Blog Tour: “Gay for Pay” di T.M. Smith – Seconda Tappa ( + GIVEAWAY )

Inauguro la collaborazione con la casa editrice Quixote Edizioni presentandovi, quest’oggi, la seconda tappa del blog tour dedicato a “Gay for Pay”, primo libro della serie di genere M/M contemporaneo “An All Cocks Story” di T.M. Smith.

TAPPE

Prima Tappa: 9 giugno – Estratti
Seconda Tappa: 16 Giugno – Personaggi
Terza Tappa: 23 Giugno – Citazioni con Teaser
Quarta Tappa: 30 Giugno – Intervista
Quinta Tappa: 7 Luglio – Recensione
Personaggi: Christopher Allan Roberts

Oggi, con le colleghe Amarilli e Rosaria, parlo brevemente dei personaggi principali di questa storia. Ce li siamo spartiti, uno per blog, fateci sapere quale ritenete più interessante!

Christopher Allan Roberts è il protagonista di questo libro. Sembra avere una vita perfetta: studente modello e talentuoso giocatore, promessa stella della National Football League. Circondato dal sostegno della famiglia e l’amore incondizionato della fidanzata Amanda, Chris riesce ad ottenere una prestigiosa borsa di studio per l’Alabama, ma la sera dei festeggiamenti succederà l’inevitabile…

GIVEAWAY

Seguendo tutte le tappe del tour, avrete l’opportunità di vincere una copia cartacea del libro e un cofanetto regalo di Aquolina.
Compilate il form sottostante e fate queste semplici azioni:
– Diventare fan della pagina Quixote Edizioni
– Mettere mi piace alla pagina dell’Autrice 
– Condividere il post del blog sul proprio profilo Facebook.

a Rafflecopter giveaway

Il Giveaway sarà attivo dal 9 giugno al 7 luglio. Il vincitore verrà comunicato il giorno dopo dalla casa editrice. In bocca al lupo!

Blog Tour: “Diabolic” di S.J. Kincaid – Quarta Tappa

Quarta tappa del Blog Tour dedicato a “Diabolic” di S.J. Kincaid, edito da Mondadori, un libro appassionante di cui spero potrò parlarvi approfonditamente a breve.
Mi sono divertita moltissimo a creare questo articolo, in cui vi porterò alla scoperta del genere sci-fi.
Di seguito vi lascio l’elenco delle altre tappe del tour:
La fantascienza riconosciuta come tale vide la luce in Europa verso la fine dell’Ottocento con i romanzi scientifici di Jules Verne. Due delle sue opere più celebri sono “Ventimila leghe sotto i mari” e “Viaggio al centro della terra”, in cui l’avventura romantica viene contaminata dall’elemento fantastico, tecnologico e futuristico.
Al fianco di Verne non può certo mancare H.G. Wells con il libro: “La macchina del tempo”. Lo scrittore utilizza i meccanismi della fantascienza per esporre il suo punto di vista critico sulla società del suo tempo. Porta l’immaginazione oltre i limiti e utilizza elementi come l’invisibilità o l’antigravità per rendere le proprie storie straordinarie.
Come già ribadito, Isaac Asimov è sicuramente un simbolo della fantascienza e anticipa nelle sue opere il cambiamento che segna il genere letterario in America negli anni cinquanta. All’atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti della scienza, infatti, a causa della bomba atomica si sostituisce un approccio più angosciato. 
Da qui, la prima produzione di un altro famoso scrittore: Philip K. Dick. Un tema frequente nelle opere di Dick è il confronto tra esseri umani e non umani: alieni, creature soprannaturali, androidi. Lo scrittore presta particolare attenzione ai problemi psichiatrici, alla dipendenza dalle sostanze stupefacenti (di cui lui per primo ne faceva uso) e alla ricerca del divino; l’atmosfera è pregna del pessimismo che pervadeva quegli anni, ma senza ignorare la dignità umana che lotta contro le pressioni dei potenti. Due delle sue opere più famose sono “L’uomo nell’alto castello” e “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?”, che ha ispirato il celebre film “Blade Runner”, di cui a breve uscirà nelle sale il sequel.
Dagli anni settanta la fantascienza si accosta al femminismo e all’identità femminile, dando modo a figure come Ursula K. Le Guin e Marion Zimmer Bradley di dominare sul panorama letterario. 
Successivamente al fenomeno di “Guerre Stellari” (su cui non mi soffermerò, perché sicuramente se ne parlerà nella tappa successiva a questa), nasce il sottogenere fantascientifico Cyberpunk, che unisce la scienza alla cibernetica e alla tecnologia avanzata.
Impossibile, in questo contesto, non citare William Gibson. Tra il 1984 e il 1988, Gibson scrive le tre opere che lo porteranno al successo: “Neuromante”, vincitore del Premio Hugo 1985, “Giù nel ciberspazio” e “Monna Lisa Cyberpunk”; insieme compongono la “Trilogia dello Sprawl”. Il vero protagonista dei suoi libri è l’ambiente in cui i personaggi vivono, che sia questo urbano, notturno o degradato. 
Questa tematica è presa d’ispirazione da un altro importante scrittore di questa corrente letteraria: Bruce Sterling, celebre l’antologia di racconti del 1986 “Mirrorshades”. 
Degli stessi anni è Frank Herbert, acclamato scrittore noto soprattutto per il ciclo di “Dune”, caratterizzato dai temi a lui cari come la sopravvivenza umana, l’evoluzione, l’ecologia e la commistione di religione.
Gli anni novanta furono caratterizzati da una forte ripresa della fantascienza britannica: Douglas Adams giunge al successo letterario nel 1979, con la pubblicazione di “Guida galattica per autostoppisti”, romanzo ispirato alla serie radiofonica fantascientifica di sua creazione, in cui la fantascienza umoristica si lega alla riflessione filosofica. 

