È l’estate del 1942 quando Franci Rabinek varca la soglia di un campo di concentramento a pochi chilometri da Praga. È in quella città che ha sempre vissuto e che poi l’ha rigettata, a causa di leggi crudeli e ingiuste che hanno etichettato lei e la sua famiglia come esseri inferiori.
Ha inizio il periodo più oscuro della sua vita, in cui non esiste futuro e in cui bisogna solo sperare di arrivare al giorno dopo. Ma è proprio questo momento storico che ha reso Franci nota a tutto il mondo, per essere una delle poche sopravvissute allo sterminio di massa portato avanti dai nazisti.
Il tema della Shoah ritorna ciclico ogni anno, come un monito che sempre più urla il proprio dramma nel vedere quanto, dopo così tanti anni, ancora il mondo voglia continuare testardo ad andare verso la follia, follia di cui quell’evento dovrebbe esserne il simbolo. Anche nelle mie letture, questo argomento ritorna puntuale e oggi lo fa con una biografia drammatica e potente, in grado di esprimere su tutto la speranza nella vita.
Franci è una donna che aveva di fronte a sé sogni e progetti e che ha lottato con le unghie e con i denti per difendere le sue ambizioni. Storia e quotidianità si intersecano in un romanzo appassionante e ricco di emozioni, in cui il punto cardine è il coraggio e il desiderio di mantenere la propria identità. Nulla è edulcorato: leggere diverse scene fa male al cuore e chiude lo stomaco, ma in ogni capitolo aleggia un’atmosfera costante di fiducia in quello che verrà, anche solo il vedere sorgere ancora e ancora il sole.
Molto toccante è stato anche l’intervento di Helen, sua figlia, che ha saputo scaldarmi il cuore nonostante fossi arrivata al finale già colma di emozioni. Ho trovato nelle sue parole un sorprendente contatto, che ha reso il romanzo ancora più vivido.
“La guerra di Franci” è un’ottima testimonianza di un passato che non si deve mai dimenticare e che si riflette nella Giornata a lui dedicato, mostrando al mondo quello spaccato di storia attraverso nuovi occhi, che rimarranno consultabili in eterno attraverso la carta stampata.