L’uomo fin dove può spingersi? Questo è ciò che si chiede il lettore seguendo Eres sul pianeta Terra, il nostro mondo, governato dagli uomini che hanno preso potere sulla natura, senza alcun diritto.
Il Prescelto si trova a doversi mimetizzare in un luogo che dovrebbe risplendere rigoglioso di arbusti, frutti e animali, ma che ormai è di fatto una landa desolata e sofferente.
L’inquinamento ha intossicato l’aria, mentre il cemento per strade e palazzi ha soffocato il terreno. Ancora qualche area verde si salva, ma l’egoismo dell’uomo non permette a questi di essere dignitosamente curati: lasciati abbandonati a sé stessi cercano con le proprie forze di sopravvivere alla minaccia della distruzione, cercando di germogliare anche in mezzo all’asfalto.
Il caos tipico delle metropoli assorda e confonde, una frenesia incontrollabile caratterizza le persone, che corrono da una parte all’altra senza mai fermarsi, senza soffermarsi sui piccoli dettagli dell’ambiente, che potrebbero trasformare l’aura negativa dell’egoismo in qualcosa di migliore.
Eres prova un misto di emozioni, che impattano nel suo cuore facendogli vivere un vero e proprio incubo: le macchine sfrecciano come animali feroci e l’imponenza degli edifici costruiti dagli uomini incutono timore, così come i fumi neri che escono costantemente dalle ciminiere macchiando permanentemente il cielo.
Tutto è così diverso da casa sua, così impersonale e asfissiante. Solo vedendo con i propri occhi e toccando con le sue stesse mani, comprende davvero il compito che gli è stato affidato e quanto il destino di questo mondo e quello degli Spiriti e delle Divinità siano collegati ed entrambi compromessi dalle azioni sconsiderate degli esseri umani, che mai pensano al prossimo né al futuro che erediteranno le nuove generazioni.
Potrà lui, piccolo spirito del sottobosco, ergersi a salvatore di entrambe le parti?
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