Blog Tour: “Creepshow” di Stephen King – L’horror nell’arte e nello spettacolo

Se c’è un mezzo attraverso cui l’horror si è fatto strada conquistando le nostre menti è sicuramente attraverso l’arte e lo spettacolo. Due strumenti di comunicazione differenti, ma che sanno incutere emozioni forti e negative in modo fulminante, grazie in primo luogo al senso della vista che capta completamente ciò che si trova di fronte. Continue reading

Review Party: Recensione di “The Outsider” di Stephen King

« A volte capita semplicemente che le tracce si perdano nel nulla, ed è una realtà con la quale è necessario convivere. »

Uno spietato e scioccante omicidio; il mondo tranquillo della piccola cittadina di Flint City viene messo sottosopra. Ralph Anderson, Bill Samuels e la polizia locale tutta si ritrovano a dover indagare sulla terribile morte del piccolo Frank Peterson, ucciso brutalmente e in un modo talmente crudele da far rabbrividire perfino gli esperti del settore.
L’obiettivo primario è quello di scovare al più presto il colpevole, consegnarlo alla giustizia e lasciare che tutti possano versare le proprie lacrime, prima di potersi mettere questa vicenda definitivamente alle spalle.
Gli avvistamenti, le testimonianze e le prove raccolte puntano tutto su un unico indiziato: Terry Maitland, che immediatamente viene arrestato in pubblica piazza, senza possibilità di difendersi.
Solo giunti in centrale, però, i dubbi iniziano ad insinuarsi nelle menti degli agenti, scavando nel profondo e logorando il loro intuito: Terry dichiara infatti di essere innocente e il suo alibi di ferro viene subito confermato. Al contempo, però, le prove sono schiaccianti, le impronte digitali coincidono, così come il test del DNA sulla scena del crimine.
Ma come può un uomo essere in due luoghi differenti contemporaneamente?

La paura s’insinua nell’animo del lettore, come un campanello d’allarme primordiale che lo incita a reagire, a proseguire nella lettura, a mettere in discussione ogni cosa, perché nulla è mai ciò che sembra. Diventa difficile, allo scorrere di ogni pagina, riuscire a prendere le difese dell’una piuttosto che dell’altra parte, perché un caso di omicidio dall’esito scontato si rivela ben presto essere uno dei più imprevedibili e agghiaccianti di cui si possa mai avere letto.

Pensando a Stephen King è proprio la paura ad essere la parola cardine, ma questa volta in un modo differente dagli orrori perpetrati attraverso libri più vicini al genere horror che al thriller e che rimanderà piacevolmente agli esordi dello scrittore.

Non è il mostro del tombino a terrorizzare, ma la scoperta di ciò che è realmente successo.

“The Outsider” è un dramma molto intenso, in cui la morte di un bambino non solo devasta la sua famiglia, ma trasforma tutti coloro che lo conoscevano e che si sentono toccati dall’ingiustizia perpetrata.

Ad appesantire ancora di più l’atmosfera è il cambiamento nel modo di comportarsi nei confronti di Terry, che da cittadino modello passa subito ad essere l’omicida che merita di morire sulla sedia elettrica. L’opinione della gente terrorizza sia lui che la sua famiglia, convinta fermamente della sua innocenza ma consapevole che niente, da quel momento, potrà tornare come prima, nonostante la possibilità che l’uomo venga alla fine dichiarato innocente. Una persona coinvolta, anche solo in minima parte, in un fatto di cronaca nera verrà sempre additata e giudicata come quella che l’ha fatta franca, che in qualche modo c’entra ma è riuscita a passarla liscia. La sua vita è comunque condannata; questo è uno dei drammi che purtroppo colpiscono anche i casi realmente esistenti.

Non è un libro leggero, sia per i contenuti sia per la quantità di fatti che si concatenano uno dopo l’altro e che richiedono un’attenzione minuziosa da parte del lettore. Ciò non significa affatto che sia pesante in lunghezza, anzi, scoprirete che 500 pagine non saranno mai state così veloci da far passare. Sul digerirle, è un altro discorso.

