Review Party: Recensione di “I love shopping a Natale” di Sophie Kinsella

« A questo pensiero mi sento pervasa da una sensazione di calda felicità. Natale è così… è così nataloso. L’albero. I regali. Il presepe che abbiamo da sempre [...] I canti di Natale e mia madre che finge di aver preparato lei il pudding. Papà che accende il fuoco e Janice e Martin che passano a bere uno sherry con degli orrendi maglioni natalizi. Il fatto è che il nostro Natale in famiglia è sempre uguale. Ed è bello così. »

Il periodo che va da settembre alla fine dell’anno è sempre quello che trovo più emozionante, perché pieno di eventi positivi che allietano in qualche modo il passare del tempo. Non solo ottobre è il mese in cui compio gli anni, ma anche il periodo di Halloween, quello delle zucche, delle ciambelle e delle foglie secche in cui tuffarsi a capofitto.
Certo, con tutto questo è davvero difficile pensare al Natale, che però fa subito capolino nei miei pensieri dal primo di novembre. E quale miglior modo di anticipare l’atmosfera con un bel libro a tema? Sophie Kinsella manca tra le mie letture da diverso tempo, sono davvero felice che sia capitata di nuovo per un evento così bello e importante.
La magia del Natale affascina anche Becky Bloomwood, che come da tradizione festeggia le feste a casa dei suoi genitori, con tutta la famiglia. È molto attaccata alle piccole cose, come il cibo, i maglioni tipici, il presepe, i regali, la condivisione e l’amore che accomuna i suoi cari.
Ma le cose cambiano, quando mamma e papà sono in trasferta vicino a Londra e chiedono proprio a lei di pensare a tutta l’organizzazione. Non le è sembrato mai che cascasse il mondo come in questa occasione! Becky per fortuna ha un piccolo asso nella manica, che da anni non l’abbandona: lo shopping. Quale miglior modo per risolvere questa incombenza?
Nonostante siano passati diversi anni dall’inizio delle sue avventure, Becky non perde ancora il guizzo e la simpatia che l’ha sempre caratterizzata. Le sue peripezie sono divertenti e tanto spassose da far scappare sul serio delle risate di gusto. Questo perché se da un lato Becky è l’esperta per eccellenza quando si tratta di shopping, dall’altro tende sempre a farsi prendere troppo la mano, esagerando e conseguentemente trascurando le cose essenziali e più importanti. Le sue compere sono al passo con i tempi reali, passando dalle buste da negozio agli scatoloni recapitati tramite corriere. Questo rispecchia molto la società in generale, che ormai acquista attraverso un semplice click molto più rispetto a girare per i negozi.
Questo però sembra dare priorità all’aspetto materiale più che a quello conviviale e simbolico, tipico delle feste. Becky dovrà imparare proprio questo: riscoprire i veri valori del Natale e della famiglia.
Al divertimento vengono accostate scene davvero toccanti, che sul finale riescono a far scappare qualche lacrima di commozione.
È difficile non consigliare Sophie Kinsella, soprattutto quando si è a caccia di letture leggere e veloci. Per entrare nello spirito natalizio, quest’anno affidatevi completamente a lei!

Review Party: Recensione di “La giostra delle anime” di Francesca Barra e Claudio Santamaria

« Gli esseri umani vogliono in fondo una cosa molto semplice: vivere l’incanto, un attimo stupefacente che li distragga dalle paure di tutti i giorni. »

