Nato come personaggio su Tik Tok, Frank Gramuglia è riuscito in pochissimo tempo a ottenere a livello pubblico un consenso spropositato grazie ai suoi video divertenti e scorretti. Ma è possibile definirlo anche romanziere, come sottolinea Google al momento della ricerca?
La risposta è semplice e immediata: no. Frank Gramuglia sarà anche un moderno intrattenitore, ma ci troviamo di fronte a qualcuno che, pur sottolineando la sua passione per la scrittura, non può essere definito scrittore.
Il fatto che abbia all’attivo già due pubblicazioni, non significa automaticamente che si possa etichettare Gramuglia in tal senso. Almeno, idea mia. Di strada ne ha ancora molta da fare, ma a mio parere se il tenore delle storie che vuole raccontare è quello di “Il taccuino della vergogna” e “Lavorate voi”… beh, potrebbe direttamente evitare.
Ebbene sì: dire che il libro pubblicato da Mondadori mi ha deluso è un eufemismo. Sapete perché? Perché io e Fratello Otter passeremmo ore e ore a guardarlo, scorrendo i suoi video su Tik Tok o godendoci gli shorts che vengono caricati su Youtube.
Gramuglia diverte per il suo essere schietto. Descrive il suo quotidiano in video di massimo 60 secondi veicolando spesso delle critiche alla società e al mondo del lavoro. Lo fa senza troppi giri di parole e senza edulcorare il suo tipico linguaggio volgare. Posso assicurarvelo: sul momento la risata me la strappa.
Al contrario dei capitoli di “Lavorate voi”, che mi hanno strappato in continuazione di bocca imprecazioni che mi sarei volentieri evitata. Nel libro non si parla della sua vita (ma poco ci manca, ne sono assolutamente convinta), bensì quella di Federico, un signore di mezza età con una carriera alberghiera all’attivo… e una mentalità ferma a una data imprecisata del secolo scorso.
Retrogrado, rozzo, con una passione per il genere femminile che rasenta lo sfruttamento al solo scopo di evacuare i propri bisogni personali. Nell’ottica del politicamente scorretto ho cercato invano, quasi disperata, di trovare un pelo positivo in mezzo a un uovo che fin da subito ha puzzato di marcio.
Sui video posso anche passarci sopra, ma se un libro non riesce e non vuole trasmettere alcun messaggio non ha motivo di esistere. Specie se poi un messaggio lo vuole trasmettere ma ha un significato sbagliato e vergognoso. Mi preoccupa l’idea che tanti ragazzini, spinti dal conoscerlo su Tik Tok, prendano a esempio la filosofia di vita descritta da Federico/Frank. Ho i brividi, davvero.
Qui arriviamo al punto cruciale: Frank Gramuglia non può essere considerato scrittore perché la sua ironia, in un’opera lunga e scritta come può essere un libro, non funziona. La sua comicità vince nei video perché è immediata e può essere dosata con il contagocce, al contrario del libro, che pur dosandolo come durata di lettura, ha sempre al centro un protagonista alle prese con uno scorcio della sua vita.
Il risultato: un’accozzaglia di brutture che non si possono proprio più leggere né sentire e non c’è politicamente scorretto che tenga, nemmeno satira. Persone che sanno gestire molto meglio queste cose ce ne sono eccome e francamente paragonare un Gramuglia a un Bukowski (se cercate le recensioni in giro lo troverete riportato più volte) fa solo ridere, per non dire piangere.
Sono una persona che segue comici come Ricky Gervais e Louis C. K., quindi so cosa vuol dire quando qualcuno ci va giù pesante e sa come farlo. Da questo punto di vista Frank Gramuglia ha ancora tanto da imparare, specie nel reggere su una storia (o uno sketch) più lunga dei suoi tik tok da 30/60 secondi.
Oggi avrei dovuto parlarvi di un autore che mi avrebbe sinceramente fatto piacere elogiare. Ma non sempre ci si trova di fronte a opere positive, quindi sarà per una prossima volta.