Review Party: Recensione di “Shadowhunters: Città di Cenere” di Cassandra Clare

« Clary sentì un suono simile a un sospiro correre per la Corte, tutt’intorno a loro, un’ondata di rumore, ma non significava niente, si perdeva nel flusso del suo sangue nelle vene, nel vertiginoso senso di assenza di peso nel suo corpo. »
 
Clary e Jace devono fare i conti con la scioccante rivelazione di Valentine, che non solo li ha divisi ma non permette loro di tornare davvero alla normalità. Ma a quale normalità si può tornare, quando la propria madre è imprigionata in un sonno apparentemente eterno e le forze del male lottano per farsi strada in questo mondo?Valentine, nascosto da qualche parte, medita su come tornare alla carica e ottenere il potere che dice di spettargli. Riuscirà nel suo intento?

Nel secondo libro di questa saga, si assiste al conflitto interiore dei protagonisti, dato da un colpo di scena che ha chiuso le loro sorti in Città di Ossa. Come se per loro non bastasse a lottare da soli contro questo, sembra che il Mondo dei Nascosti faccia di tutto per ricordare i loro apparenti sbagli, mettendoli davanti ai fatti e scoprire di fronte a tutti i propri sentimenti.

Uno di quelli che rimane scottato da tutto questo è Simon, il migliore amico di Clary nonché uno dei personaggi che maggiormente ho amato nella storia. Nerd dalla testa ai piedi e sempre pronto a fare citazioni di culto, Simon è il classico ragazzo diverte, gentile e altruista che tutti vorremmo nella nostra vita, almeno per come la concepisco io. La sua bontà d’animo lo porta però ad infilarsi in situazioni spiacevoli, che a lungo andare lo porterà a soffrire più di quanto non voglia ammettere. Inoltre è uno di quei personaggi che non solo ha un’evoluzione enorme del corso dei libri ma che assumerà anche una propria indipendenza, scrivendo da solo il proprio futuro a prescindere dagli eventi che lo circondano.

Ma questo non è di certo un libro incentrato su di lui, anzi: Città di Cenere approfondisce maggiormente il mondo presentato in Città di Ossa, ingrandendolo e oltrepassando addirittura le barriere che lo legano al mondo mortale. Valentine si riconferma essere un nemico freddo e calcolatore, capace di mettere in crisi sia i protagonisti che i personaggi secondari.

Alex Lightwood, facente parte di una delle casate più antiche tra gli Shadowhunters, viene sempre più approfondito, così come sua sorella Isabelle. Per non parlare del ritorno del mio amato Magnus Bane. Ma di tutti loro ne parlerò nei prossimi giorni.

La tensione rimane alta e ricordo ancora l’impazienza per l’attesa della pubblicazione del terzo libro, in cui si presume una resa dei conti in grande stile. Lo scoprirete presto!

Review Party: Recensione di “Shadowhunters: Città di Ossa” di Cassandra Clare

« Qualcosa, in quella statua, solleticava la memoria di Clary con inquietante familiarità. C’era una data incisa sul basamento, 1234, e attorno a essa le parole: NEPHILIM:FACILIS DESCENSUM AVERNI. – Quella sarebbe la Coppa Mortale? – chiese Clary. Jace annuì. – E quello è il motto dei Nephilim… dei Cacciatori.
-Cosa vuol dire?
Il sorriso di Jace fu un lampo bianco nell’oscurità – Significa “Cacciatori: strafighi in nero dal 1234”.
-Jace…
-Significa – disse Geremia – “La discesa all’Inferno è facile”.
-Carino – disse Clary. La sua pelle fu percorsa da un brivido, nonostante il caldo. »
 
Il mondo di Clary Fray si capovolge quando scopre un mondo oscuro, celato fino a quel momento ai suoi occhi. Si sente chiamare Mondana, in una realtà in cui demoni, maghi e altre creature sovrannaturali esistono in un sottile equilibrio regolato dagli Shadowhunters: Cacciatori d’Ombre sparsi negli Istituti delle città più importanti in ogni parte del globo.
Ma non è tutto, perché sua madre Jocelyn è stata una di loro e ha fatto di tutto purché nella figlia non rimanesse alcun ricordo del mondo Nascosto. Il nemico è sempre più vicino, in cerca della sua vendetta e dell’antico artefatto che può portarlo alla vittoria: la Coppa Mortale.
Quale sarà il destino di Clary e cosa la lega al Cacciatore Jace e al misterioso Valentine?