Alle pendici del Vulture in Lucania, un giorno apparentemente casuale avviene un piccolo miracolo: la nascita di due splendide bambine. Ma la loro venuta al mondo, purtroppo, è conseguente alla morte della loro madre, che è costretta a lasciarle in balia delle intemperie, nella speranza che la salvezza giunga. La natura, però, che con la sua forza sa essere distruttrice, decide di prendere nel suo grembo le gemelle, che vengono nutrite e svezzate in modo misterioso e, come scopriranno in futuro, speciale. La vita per Eva e Anna non sarà però affatto facile: passando di mano in mano, finiscono ben presto in un orfanotrofio dove passeranno buona parte della loro vita, rinchiuse. 
Villa Nivelli è un luogo arido e triste, caratterizzato solo da una giostra che cerca di allietare le giornate dei bambini. Anna e Eva crescono con una sintonia tutta loro, sempre insieme, illuminate dal fuoco che ha radice nell’animo e nei loro capelli rossi. L’aspetto è per gli altri motivo d’inquietudine, basta poco per loro essere additate come streghe. Ciò non è del tutto sbagliato: la natura, infatti, aveva dato loro dei doni che avrebbero determinato il loro futuro. L’istinto e il carattere fa loro da guida, svelando con la crescita le differenti aspirazioni e, per parte della loro vita, allontanandole e separandole.
Ma il cerchio gira sempre e il passato si specchia nel futuro, attraverso volti conosciuti e sconosciuti: la nipote di Eva, Angelica, ora è vittima degli stessi soprusi che subivano da giovani le sue parenti. Come sfrutterà i poteri che scopre di possedere?
Con uno stile semplice ma trainante, Barra e Santamaria avvolgono il lettore in una storia intensa, che ha il sapore dolce dell’innocenza ma al tempo stesso amaro per i problemi che inevitabilmente attraversano una vita. Fin dalla prima pagina è impossibile rimanere indifferenti alla storia di Eva e Anna, che sembra voler parlare del quotidiano, denunciando situazioni scorrette ma purtroppo fin troppo diffuse, ma lo fa attraverso occhi puri e delicati. L’elemento magico si accosta perfettamente a tutto questo e cerca di dare un palliativo alle difficoltà e uno spunto per uscire da una situazione difficile. 
Come già ribadito più volte, romanzi che trattano determinate tematiche ce ne sono a bizzeffe. Ma c’è sempre qualcosa di affascinante nel leggerle, perché ogni vita ha una sua storia, sempre diversa dalle altre.
“La giostra delle anime” è una lettura che ha saputo colpirmi ed emozionarmi, lasciandomi dentro un pizzico di quella magia che scorre dentro ognuna delle sue pagine.

Review Party: Recensione di “Binti” di Nnedi Okorafor

« Preferiamo esplorare l’universo viaggiando verso l’interno, piuttosto che verso l’esterno. »
 
Binti vive da sempre nella sua tribù, gli Himbi. Ma sente in cuor suo di non appartenere solo al suo popolo, ma di poter fare molto di più per il suo mondo, grazie alle capacità del suo cervello. Infatti, non solo la ragazza ha un innato talento per la logica, ma ogni elemento matematico e scientifico le si palesa letteralmente davanti, come un qualcosa di fisico che vive attorno a lei. Ma la sua famiglia e il suo popolo non comprendono il suo punto di vista, troppo attaccati a convinzioni che non sono al passo con i tempi e soprattutto con i desideri della ragazza. Per questo decide di scappare, verso la nota e prestigiosa università intergalattica di Oomza Uni, variegato pianeta in cui razze di ogni tipo convivono tra loro. Durante il viaggio viene guardata storto per il colore della pelle e i capelli particolari, per l’unguento otjize che le ricopre la pelle, come a proteggerla e a tenerla in contatto con la sua tribù.

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Review Party: Recensione di “Il ribelle” di Emma Pomilio

« Che i cavalieri trasportassero pulci e piattole non sminuiva la sua impresa, anzi lo rendeva molto orgoglioso, non perché fosse stato tanto difficile organizzarli, ma perché quei cavalieri, per natura dotati e intelligenti e poco inclini a obbedire senza un buon motivo, lo avevano riconosciuto come loro capo, gli avevano concesso fiducia e obbedito. »

Ho sempre amato la storia. Ma chi mi conosce, sa che questo non si direbbe. Questo perché ai tempi della scuola, Storia è sempre stata una materia che mi ha messo in difficoltà e che per quanto mi sia interessata e appassionata a diverse epoche, a livello di voti non è mai stato l’ambito più eccelso.

