Review Party: Recensione di “Il lupo nell’abbazia” di Marcello Simoni

« Il monaco abbozzò un istintivo cenno di scuse in direzione di padre Verinarius, piombato al suo fianco con la rapidità di un falco, per poi rimettersi al lavoro senza più far caso agli amici. Forma e colore, pensò, mentre si sforzava di fugare dalla mente l’immagine degli armigeri penetrati nella corte dell’abbazia. Del resto, la capacità di concentrazione non gli mancava. Lui era uno dei migliori miniaturisti di Fulda. »

Nella fredda e oscura atmosfera del Medioevo, si fa strada la figura avvolta nel ferro del generale Sturmio, che marcia come ipnotizzato seguito dal suo esercito verso l’abbazia di Fulda. Vengono così accolti dall’abate Rabano di Magonza, che non indugia nell’offrire un riparo dalla neve e dalle intemperie. Non può sapere che, da qui in avanti, avranno luogo atti spregevoli e imperdonabili, che coinvolgeranno in primo luogo il monaco Adamantius e i suoi compagni Walfrido, Godescalco e Lupo. Sarà il caso o il destino, ma subito si sparge così la voce che una creatura demoniaca si sia introdotta nel luogo sacro per chissà quale scopo. Ma qual è la verità che si nasconde dietro a tutto questo?
Marcello Simoni torna nel panorama editoriale con un giallo storico avvincente e inquietante. Non manca di arricchire la storia con informazioni erudite e fonti che rendono il complesso ancora più realistico, perché il lettore è subito catapultato in una Germania che, nonostante sia temporalmente lontana, è subito riconoscibile. Il suo stile di scrittura migliora a ogni lettura che affronto, diventando sempre più coinvolgente e trasmettendo emozioni sempre più palpabili. Non si può rimanere indifferenti a ciò che descrive, è affascinante come anche l’elemento più crudo sia trattato in un modo elegante, sorprendentemente raffinato. Al tempo stesso, la tensione colpisce senza la delicatezza che contraddistingue lo stile, disorientando positivamente il lettore.
“Il lupo nell’abbazia” è un romanzo meritevole, che può tranquillamente servire come apripista per leggere le saghe storiche che hanno reso famoso Marcello Simoni, portandolo a diventare uno degli autori contemporanei più conosciuti di questo genere.

Review Party: Recensione di “Il patto dell’abate nero” di Marcello Simoni

« Messer Capponi non urlò.
Lasciò la presa di scatto e arretrò meccanicamente, le pupille sbarrate come se vi fosse stata incisa sopra una parola di stupore.
Uno stupore che nell’anima di Bianca si distorceva a poco a poco, trasformandosi in un inaspettato e quasi brutale senso di libertà. »

La Secretum Saga è tornata.
Era cominciato tutto con un segreto, e un anno dopo, la storia di ripete. 
Bianca de’ Brancacci spia il marito Teofilo Capponi durante una conversazione privata con un uomo, l’ebreo Simeone de Lunell, venuto in possesso di una lettera contenente l’esatta ubicazione di uno straordinario tesoro. La donna non sa perché Teofilo ne sia attratto, ma è sicura del fatto che questo possa condurla alla verità sulla morte del padre. Per scoprire ciò, riesce slealmente a prendere contatto con Tigrinus, che si butta nell’impresa alla ricerca di qualche profitto. Indossata l’identità di Capponi, il ladro parte alla volta di Alghero per venire a capo dell’ennesimo mistero.
Il ritorno nella Firenze del Quattrocento di Simoni è stato divertente e carico di aspettative. Non vedevo l’ora di proseguire con le vicende legate ai personaggi che avevo amato nel primo libro e sono rimasta sorpresa da quanto sia rimasta ancora più coinvolta.
Tigrinus si riconferma un personaggio davvero intrigante, velato da quel fascino tipico di chi ha un passato misterioso, ma vive la vita alla giornata, quasi con leggerezza e schiettezza, nonostante venga coinvolto in qualcosa di più grande di lui.
Bianca si dimostra una donna agguerrita e imprevedibile, che conosciamo meglio in questo secondo capitolo, capace di tutto pur di giungere al proprio obiettivo. Non ha per niente vita facile, ma nemmeno di fronte alla difficoltà più insormontabile si perde d’animo.
Con “Il patto dell’abate nero”, Marcello Simoni si afferma ancora una volta come un abile maestro del genere storico legato agli intrighi di potere. Il tocco magico, immancabile nelle sue trame, risveglia ambientazioni e noti personaggi sopiti sotto il peso del tempo, regalando loro un’identità fresca e contemporanea che si stampa nel cuore dei lettori.
Inutile dire che attendo il prossimo libro con impazienza.

Review Party: Recensione di “L’eredità dell’abate nero” di Marcello Simoni

« Se scavava nella memoria, prima della presenza del Medici c’erano soltanto lo sciabordio del mare e un brusio di parole esotiche, insieme alla sensazione di appartenere a un mondo lontano. Un mondo remoto, inafferrabile, che fomentava la sua irrequietezza e la sua incapacità di adattarsi a una vita ordinaria. »


Con questo Review Party vi presento “L’eredità dell’abate nero”, primo libro della nuova trilogia thriller storica di Marcello Simoni.
Tra me e Simoni non è stato subito amore a prima vista, in quanto la trilogia dei libri maledetti non mi piacque per nulla. Devo dire, però, che con questa storia si è del tutto riscattato nei miei confronti: sappiate fin da subito che la lettura è davvero consigliata!
Tigrinus sa che la vita da ladro comporta una lunga serie di rischi e guai, specie nella Firenze del 1400. Ne è ancora più convinto quando, intrufolatosi nell’abbazia di Santa Trìnita, non solo si trova ad assistere all’omicidio di Giannotto Bruni, ma dello stesso viene pure accusato e incarcerato.
Chi chiede a gran voce che giustizia venga fatta sono di certo il figlio e la nipote di Bruni: Angelo e Bianca, accomunati dal sangue ma non per il carattere.
Il giovane uomo, dopo essere stato scarcerato da Cosimo de’ Medici, intraprenderà il viaggio volto a provare la sua innocenza, partendo da un tesoro in una nave scomparsa e imbattendosi in misteri sempre più fitti di cui lui non risulterà solo spettatore, ma ingranaggio inconsapevole.
Fin dal prologo mi sono sentita a mio agio all’interno della storia, grazie alla scrittura dell’autore che ha saputo coinvolgermi e attirarmi nella sua Firenze, ricca di particolari e precisa nella fedeltà storica: prove della cura e della ricerca che ci sono state durante la stesura. Nonostante la minuzia nei particolari, le descrizioni non appesantiscono la narrazione, ma contribuiscono a rendere chiare in testa tutte le scene.
Ho adorato il personaggio di Angelo, avido di potere ma che al tempo stesso vive in un mondo tutto suo, dentro i libri che ama leggere e da cui svogliatamente è costretto a staccarsi per far fronte a responsabilità che non sente sue. 
Tutto il contrario è la cugina Bianca, una donna forte e combattiva, colei che desidera più di tutti la vendetta per la morte dello zio.
Nelle imperfezioni di Tigrinus ho ammirato la determinazione e la scaltrezza. 
La trama è complessa ma non confusionaria, si percepisce che lo scrittore abbia chiara in mente la destinazione della storia, ed è un elemento da non sottovalutare.
“L’eredità dell’abate nero” è appena uscito nelle librerie, ma io già attendo il secondo capitolo della Secretum Saga.