I quattro coinquilini di via Atri 36 tornano con un nuovo caso da risolvere in salsa natalizia. Cosa si nasconde dietro la morte dei proprietari del Vomero Hill? In memoria dell’amicizia che la legava a Emiliano, Malù è pronta a sfidare le stesse autorità per scoprire la verità, grazie all’aiuto indispensabile di Ariel, Samuel e Kobe. Non può però mancare la spalla preferita: il gatto Mycroft è pronto ad affilare gli artigli e sostenere la sua padrona, senza farsi sfuggire qualche leccornia qua e là.
Non conoscevo Serena Venditto prima, ma dopo la lettura di questo romanzo penso proprio di non poterne più fare a meno. Anche se questo è il terzo volume di una serie ho trovato la lettura godibile e senza buchi che mi ha, anzi, spronato a recuperare i due volumi precedenti, che finora avevo soltanto visto di sfuggita nelle librerie.
Siamo a ottobre e io non posso esimermi dal respirare l’aria autunnale, saltare sulle foglie sempre più croccanti, bere una tazza di té caldo sotto la coperta e spulciare il catalogo di Netflix a tema Halloween. Eppure, “Grand Hotel” mi ha richiamato all’ordine, portandomi a pensare al Natale, altro periodo meraviglioso che aspetto sempre con ansia. È una lettura insolita per adesso, me ne rendo conto, ma è capitata al contempo nel momento perfetto facendomi innamorare di Mycroft e tutti gli altri personaggi. È un giallo, ci sono i gatti, siamo nel periodo natalizio: cosa posso chiedere di più?
Il genere letterario e l’atmosfera di festa si sposano incredibilmente bene, regalando una storia di forte intrattenimento, che mette curiosità sul finale e fa divertire per tutta la durata della lettura. Ogni personaggio è ben descritto e penso di essermi affezionata in modo particolare ad Ariel, la traduttrice di thriller che sembra avere sempre fiuto per le piste da seguire. Questo, oltre ovviamente a Mycroft, un gatto adorabile che da luogo alle scene più belle del romanzo.
Il giallo costruito dalla Venditto è ben realizzato, con colpi di scena ben congeniati e indizi da raccogliere e collezionare. Con i quattro inquilini si ragiona su ogni pezzo del puzzle ed è bello potersi sentire tanto coinvolti, perfino parte di una grande famiglia, all’insolita presa con i casi di cronaca di Napoli. Anche gli elementi che richiamano il Natale sono dolci, non si può rimanere indifferenti.
Devo assolutamente recuperare “Aria di neve” e “L’ultima mano di burraco”, in modo tale da completare i collegamenti con ciò che è avvenuto in passato. Spero presto in una nuova avventura: ormai non posso fare più a meno della serie in giallo della Venditto e spero davvero possa farsi conoscere il più possibile dal grande pubblico!