In Italia,  l’anno “ufficiale” di nascita della fantascienza è considerato il 1952, con la pubblicazione delle riviste Scienza Fantastica e, poco dopo, Urania, i cui romanzi sono destinati a diventare la più celebre e longeva collana italiana. 

Dino Buzzati, conosciuto per il fantastico, si dedica al genere fantascientifico con il romanzo del 1960 “Il grande ritratto”, in cui descrive la realizzazione, in un misterioso centro di ricerche, di una gigantesca “Macchina Pensante”, un superelaboratore inizialmente pensato per scopi militari in grado di riprodurre la coscienza umana.
Finalmente ho l’occasione di citare il mio amato Italo Calvino: si accosta al genere con la raccolta di storie fantascientifiche, umoristiche e paradossali relative all’universo, al tempo e allo spazio “Le cosmicomiche”.

Potrei citare molti altri scrittori, ma preferisco concludere consigliandovi altri libri, dando per scontato che quelle citate sopra siano tra le opere fondamentali.

“Il condominio” di J.G. Ballard: lo scrittore immagina un immenso e ultratecnologico grattacielo che al suo interno racchiude tutto ciò che può servire alle migliaia di abitanti. Un ordinario guasto elettrico innesca la graduale rovina della città-palazzo, in una spirale di violenza e orrore.
“The Giver” di Lois Lowry: ambientato in una società futuristica pacifica in cui le differenze individuali, i sentimenti e il dolore fisico non esistono e la vita delle persone viene definita all’età di dodici anni. 
“L’uomo di Marte” di Andy Weir: la sfortunata vicenda di Mark Watney che è costretto a sopravvivere in solitudine sul pianeta rosso, nella speranza che la sua squadra riesca a giungere in tempo per salvarlo.
“Fahrenheit 451” di Ray Bradbury: in un mondo in cui gli incendi vengono appiccati, il pompiere Montag cerca di dare una svolta alla sua alienata realtà, in cui è costretto dalla legge ad irrompere nelle case di chi conserva ancora i libri per distruggerli.
“Multiversum” di Leonardo Patrignani: una trilogia italiana basata sul tema delle dimensioni parallele.
Meglio che mi fermi qui, altrimenti vado avanti per ore. Non perdetevi le altre tappe del Blog Tour e soprattutto recuperate “Diabolic” di Kincaid, disponibile dal 30 Maggio.

Blog Tour “Ricordi d’Inchiostro”: Isaac Asimov

« La violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. »

Una citazione purtroppo in tema con gli eventi che nelle ultime ore stanno sconvolgendo Manchester.

Finito un blog tour, ne inizia un altro: questa è la mia tappa di “Ricordi d’Inchiostro”.

Come anticipato nel post di presentazione, oggi vi parlerò di uno scrittore che ha pubblicato circa 500 libri in tutta la sua vita e che rappresenta una pietra miliare della fantascienza:  Isaak Judovič Ozimov, meglio conosciuto come Isaac Asimov.

Nato in Unione Sovietica il 2 gennaio 1920, il 06 Aprile scorso è stato celebrato il venticinquesimo anniversario della sua morte.

Sono dell’idea che Asimov sia uno di quegli scrittori che tutti conoscono, ma non tutti leggono o hanno letto qualcosa scritto da lui. Da una parte è comprensibile, non è sicuramente lo scrittore meno impegnativo, ma spero di potervi un po’ incuriosire con il mio articolo a lui dedicato; mi farebbe piacere sapere il vostro parere.