Il ritmo serrato, i particolari di ogni scena descritta, l’originalità degli sviluppi fanno intendere quanto King abbia tenuto a rendere questa storia il più realistica possibile, quasi insolita, per gli standard di chi lo conosce esclusivamente come il Re dell’Horror.

Per chi come me prova un amore spropositato per le sue opere, con “The Outsider” vedrà l’apprezzamento salire alle stelle, arricchendosi di un libro che toglie il fiato e la capacità di fare qualsiasi altra cosa prima di aver letto l’ultima pagina.

Ma questo libro mi ha talmente entusiasmato che sento di poter azzardare e consigliarlo anche a chi non ha mai letto nulla dell’autore o a chi vuole dargli una seconda possibilità. Non rimarrete delusi, anzi, l’influenza che avrà su chi vorrà ascoltare la mia umile opinione, lo spingerà a recuperare al più presto tanti altri libri che compongono la sua vasta bibliografia.

Non mi assumo responsabilità sulla dipendenza, assicurata, da paura.

Recensione: “Laurie” di Stephen King

« Se le do un nome diventa mia, pensò Lloyd. Sospettava però che lo fosse già sua, e fin dall’istante in cui gli aveva leccato la mano. Proprio come Marian era stata sua sin dal primo bacio. Un altro paragone stupido, ma era davvero possibile controllare le proprie associazioni mentali? Non più di quanto si potessero controllare i sogni, secondo Lloyd. »

Lloyd vuole bene a sua sorella Beth, le sarà sempre grato per essergli stata vicina nei momenti più bui, specie da quando la moglie è morta, lasciando un vuoto incolmabile. Ma quando la donna si presenta una mattina portando con sé un cagnolino, l’uomo è assolutamente contrario a tenerlo. La piccola è Laurie, e nel momento in cui i due entrano in contatto sentono che le proprie anime si sono trovate. Entrambe nel dolore, entrambe nel bisogno. Come due coinquilini, Lloyd e Laurie iniziano ad imparare l’uno dall’altra. Per esserci e viversi, in ogni istante della giornata.
Il rapporto che si instaura tra i protagonisti è dolce ed emozionante, ma nell’aria si respira un costante senso di oppressione, una tensione palpabile e fastidiosa, come se già il lettore sapesse che questa non è solo la storia del superamento di un lutto e che qualcosa di più oscuro si cela dietro la nebbia che sbiadisce i contorni della città.
Arrivare alla fine di questo racconto fa dispiacere, perché bastano pochi istanti per affezionarsi a Lloyd e Laurie e il tempo che si passa con loro è davvero molto poco. Una delle maledizioni del leggere le storie di Stephen King, amare ed essere terrorizzati ad ogni pagina che passa.
Una novella che mette grande aspettativa su cosa succederà nel nuovo libro in uscita domani per Sperling & Kupfer: preparatevi, perché “The Outsider” non potrà fare altro che conquistarvi!

Stephen King Challenge: “Blaze”

Buon inizio settimana a tutti! Anche il blog The Mad Otter partecipa alla Challenge dedicata a Stephen King, una sfida libresco-fotografica creata da Clarissa di “Questione di Libri”, a cui vi indirizzo per consultare il regolamento dell’iniziativa.
TAPPE