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Review Party: Recensione di “Universum – Cronache dei pianeti ribelli” di Giorgio Costa

« Mai più chiusi in silenzio a soffrire nel ventre della nave. Libertà. La promessa stava per realizzarsi. Il sangue che gli colava sulla faccia era la prova che indietro non si poteva più tornare. »

Tom Rivert ha sempre potuto essere fiero e soddisfatto della vita che gli è stata donata. Sulla luna di Dana, vive le giornate in compagnia della famiglia e degli amici, in particolare Mira, con cui ha un legame molto più forte di qualsiasi altro rapporto.
Tutto questo però si spezza quando i monaci Simbeliani arrivano devastando la sua terra. Rimasto orfano in tenera età, è costretto a seguire i dettami di questo nuovo dominio: ma Tom è uno spirito forte e la sua vena di ribellione lo porta ad essere esiliato su Paltox Blu e piegato ai lavori forzati. Ma una forza altrettanto grande è atterrata in aiuto dei più deboli: quella della ribellione, che farà di tutto per mettersi contro la dittatura dell’Impero e sconfiggerlo.
Quale segreto nasconde Tom, così fondamentale per la lotta alla libertà?
Giorgio Costa è al suo debutto nel mondo dell’editoria e lo fa in un modo tanto travolgente da riuscire a centrare in pieno l’obiettivo. Universum è una storia carica di azione, tensione e sentimenti intensi che può ricordare importanti saghe della fantascienza a cui viene fatto un grande tributo. Tutto questo è declinato in un’ambientazione dettagliata e originale, con una cultura ben strutturata e molteplici personaggi per nulla stereotipati. Tom ha un’evoluzione incredibile nel corso della storia ed è ammirevole la sua forza d’animo, che mai l’abbandona e non lo fa cadere in ciechi obiettivi di vendetta.
Il ruolo del Virilio, la pietra che muove le astronavi attraverso la Trascendenza, l’importanza quasi vitale per gli umani di non rimanere senza, è un elemento molto interessante e le descrizioni che caratterizzano il processo del viaggio sono affascinanti, tanto da desiderare di poterlo sperimentare. 
Mira è un personaggio con cui sono entrata subito in sintonia per il carattere deciso e mai arrendevole che ha saputo infondermi fiducia e speranza. Però il personaggio che più di tutti mi ha intrigato è il piccolo Yori, facente parte della flotta dei ribelli e che viene soprannominato “figlio del cosmo”. È coperto da un velo enigmatico che non ha fatto altro che mettermi sempre più curiosità sul suo conto per tutta la lettura.
Nel complesso, Universum ha un’atmosfera che richiama proprio il mistero, perché sia della trama che del mondo in sé non viene svelato nulla subito, ma viene indagato passo passo, come un’esplorazione all’interno di una realtà che vuole farsi scoprire, ma che conquista attraverso un gioco di colpi di scena che lasciano senza parole.
Giorgio Costa ha uno stile di scrittura scorrevole e molto curato, che trasuda l’impegno impiegato nello scrivere un’opera che spero davvero possa conquistare più lettori possibile.
Siete ancora in tempo per farvi un regalo o regalare a qualcuno un bel libro: “Universum – Cronache dei pianeti ribelli” è ciò che fa al caso non solo dei fan della fantascienza ma anche di chi vuole approcciarsi al genere, approfittandone e dando una possibilità a un autore italiano. Cosa si può desiderare di più?

INTERVISTA ALL’AUTORE

In questo evento, i blogger partecipanti hanno avuto la possibilità di fare alcune domande, a cui l’autore è stato felice di rispondere. Ecco, qui di seguito, un paio di queste.
Come hai avuto l’idea di creare questo romanzo fantascientifico? 
L’idea è scaturita quando la mia prima figlia, Anita, aveva intorno ai due anni. Mi chiedeva di raccontarle storie ogni sera e io spesso le inventavo. In quel momento si è acceso qualcosa in me. Ho letto molti molti libri. La letteratura è sempre stata la mia più grande passione, ma quando mi sono trovato a raccontare a una bimba… beh, probabilmente ho recuperato la scintilla che è al cuore di ogni narrazione… da ancor prima dell’invenzione della scrittura. Questo probabilmente è stato uno dei fattori determinanti, ma non l’unico sicuramente. Un’altra questione è stata la diminuzione della mia attività di batterista; diciamo che per quasi vent’anni la valvola di sfogo alla mia creatività è stata principalmente nella musica. Quando è venuta meno quella la scrittura è partita in modo quasi automatico, sicuramente naturale. 
Come hai creato i caratteri dei protagonisti? 

