La vita è fatta di tappe, stabilite personalmente o imposte da terzi. La società cerca di influenzare e portare le persone a pensare di vivere in un determinato modo. Martina ha trentaquattro anni e un quotidiano non proprio roseo.
Senza un lavoro gratificante, senza figlio, senza anello al dito e senza casa di proprietà. Assenze che la infastidiscono fino a farle male nel profondo. Una vita imperfetta che silenziosamente viene condannata anziché normalizzata e, attraverso la sua esperienza, Gaia Spizzichino veicola proprio questo messaggio.
Il suo è un romanzo piacevole ma che può pungere nel vivo se si è toccati dagli stessi patemi della protagonista. In Martina è facile immedesimarsi e si rischia più e più volte di rimanere inglobati nella sua vita in parallelo alla propria. Ciò che l’affligge fa male ed è davvero frustrante dover ribadire certi concetti nel 2023.
Non sempre si riesce a sentirsi davvero liberi di scegliere come vivere. Prefissarsi degli obiettivi non significa automaticamente raggiungerli. Il cammino può cambiare e non sempre va come previsto. Ma ciò non vuol dire che si è sbagliati e Martina ricade in questo pensiero come se fosse una trappola.
Nonostante in temi non esattamente leggeri, il romanzo scorre senza difficoltà e dona spunti di riflessione che non appesantiscono la storia. Non conoscevo prima il progetto dell’autrice, ma penso che possa essere di grande aiuto e ispirazione per tanti, anche solo attraverso un libro che nel suo piccolo vince senza pretese.
“Tutto nella norma” rappresenta proprio questo: trovare la normalità anche quando e dove tutto il resto va contro.