« Amare è dissolversi nelle parole di un altro. Amare è annientarsi. Amare è non esistere più. Mai. Mai. Mai più.»
La morte; quale eterna, crudele ed inevitabile sorte umana. Eppure, per Frattaglia, tutto questo simboleggia il vero inizio della sua piatta vita. Da quel cadavere trovato nel Canal Grande, sbattuto a merce di scambio su un tavolaccio di mercante; su di lui, quella pelle pallida e nuda ha un potere ipnotizzante, tanto da distoglierlo dalle sue amate marionette di stracci.
Per quel corpo, si fa picchiare e patisce la fame; tutto, pur di rimanere legato ai suoi lisci capelli neri e a quelle labbra ancora morbide e rosee. Con lui, affronta il viaggio di ritorno a casa: dalla marinara Venezia, alla fredda Soroka del 1893. Nel paesino russo, leggende surreali e rivalità concorrenziali fanno da contorno al funerale della salma muta e gelida; il suo nome risuona tombale nell’aria: Viktor.
Poco importa lo stato di servo in cui si ritroverà, Frattaglia rimarrà al suo capezzale, osservandolo oltre il vetro della teca mortuaria. Fino alla notte in cui scopre che il rosso non è solo la sfumatura dei suoi capelli.
Il tutto sotto gli occhi oscuri nascosti dietro il becco adunco di un criptico Dottore della Peste, circondato da misteriose verità d’alchimia e magia.
La scrittura delicata ma affilata intrattiene e nutre riga dopo riga, infondendo sentimenti contrastanti tra il susseguirsi di vicende e colpi di scena, fino al prosciugante epilogo. Una storia che va goduta a piccoli sorsi, come la vodka che infiamma la gola, un toccasana raffinato e crudele per la mente di chi legge.
Ringrazio la gentile Milena Edizioni per avermi concesso la possibilità di leggere in anteprima questo libro.