Quando si parla di fantascienza è impossibile non pensare a lui, ma nella sua lunga carriera Asimov ha esplorato molti altri generi: dal giallo al poliziesco, dalla divulgazione scientifica all’autobiografia, dai libri per ragazzi al fantasy umoristico. Tutto questo gli ha fruttato numerosi premi e nel 2009 un cratere su Marte è stato a lui assegnato.
Ho conosciuto questo scrittore un po’ per caso in realtà, durante una delle gite in biblioteca che la mia maestra di italiano alla scuola primaria ci faceva regolarmente fare: il libro che lessi è “Norby e la principessa perduta”, il terzo della serie per bambini dedicata alle avventure del robot Norby scritta in collaborazione con la moglie Janet.




Purtroppo la serie non è totalmente edita in Italia (sì, sono una calamita di serie interrotte), quindi per iniziare vi consiglio il Ciclo di Lucky Starr, composto da sei romanzi fantascientifici.

Azazel e Magic sono le due raccolte che contengono i suoi racconti fantasy, che personalmente ho apprezzato molto.
Il Grande Universo della Fondazione è la più celebre serie di romanzi in cui Asimov immagina il futuro dell’umanità ed è suddiviso in tre grandi macrogruppi:
Il Ciclo dei Robot: un mondo distopico-fantascientifico ambientato in un futuro in cui robot e umani convivono, apparentemente in modo pacifico.
A questa serie appartengono “Io, Robot”, il libro a cui si ispira l’omonimo film del 2004 con protagonista Will Smith e “Robot NDR 113”, scritto insieme a Robert Silverberg e che ha ispirato il film del 1999 “L’uomo bicentenario” interpretato da Robin Williams. 
Il Ciclo dell’Impero: diviso in tre libri, narra la lotta tra i regni galattici.
Il Ciclo delle Fondazioni: una serie di sette romanzi storici sul futuro. Lo scienziato Hari Seldon prevede diversi periodi critici che porteranno alla distruzione dell’Impero Galattico. 
In origine era la Trilogia della Fondazione (Fondazione, Fondazione e Impero, Seconda Fondazione). Non sono le prime cronologicamente, ma sono le opere per cui Asimov vinse il Premio Hugo come miglior ciclo fantascientifico nel 1966.
Molto note sono le tre leggi della robotica:

1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

Nella sua genialità e fantasia, ad Isaac Asimov vanno riconosciute alcune “profezie” che attualmente si sono realizzate: i robot sono entrati a far parte del nostro quotidiano, sostituendo l’uomo in lavori tradizionali, agevolando attività come il lavaggio degli indumenti e la preparazione dei cibi e favorendo tecnologicamente la scuola e l’istruzione (basti pensare, ad esempio agli e-reader o alle lavagne “LIM”).

Inutile dire quanto la tecnologia sia all’attuale avanzata e in costante evoluzione: visibilmente viviamo in un mondo molto meno fantascientifico di quello descritto nei suoi libri, ma chissà il progresso a cosa può portare il genere umano.

Blog Tour: “La fine del mondo arriva di venerdì” di Isabel C. Alley – Seconda Tappa

Buon lunedì! Pubblico questo post con grande emozione, non solo perché l’argomento della tappa del blog tour mi è molto caro, ma anche perché contribuisco a presentarvi il nuovo romanzo di una scrittrice che conosco fin dalla prima opera pubblicata.
Finalmente, Isabel C. Alley pubblica il suo quinto libro: “La fine del mondo arriva di venerdì”, di cui non vedo l’ora di scrivere la recensione.

