« Il fumo si avvolse in volute attorno al suo corpo, diradandosi lentamente, fino a esplodere in una nube grigia simile a nebbia, da cui uscì una creatura dalla forma umana, ma con immense ali, simili a quelle di un pipistrello, sulla schiena, il volto di un demone, con lunghe zanne e segni simili a tatuaggi neri sulla pelle grigia della guancia sinistra, e mani, armate di artigli, che stringevano una falce che risplendeva di riflessi argentei.
“Uno Shinigami” mormorò allora Minami, sentendo il cuore che accelerava fino quasi a fermarsi e la testa che le girava, mentre le gambe, infine, le cedevano. »
Cosa accomuna gli Shinigami e i cupcake?
Questa è stata la prima domanda che mi sono posta quando l’autrice Francesca Angelinelli mi ha proposto di leggere la sua ultima fatica, un libro fantasy ambientato nella Tokyo contemporanea.
Lo shinigami, divinità che simboleggia la morte nella mitologia giapponese e i cupcake, deliziosi dolcetti americani, potrebbero davvero avere nulla in comune.
Così come i due protagonisti del libro, Minami e Shin, che fin dal loro primo incontro desiderano non avere l’una a che fare con l’altro.
Ma Minami, oltre che aspirante pasticcera, è una miko (definizione anticamente utilizzata per le sacerdotesse in grado di entrare in contatto con Dio); comunica con i fantasmi e finisce per trasferirsi nell’appartamento di Yurie, da poco deceduta e determinata a trovare il proprio assassino prima di passare oltre.
Ma le morti iniziano ad essere frequenti e tutte apparentemente legate dallo stesso filo conduttore.
La ragazza sarà, pertanto, costretta a prendere reale coscienza delle sue abilità e ad intraprendere un’indagine che la porterà a mettere in discussione non solo i rapporti stretti con chi le sta intorno, ma anche ricordi passati rimasti indelebili nella sua mente.
Ogni personaggio presentato è ben descritto e non mancano i colpi di scena, in grado di ribaltare totalmente delle situazioni solo superficialmente chiare.
L’amore può essere dolce come un pasticcino, ma con un retrogusto unico e particolare se accostato alla morte.
L’atmosfera della mitologia del Giappone è palpabile durante tutta la storia, che rimane godibile e avvincente fino al suo epilogo. Divertenti i riferimenti agli anime sparsi qua e la.
Da amante dell’Oriente quale sono, non ho avuto difficoltà a stare al passo con la ricca terminologia specifica. Ma la scrittrice, intelligentemente, ha inserito alla fine del libro un glossario completo ed esauriente per fare in modo che tutti potessero apprezzare l’opera.
La caratterizzazione di Minami è probabilmente l’elemento che più mi è piaciuto: impacciata e timida da un lato, ma coraggiosa e determinata (e testarda) nel momento del pericolo.
Non ci sono situazioni da classico in cui il principe salva la principessa, ma è la principessa a salvarsi da sola e a tirare fuori dai guai il principe.
Caratteristica non più così tanto originale, ma comunque da non sottovalutare. Sicuramente può essere solo un bene leggere sempre più storie in cui la donna è in grado di essere indipendente nonostante sia innamorata e abbia un uomo forte al suo fianco. Chi vuole intendere, intenda.
Adorabile l’idea di presentare, su fogli scritti a mano e scansionati, le ricette dei cupcake preparati dalla protagonista.
Sono una frana ai fornelli, ma devo assolutamente provare a cucinarli.