Review Party: Recensione di “Le segnatrici” di Emanuela Valentini

Dopo la bellezza di ventidue anni, Sara torna sulle orme del passato fino al paese di Borgo Cardo, luogo della sua infanzia. Finalmente il corpo della piccola Claudia è stato ritrovato e può essere svolto un degno funerale, anche se rimane nell’aria l’ingiustizia di una vita strappata tragicamente a parenti e amici. Sara è chirurgo in un ospedale di Bologna e guarda in faccia la morte ogni giorno, ma tornare lì dove la sua amica è scomparsa le lascia uno strato appiccicoso di disagio sulla pelle, che non la lascia nemmeno quando ritorna a casa. Vorrebbe che il passato rimanesse lì dove dovrebbe essere, ma ben presto la donna sarà costretta a tornare sull’Appennino spinta da un senso di dovere e coraggio: Rebecca, una bambina conosciuta al funerale, è scomparsa. Tutte le sensazioni di impotenza e debolezza la assalgono come quando lei era piccola e l’unico modo per fare pace con sé stessa è andare alla sua ricerca prima che anche per lei sia troppo tardi.

Il destino che inesorabile traccia la strada, batte agli angoli della coscienza della protagonista e del lettore, che insieme si prendono per mano e affrontano un uomo nero che spaventa anche la persona più matura. Segreti, bugie, sentimenti repressi rischiano ora di tornare finalmente a galla e di svelare gli orrori celati dietro delle misteriose scomparse che coinvolgono anime innocenti. Superstizioni e vecchie tradizioni emergono per contestualizzare un luogo circoscritto fisicamente e spesso chiuso mentalmente, da cui Sara è voluta scappare appena ne ha avuto occasione e con la speranza di non dovervi fare più ritorno. Ma lei sa che nel suo passato, dove non vuole guardare per non essere travolta dalla paura, c’è qualcosa che potrebbe evitare l’ennesima vittima a lei legata. Noi, ignari spettatori, seguiamo la protagonista nel suo percorso verso l’oblio grazie allo stile di scrittura della Valentini, che con un’abilità da prestigiatore incanta e inganna, distraendo per colpire al momento più opportuno. Le descrizioni così accurate dei paesaggi trasmettono delle forti sensazioni che arrivano a far sentire nelle narici l’odore pungente della pioggia e del terriccio fangoso dei boschi, quello selvatico degli animali e quello più rassicurante di piante e fiori. La mente è trasportata tra piccole vie e case di pietra in un luogo che sa di antico e al tempo stesso di famiglia. I misteri da svelare sono tanto intricati da suscitare una forte curiosità a proseguire la lettura, che si conclude in modo inaspettato e soddisfacente, facendo tremare i polsi per la tensione accumulata. Scavare nel proprio passato non sempre porta serenità, ma chi ha il coraggio di farlo può trovare una mappa piena di indizi e risolvere vecchi conti per tornare a vivere il presente più serenamente.

Review Party: Recensione di “Ricatti” di Claudia de Lillo

A trentacinque anni, Nina può dire di avere avuto già una vita intensa e spericolata. Con un divorzio e un figlio a carico, lavora come autista privata cercando di gestire più possibile il suo impiego con gli avvenimenti famigliari. Davide, nel pieno dell’adolescenza, le da già il suo bel da fare, così come l’ex marito che sembra non voler cedere e lasciarla davvero andare. Ma quando è anche il padre a darle pensieri per la salute sempre più precaria si trova a passare il tempo in continua tensione, attendendo l’ennesima telefonata e scongiurando il peggio.

Una ventata di aria fresca giunge con l’arrivo di Tony, che da cliente occasionale le propone di essere la sua autista a tempo pieno. Ha così inizio per Nina un viaggio sia fisico che mentale attraverso paesi che mai si sarebbe immaginata di vedere, in luoghi affascinanti quanto misteriosi e con incontri che le faranno conoscere un lato di Tony complesso e così ingarbugliato da farle perdere l’orientamento, soprattutto per i sentimenti che inizierà a provare.

Considerare “Ricatti” un romanzo particolare sarebbe un termine assolutamente riduttivo. Fin dalla prima pagina la de Lillo sa come ipnotizzare completamente il lettore, che sotto il giogo di uno stile di scrittura diretto e scorrevole si fa vincere a seguire sempre più quell’atmosfera di inquietudine e tensione che alberga costantemente tra le pagine. Si percepisce all’istante che l’autrice si diverte a nascondere la verità e noi ci stiamo a intraprendere questo gioco adrenalinico, fino a quando non si entra nella tana del leone ed è ormai troppo tardi. Claudia de Lillo appassiona attraverso la cura dei dettagli e i sorprendenti colpi di scena che lasciano senza fiato noi e Nina, tutti protagonisti impotenti e in balia degli eventi. La protagonista rappresenta su carta tutti i sacrifici che una donna contemporanea deve affrontare, dividendosi ogni giorno tra casa, lavoro famiglia e tutto il resto per riuscire a fa quadrare tutto a fine giornata, quando ormai le energie vengono meno e si vorrebbe solo riposare e invece si rimane in attesa degli imprevisti, subdoli e crudeli, che bussano alla porta un attimo prima di addormentarsi. Questa frenesia e i continui pensieri galoppanti trasmettono un’ansia indescrivibile, tanto da far battere il cuore più e far venire l’affanno. La svolta thriller, poi, pizzica l’attenzione del lettore mettendolo in allarme, come davanti a un film, lasciando che la fibrillazione faccia tutto il resto, scattando a suo piacere senza avvertire. La penna di Claudia de Lillo è graffiante e indimenticabile, non perderò più alcuna sua pubblicazione e ne faccio un mea culpa per averla scoperta soltanto ora.