Il blog tour è da poco iniziato, segnatevi le date e non perdetevi alcuna tappa:
Iniziamo!
Nota: Il testo che segue è stato scritto in prima persona dalla scrittrice.
La rievocazione storica
Avete presente le classiche fiere estive di paese? Quelle dove trovate gli accampamenti storici fatti di tende chiare e banchetti; quelle in cui potete vedere guerrieri impegnati in duelli, donne che tessono, fuochi accesi su cui vengono appesi pentoloni fumanti; quei luoghi dove potete ascoltare musica di flauti e tamburi serpeggiare tra la folla, e molto altro?
Sono sicura che tutti voi, almeno una volta nella vita, avete fatto visita a un luogo simile, che fosse una semplice sagra degli antichi mestieri o una festa rinomata in un castello medievale. Alcune volte, probabilmente, in questi vostri giri turistici vi sarete imbattuti in una “rievocazione storica”. Ma che cos’è di preciso una rievocazione storica?
Può essere definita in diversi modi, a seconda del punto di vista da cui la si guarda. Se siete visitatori, per voi è una festa in cui si mangia, si balla, ma soprattutto si impara divertendosi. Per chi partecipa come figurante, è un’immersione a 360 gradi nella storia del secolo rievocato. In questa tappa del blogtour dedicato a “La fine del mondo arriva di venerdì” vi parlerò di una tipologia specifica di rievocazione, quella in cui la protagonista Giulia si ritrova catapultata grazie alla sua nuova coinquilina, Lia, e dove, per fortuna o per sfortuna, troverà l’amore: la rievocazione celtica.
Innanzitutto, perché ho scelto la rievocazione celtica come ambientazione per la storia di Giulia? Perché ne faccio personalmente parte e la conosco molto bene. Sono da diversi anni in un gruppo di rievocazione, la Teuta Foionco (sito web: http://www.teutafoionco.it/), perciò vi descriverò dal mio punto di vista tutti gli elementi che compongono queste manifestazioni che uniscono storia, divertimento e natura. Tutte le feste che vengono citate in “La fine del mondo arriva di venerdì” esistono davvero, quindi quale occasione migliore per venire a scoprire cosa ha vissuto Giulia nei paesi di Monterenzio, Marzabotto e Modena? Ecco a voi un breve viaggio in questo mondo così vicino a noi, tanto da poterlo toccare.
Organizzazione della festa

Alcune delle rievocazioni celtiche (non tutte, ma quelle che più interessano ai fini della storia di Giulia) sono delle feste che si svolgono solitamente in un parco pubblico, un luogo che permetta alle associazioni partecipanti di allestire il proprio campo storico al riparo dell’ombra offerta dagli alberi. Il periodo storico interessato abbraccia diversi secoli, (per darvi un’indicazione, quello specifico della mia associazione riguarda i secoli IV e III A.C.), di cui potete vedere riproposta la vita dei clan gallici italiani ed europei.
In ogni rievocazione storica, ci sono due elementi principali che non possono mai mancare: la zona storica e la zona del mercatino. Quest’ultima è un semplice susseguirsi di banchetti che vendono oggetti a tema: gioielli, soprammobili, libri, cibo e bevande, più o meno coerenti con il periodo storico di cui tratta la festa. È il modo che il pubblico ha per portarsi a casa un “souvenir” della giornata trascorsa all’aria aperta. Ciò che a noi qui più interessa, però, è la parte storica della festa.
La manifestazione è fatta da tante Teute (letteralmente famiglia in gaelico), associazioni culturali più o meno grandi che si occupano di riportare al pubblico ciò che era la vita quotidiana nell’epoca dei celti. Ognuna di loro allestisce il proprio accampamento fatto di tende, pelli di animale e tavoli e offre ai visitatori la possibilità di vedere ciò che succedeva all’interno di esso in tutte le mansioni quotidiane: dalla preparazione del cibo dell’epoca, alla lavorazione di oggetti di uso comune da parte degli artigiani. Si possono trovare donne che creano passamanerie di lana con le loro mani, guerrieri che si preparano per duelli e battaglie, ma soprattutto si può imparare, e non sui libri come succede a scuola. Ogni associazione solitamente ha uno specifico settore di cui si occupa, approfondito in modo da poter rispondere a tutte le curiosità che il mondo moderno può far sorgere su quello antico: cucina, tessitura, giochi, musica, lavorazione del vetro e della ceramica, creazione di monili e di armi, medicina, organizzazione bellica… si può macinare la farina e preparare il pane, tirare con l’arco, costruire il proprio gioiello, ce n’è per tutti i gusti. Le attività sono sia per grandi e piccini, in un percorso libero che può essere visto da vicino e toccato con mano.
Chi sono i rievocatori storici?

Sono persone comuni, che nella vita di tutti i giorni studiano all’università, lavorano in ufficio, hanno una casa e una famiglia. Alcuni considerano la rievocazione storica quasi uno stile di vita, ma per la maggior parte di loro è un hobby, come può essere il praticare uno sport o fare volontariato.

Sono amici di tutte le età uniti da una passione comune, la storia, che approfittano di questo contesto per stare insieme e per fare conoscere agli altri nuove curiosità sull’antico mondo dei celti. Li troverete nei campi storici a ridere e scherzare, o seri quando si caleranno nella parte a loro assegnata per lo spettacolo serale o per la battaglia campale della domenica pomeriggio. Saranno sempre disponibili a risolvere i vostri dubbi e le vostre domande, completamente immersi nell’ambiente del periodo rievocato. Non troverete mai addosso a loro oggetti moderni come orologi o smartphone. Il loro abbigliamento sarà quello riscoperto dai ricercatori, riprodotto nei minimi dettagli, e l’ambiente in cui vivranno per la durata della festa (solitamente un weekend) permetterà a loro di trasformarsi in una vera popolazione gallica.
E la sera?

