riescono a interiorizzare con facilità una storia che di facile ha poco. Le tematiche affrontate, infatti, sono dure da digerire, soprattutto quando è un bambino a doverle affrontare sulla propria pelle. Mary è una protagonista con cui bisogna avere pazienza per entrare in sintonia, perché risulta scontrosa e antipatica, se non si capisce davvero cosa ha dovuto passare. Grazie a una nuova amicizia, riuscirà a trovare in sé stessa la forza per tornare a sorridere. Non manca l’atmosfera di mistero e suspence, che lascia il lettore sulle spine fin dall’inizio, un clima che amplifica la curiosità e chiede risposte alle domande che passano per la testa, fino alla risoluzione in un viaggio in grado di cambiare l’animo dei personaggi e del lettore stesso. “Il giardino segreto” è una lettura imperdibile, piena di speranza e un velo di malinconia, data dal doversi allontanare dal passato per andare fiduciosi verso un futuro migliore.