Review Party: “Un tempo ingiusto” di Gertrud Tinning

Nelly lavora alla Manifattura tessile Ruben di Copenhagen durante gli anni del 1800, al fianco della cognata Marie che per lei rappresenta una vera e propria famiglia. Stando sempre insieme vivono i problemi reciproci, che passano da quelli lavorativi a quelli famigliari, in un contesto in cui la donna nonostante sia inferiore deve svolgere molte più mansioni dell’uomo. Un grave incidente subito da Marie spinge Nelly a cominciare finalmente la sua battaglia, a rappresentanza di tutte quelle donne che vivono come lei una vita di soprusi e violenze.

La Tinning costruisce la forza della sua opera nella cura e nel rispetto dell’epoca trattata. Le tematiche di parità, emancipazione e consenso sociale sono il fulcro di una storia che rende davvero giustizia a un tempo ingiusto in cui poter vivere, soprattutto per determinate minoranze che non avevano le stesse possibilità dei più ricchi e forti. Nelly e Anna diventano senza presunzione le paladine a simbolo di tutti coloro che non avevano una voce per battersi e lo fanno con carattere e naturalezza, risultando complessivamente naturali.

“Un tempo ingiusto” è un romanzo pieno di avvenimenti interessanti da seguire e di riflessioni che rimangono impresse nel lettore anche dopo aver concluso la lettura. Un’ottima denuncia di ingiustizie che è sempre necessario far presenti, in un’epoca in cui non ci si ferma ancora a sufficienza sui bisogni primari degli individui.

Review Party: “La casa di incubi e stelle” di Chiara Casalini

Simone e Sonia sanno fin da bambini di doversi considerare fratelli. Anche se non per sangue, lo stesso cognome li lega, così come la morale comune che vede nel loro rapporto qualcosa più di un’amicizia ma riferito alla fiducia, al sostegno e all’affetto fraterno. Nulla di tutto ciò può essere possibile in un ambiente famigliare tossico e delirante che può soltanto distruggerli come individui. I due hanno solo sé stessi per salvarsi e quella mano tesa verso l’altro fa scaturire un rapporto che va oltre quella morale comune che rende il loro amore inaccettabile. Simone lotta contro ciò che prova per Sonia da sempre, in un continuo gioco di attrazione e repulsione che non sa controllare. Sa solo che quando è con la ragazza si sente completo, a casa, lontano dai guai che hanno tempestato la sua vita. Cambiare paese è inutile, così come tenerla all’oscuro delle sue conoscenze a Las Vegas. Sonia lo ritroverà sempre e tenterà di fare breccia nel suo cuore senza più doversene andare.

Non sono sconosciuta alla narrazione di Chiara Casalini, ma posso affermare che “La casa di incubi e stelle” sia un’opera diversa da tutto ciò che ha scritto finora e che di lei io abbia letto. Scrivere di un rapporto che tutti definiremmo sbagliato e malato, cercando in qualche modo di dargli giustizia, ha come risultato un’opera che fa male e che con la sua crudezza colpisce allo stomaco. Molte sono le scene volgari ed esplicite, figlie di un ambiente marcio che rende ogni cosa degradante. Solo attraverso un certo tipo di linguaggio, che alla lunga può dare fastidio, si può far passare il punto di vista dei personaggi, smarriti anche nella loro stessa casa e che solo nell’altra persona riescono a vedere una luce in mezzo a tutti gli incubi. Non è facile scrivere una storia del genere facendo passare il giusto messaggio, ma quello di Chiara è un buon tentativo che, nonostante possa essere discutibile ai più, merita di ricevere una possibilità. Non necessita di girare intorno alle situazioni per infondere nel lettore l’ossessione morbosa di Simone verso Sonia e viceversa, in un concatenarsi di violenza, odio e dolore da cui sembra impossibile scappare, ma con cui si può solo imparare a conviverci, ingoiando a forza ogni istante di ogni giorno. Quello che si può fare è imparare a trovare in ogni sguardo, carezza e bacio un’ancora di salvezza che possa un minimo sanare e cicatrizzare le ferite più profonde. Questa esperienza di scrittura porterà sicuramente l’autrice a entrare sempre più in sintonia con questo tipo di storie, riuscendo a smentire le malelingue e a conquistare un consenso difficile da ottenere, ma dalle grandi soddisfazioni una volta raggiunto.

Review Party: Recensione di “Fondazione. Il ciclo completo” di Isaac Asimov – Fondazione Anno Zero

Dopo otto anni da quando tutto ha avuto inizio e con l’Impero sempre più in rovina, Hari Seldon torna ora alla ribalta per portare a conclusione quello che aveva iniziato e scongiurare una fine drammatica. Ben pochi su Trantor sono a conoscenza di come le vicende stiano portando a una reale catastrofe, ma lo studioso della Psicostoria, grazie proprio agli studi portati avanti sulla predizione del futuro, sa che ormai il crollo è inevitabile. Ciò che si può fare ora è costruire delle nuove basi solide, che possano sopravvivere a questo periodo oscuro e portare verso un nuovo impero. Continue reading