Al calar del sole, la festa di certo non termina, né per il pubblico né per i rievocatori. Dall’ora di cena fino alla mezzanotte, l’area della manifestazione si riempie di concerti, fuochi e spettacoli, un altro modo per i due mondi della rievocazione di mescolarsi e interagire. 
Potete ascoltare le canzoni di gruppi musicali a tema, osservare duelli e spettacoli teatrali, sentire il calore della pira rituale che porta a termine la giornata, il tutto immerso nell’atmosfera del mondo che fu..

 

 A presto con la recensione!

Blog Tour “Panorami d’Inchiostro”: il Giappone del XVII secolo di Chris Brandford

Doppio post quest’oggi (ancora non era capitato, sarà per questo che qui fuori piove) e come promesso, è giunto il mio turno per parlarvi del mio Panorama d’Inchiostro, tappa del blog tour di cui vi ho precedentemente parlato
Do spazio al Sol Levante, parlandovi di un libro che anni fa è riuscito a conquistarmi: “Young Samurai – La via del guerriero” di Chris Brandford.
Perché proprio questo? Di autori giapponesi ne conosco tanti e, fortunatamente, in Italia hanno trovato la propria fetta di pubblico. Avrei potuto sceglierne uno fra tutti e in un baleno vi sareste trovati circondati da alberi di ciliegio, immersi nelle metropoli affollate o in religioso silenzio all’interno degli antichi templi. 
Ma quando è un autore straniero, un “gaijin”, come il Giappone li definisce, ad essere in grado di descrivere i paesaggi d’Oriente riuscendoci, è giusto dare valore al suo scritto.
Conseguentemente, rendo giustizia ad uno scrittore la cui saga, “Young Samurai”, è stata brutalmente interrotta dalla Mondadori dopo soli due libri.
È proprio un gaijin il protagonista di questa storia: Jack viene adottato dal samurai Masamoto dopo l’omicidio del padre. La via della vendetta diventa la sua ragione di vita, ma imparerà che essere un guerriero ha tutt’altro significato.
Fin dalle prime righe possiamo avere ben chiaro uno scorcio del paesaggio:

I ciliegi in fiore del giardino frusciavano come seta mentre una brezza leggera ne accarezzava i rami. In sottofondo, il familiare sgocciolio dell’acqua che zampillava dalla piccola fontana nella vasca dei pesci e, poco lontano, un grillo insistente friniva nella notte. Il resto della casa era avvolto nel silenzio.

Al suo arrivo, Jack non può fare a meno di osservare quella eterea perfezione che, nella sua imperfezione, lo incanta e lo lascia affascinato:

Una breve rampa di gradini conduceva a un ampio giardino circondato da un alto muro. Jack non aveva mai visto un simile paradiso terrestre. Un ponticello si allungava sopra uno stagno punteggiato di ninfee rosa. Sentieri acciottolati serpeggiavano tra fiori variopinti, arbusti verdeggianti e massi decorati. Una minuscola cascata si tuffava in un ruscello che scorreva intorno a un magnifico ciliegio per tornare poi nello stagno. Tutto in quel luogo era incredibilmente perfetto, pacifico. Quanto sarebbero piaciuti a sua madre, quei fiori! Era un altro mondo rispetto alle distese di erbacce, orti e siepi che infestavano l’Inghilterra.

 E ancora:

Il sentiero era poco trafficato, anche se pieno di buche e dossi. Lungo il cammino incontrarono villaggi con barche legate a pali lungo la riva e pescatori che riparavano le reti, risaie punteggiate di contadini che curavano campi ghiacciati, le bancarelle colme di frutta e verdura di un mercato, una locanda che stava per aprire, cani randagi che abbaiavano inseguendo i cavalli, un mercante solitario in cammino verso la Strada di Tokaido con la schiena carica di merci.

Ovviamente non mancano le descrizioni dei kimono, delle armi e la spiegazione dei termini della lingua del posto. Tutto questo circonda la vita di Jack, che con il passare del tempo apprende il bushido e si adatta ad uno stile di vita così lontano dal suo.
Spero vi sia piaciuto il mio articolo, non perdetevi la mia tappa del 23 Maggio di “Ricordi d’Inchiostro” dedicata ad Asimov.
Fate riferimento al post linkato all’inizio per non perdervi tutte le altre interessantissime tappe dei blogger partecipanti.