Il libro protagonista di questa tappa è “Blaze”, scritto tra il 1972 e il 1973 ma pubblicato solo nel 2007 sotto lo pseudonimo Richard Bachman e con cui King pubblicò diverse altre opere.
TRAMA: Clayton Blaisdell Jr, detto Blaze, ha un fisico possente, è alto più di due metri e ha forza erculea, che però non va di pari passo con la sua intelligenza, poco più che quella di un bambino. Dopo un inverno freddo e senza particolari fonti di guadagno se non i piccoli furti, l’uomo pianifica il rapimento di un neonato, così da vivere di rendita per tutta la vita. Il socio con il quale progetta il piano è George, che però non è niente altro che un parto della testa di Blaze, poiché se è vero che George è stato un importante personalità nella vita dell’uomo, al momento non può essere in grado di interagire realmente, perché defunto ormai da tre mesi. Da solo, Blaze riesce comunque a portare a termine il rapimento di Joe, il piccolo erede di una importante dinastia, aiutato da quella che lui crede la presenza invisibile di George. 
LA SFIDA: In “Blaze” passato e presente si intrecciano per formare nella mente del lettore la figura controversa di Clayton che, come già si evince dalla trama, arriverà a rapire un neonato spinto dalla convinzione che l’amico George sia ancora con lui.
Rapite un libro di Stephen King e scattate una foto in cui il tema principale sia… il cambiamento.

Impegnatevi e stupiteci! La foto migliore vincerà il misterioso premio in palio!
Gli hashtag da utilizzare, vi ricordo, sono: #stephenkingchallenge #theblazeSKC

Buon divertimento!

A Party with Stephen King: Recensione di “L’acchiappasogni”


« Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così  »

Con oggi si conclude “A Party with Stephen King”, l’evento volto a celebrare le opere del Re riedite da Pickwick in una nuova e bellissima veste grafica.
Stephen King è uno di quegli scrittori che figurano nel mio pantheon dei mentori: l’ho sempre ritenuto un uomo dalla mente brillante e affascinante, controverso e in un certo senso dannato.
King è un autore che è stato in grado di farsi conoscere praticamente in tutto il mondo, nonostante il rapporto con ognuno sia unico e schierato da una parte piuttosto che l’altra: o lo si ama o lo si odia.
Non sempre è riuscito a coinvolgermi, ma nutro un profondo rispetto per il suo lavoro e dedizione.
Quello di cui vi parlo oggi è un libro di cui piuttosto raramente si parla: L’acchiappasogni, adattato per il cinema nel 2003.
Per l’opinione pubblica è una delle sue opere meno riuscite, forse perché scritto durante il periodo di convalescenza successivo all’incidente stradale del 1999, che lo segnò profondamente.
Come con lo scrittore, anche con il terrore ho un rapporto altalenante. “L’acchiappasogni” è giunto a me in un periodo in cui desideravo ardentemente scacciare la negatività, proprio come l’oggetto del titolo del libro si dica che faccia con gli incubi.
Il risultato è stato soddisfacente e sicuramente del tutto inaspettato, in quanto ero convinta di addentrarmi in determinate atmosfere per venire catapultata in tutt’altro.
Ci troviamo a Derry, nota città dei libri ben più apprezzati It e Insomnia. Duddits, affetto da sindrome di Down, viene salvato da Henry, Jonesy, Beav e Pete, a cui decide di fare un dono speciale: il potere di “vedere la riga”.
Questi quattro si ritrovano ogni anno, fino all’età adulta, per una caccia al cervo nel Maine. Ma quando alla loro baita giunge un uomo apparentemente bisognoso d’aiuto, le loro esistenze si trasformano in un vero e proprio incubo.
“L’acchiappasogni” fa chiaro riferimento all’inquietudine provata nel guardare certi episodi di “X-Files”: l’elemento paranormale, però, non è il fulcro della storia, ma piuttosto lo è il forte legame d’amicizia che va oltre il tempo e affronta una sfida importante come la lotta tra il Bene e il Male e la cui chiave è rappresentata dal piccolo acchiappasogni del rifugio. 
La bellissima e contemporanea serie tv “Stranger Things” ha molto di questi elementi, ed è proprio sul fattore nostalgia che ha puntato il meritato successo. 
Fantascienza e horror si amalgamano alla perfezione per creare una storia intensa e dolorosa narrata attraverso gli occhi di personaggi realistici e ben costruiti, con cui non si può non essere empatici.
Non è un libro per tutti, specie per chi non riesce a digerire scene particolarmente scabrose. Ma sicuramente un libro sorprendente e meritevole di essere letto, che può fare da punto di partenza per opere sicuramente più note ed eccelse.
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