Quando si pensa alla storia antica, specie per quella italiana, è inevitabile pensare alla Fondazione di Roma e alla leggenda di Romolo e Remo, un racconto affascinante e in qualche modo avvolto nel mistero.

“Il ribelle” approfondisce proprio questo aspetto in particolare, attraverso gli occhi del misterioso Larth, che dopo una serie di peripezie si troverà a stretto contatto con i due gemelli allevati, si dice, da una lupa. Freddo e calcolatore, l’uomo osserva il mondo e gli avvenimenti attorno a sé, alla ricerca di colui che può essere degno di diventare un grande re. I caratteri di Romolo e Remo spiccano ben presto, valorizzando la nobiltà d’animo del primo e l’aggressività del secondo.

Non è un romanzo narrativo come gli altri, ma piuttosto una sorta di documentario volto a mostrare le origini di Roma, in modo storicamente dettagliato e attendibile, grazie alla cura e all’impegno di Emma Pomilio. Per questo, ritengo che non sia una lettura scorrevole e anzi, spesso ci si sofferma su fatti che possono rallentare di gran lunga il ritmo. Di certo incuriosisce e instilla nel lettore il desiderio di documentarsi maggiormente sul periodo storico.

Non posso certo dire che sia ai livelli delle opere del più esperto Manfredi, ma di certo anche il contributo di Emma Pomilio è fondamentale per la collana Historica della Mondadori.

Review Party: Recensione di “Vola via” di Kristin Hannah

« Ha provato ad andare avanti da sola. Ci ha provato sul serio. Ci sta ancora provando, a modo suo. Ma a volte nella vita c’è una persona che ti sostiene, che ti aiuta a reggerti in piedi, e senza quella mano a cui aggrapparti, ti ritrovi in caduta libera. Non conta quanto tu sia stata forte in passato, quanto ti impegni per mantenere l’equilibrio. »

Tully e Kate sono legate da una profonda amicizia fin dalla giovinezza. Hanno condiviso tutto, sia i momenti di gioia che quelli di dolore. Ma la notizia del tumore di Kate sfonda la loro bolla in maniera inaspettata e disorientante. Potrà la loro unione superare questo enorme male?
Grazie anche alla figlia di Kate, Marah, e ad altre incredibili donne, si andrà alla ricerca della forza di affrontare la vita, che spesso non può emergere se non attraverso i legami affettivi che non abbandonano di fronte ad alcuna difficoltà.
Ogni personaggio deve fare i conti con il dolore, specchiandosi e mettendo a nudo i propri sentimenti, ammettendo debolezze e cattivi pensieri, svuotandosi infine di tutto ciò che trasmette negatività.
Un romanzo emozionalmente complesso e straziante sull’amore, la maternità, la perdita e i nuovi inizi, “Vola via” ci ricorda che dove c’è vita, c’è speranza e dove c’è amore, c’è perdono. Kristin Hannah ha una prosa potente ed illuminante, questa ennesima opera ne è la prova. 
Spesso è davvero difficile proseguire con la lettura, ma solo per l’intensità delle emozioni provate, che vogliono uscire tutte insieme, come se dovessero far esplodere cuore e mente. Vengono trattate tematiche a me molto care, con cui spesso non riesco ad essere in pace e finisco per tormentarmi, fino a sentirmi soffocare. Perché la sensazione più prorompente è di solito l’impotenza, il sentirsi inutile e incapaci di fronte a qualcosa che non si può combattere dall’esterno. 
Questo libro però ha una funzione liberatoria, con cui si può trovare una valvola di sfogo e ispirazione per la propria vita.