Ognuno dei personaggi, e non solo i principali, ha una sua storia importante, fatta di traumi, gioie, sconfitte e amori. ognuno di loro ha una parabola, degli obiettivi, un arco di trasformazione. Questi personaggi mi hanno accompagnato per molto tempo. Ho infatti lavorato molto a lungo a questa storia e dopo uno sforzo iniziale è come se avessero preso vita, tanto è che spesso durante la mia vita di tutti i giorni me li ritrovavo accanto a me, a darmi consigli o a farmi domande. Credo che sia proprio vero che a un certo punto i personaggi prendano vita. Dentro la trama infatti erano proprio i loro caratteri a impormi determinate scelte. 

Review Party: Recensione di “Rhythm Section” di Mark Burnell

«  L’aveva avvertita degli orrori che la attendevano e del fatto che non c’era via di fuga. L’aveva addirittura implorata di scegliere una vita vera al posto di quella. Ma, naturalmente, lei era convinta di sapere tutto. Si sentiva preparata ad affrontare qualsiasi cosa. Che atteggiamento arrogante! La desolazione che la avvolgeva come un mantello era inevitabile quanto il destino che la attendeva. »

La morte dei propri cari porta con sé non solo un velo di disperazione, ma anche un sentimento d’ingiustizia e inspiegabilità che tormenta coloro che sono rimasti in vita.
Questo è ciò che succede a Stephanie Patrick, che per superare la scomparsa dei genitori si lascia andare ad abitudini ben poco salutari.
La vera adrenalina, però, ricomincia a scorrerle in corpo quando le viene fatta una rivelazione inaspettata: la loro morte non è stato un incidente, ma un vero e proprio attacco terroristico. Così, la disperazione lascia il posto alla vendetta.
“Rhythm Section” giunge a me in un momento davvero curioso, proprio nello stesso periodo in cui mi sono dedicata alla visione di una serie coreana che ha alla base la stessa identica premessa: una morte ingiusta porta il protagonista ad indagare e andare alla ricerca della cellula terroristica che gli ha causato una forte perdita, per scoprirne gli scopi che spingono a prendere le vite degli altri senza alcun diritto.
È stato quindi interessante mettere a confronto le narrazioni, per poi convenire che da premesse identiche possono derivare storie diverse, originali e molto avvincenti. Questo perché ovviamente parliamo di culture molto diverse, che concepiscono le dinamiche sotto punti di vista differenti.
I colpi di scena di questo libro non mancano di far rimanere il lettore in costante tensione, che ha sete di sapere e di rimanere sorpreso fino al colpo di scena successivo.
La storia ha come punto forte una protagonista inusuale che ha un’evoluzione frenetica e intensa, data dallo scorrere del tempo e dagli avvenimenti che le sconvolgono la vita e che non le danno il tempo di fermarsi a ragionare davvero su ciò che sta affrontando.
Mark Burnell sembra davvero un esperto del genere, perché questo primo romanzo non dà per nulla l’impressione di appartenere alla mano di uno scrittore alle prime armi, ma che anzi, sa domare la sua storia e condurre i lettori dove vuole lui.
Sono davvero sollevata dal fatto che questo sia solo il primo di una serie ben pianificata dedicata al personaggio di Stephanie, una donna che ha ancora molto da raccontare e che sicuramente i lettori vogliono conoscere sempre più in profondità.
“Rhythm Section” è un thriller insolito che indaga non solo le vicende esterne, ma che cura anche l’introspettiva e i sentimenti dei personaggi.
Mi auguro che il film in uscita possa dare maggiore visibilità ad un autore tanto talentuoso quanto meritevole.

Review Party: Recensione di “Piccole donne” di Louisa May Alcott

« Non si è mai troppo grandi per quel gioco, mia cara. È una recita che recitiamo tutta la vita, in un modo o nell’altro. I nostri fardelli sono qui, c’è sempre una strada che si apre davanti a noi e l’aspirazione alla bontà e alla felicità è la guida che, attraverso molti affanni ed errori, ci conduce alla pace che è la vera Città Celeste. »
 
Natale è alle porte e le sorelle March non riescono proprio a gioire, sapendo che non riceveranno regali a causa della crisi economica che sta vivendo la famiglia e che il padre è impegnato in guerra. Ma non demordono e decidono di mettere insieme i pochi risparmi per comprare un dono per la madre.
Questo è solo l’incipit di un’opera intramontabile, dal sapore sempre moderno e che trova ogni volta la via per insegnare al lettore qualcosa.

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