Uno degli elementi più suggestivi della produzione letteraria di J.R.R. Tolkien, è la cura estrema che ha impiegato nella realizzazione di ogni singolo dettaglio legato alle sue opere fantastiche, in particolar modo il mondo della Terra di Mezzo.
«Sono partito da una mappa, e ho fatto in modo che la storia le si adattasse» – J.R.R. Tolkien
Tra questi, spicca sicuramente il lavoro dedicato alla creazione delle mappe, che caratterizzano le storie di Bilbo, Frodo e tutti gli altri personaggi in modo sorprendente. Quando è necessario orientarsi in un universo vasto e variegato è sempre positivo ricorrere al sussidio di una mappa dettagliata, che aiuti a orientarsi nell’immaginazione stessa dell’autore.
Le mappe sono un punto chiave della produzione letteraria di Tolkien, perché è qui che venivano racchiusi visivamente tutti i popoli, ognuno di una razza differente, con una lingua e una cultura differenti, andando inoltre a individuare le distanze e i confini delle terre rappresentate.
L’opera con il maggior numero di mappe è “Il signore degli anelli”, anche se una delle prime realizzate negli anni Venti fu quella Thror, che traina il gruppo protagonista de “Lo Hobbit” verso la Montagna Solitaria e infine alla tana del drago Smaug. Nell’economia delle storie narrate, le mappe venivano realizzate su pergamena, totalmente a mano, con matita, inchiostro nero e colori che generalmente rimanevano sul verde o il rosso.
Fin dalle primissime mappe realizzate, si capisce subito quanto la Terra di Mezzo fosse chiara, nitida come una fotografia, nella mente di Tolkien, come se il lavoro della storia non fosse iniziato con la stesura dei romanzi ma con la creazione dettagliata dell’ambiente che sarebbe andato a popolare.
L’autore mise tutto in scala e valutò di ogni disegno le distanze che avrebbero percorso i personaggi, il tempo impiegato, le risorse esauribili. Tutto, pur di rendere il più realistico possibile i viaggi più straordinari del mondo letterario fantastico. Per lui le mappe erano uno strumento indispensabile per la corretta fruibilità delle stesse storie. Nonostante la mole notevole di materiale, Tolkien non riuscì mai a completare la geografia per esteso: venne affiancato inizialmente da Christopher che poi portò a compimento il lavoro del padre dopo la sua morte.
Per quanto fantastica, la Terra di Mezzo non è solo il frutto della mente di Tolkien: come l’autore ha sempre tranquillamente ribadito, essa si tratta di un continente realmente esistito sul nostro pianeta, in quello che viene definito Vecchio Mondo. Non è chiara l’epoca, ma è facile pensare, come da lui stesso dichiarato, che sia localizzato circa a nord-ovest dell’Europa, fino a giungere al Mediterraneo. La Contea, che ha chiari riferimenti all’Inghilterra da lui vissuta, è posizionata proprio nel cuore dell’Europa stessa, cui ruotano attorno tutti gli altri luoghi iconici dei romanzi dello scrittore.
Tutto ciò è dichiarato nonostante una fondamentale differenza: l’Arda descritta nel Legendarium tolkeniano è piatta anziché sferica, ma con un firmamento e delle tracce di navigazione che hanno le stesse strutture di quelle della nostra Terra.
Gli studi portati avanti da Karen Wynn-Fonstad e racchiusi nell’opera “L’atlante della Terra di Mezzo”, identificano la Cintura di Arda con l’equatore, illuminata sia dal Sole che dalla Luna. La sua posizione identifica a grandi linee due macroaree: a nord quella corrispondente all’Eurasia e a sud quella dell’Africa.
Un elemento davvero stuzzicante, che anziché ricercare una realtà alternativa fa in modo che tutti abbiano l’occasione di andare a indagare sulle nostre stesse mappe i punti di riferimento che possono in qualche modo corrispondere alle terre da lui concepite.
Uno degli archivi più grandi e ricchi di queste opere su carta è la Biblioteca Bodleriana, in cui è possibile visionare mappe complete e dettagliate, ma anche solo bozzetti preparatori e schizzi approssimati. Un complesso di tesori inestimabili, simbolo della passione impiegata dal Creatore della Terra di Mezzo per le sue creature, che escono con estrema facilità dalla sua immaginazione, giungendo infine all’occhio della mente dei suoi spettatori e stimatori.
Nota: Questo articolo non sarebbe stato possibile realizzarlo senza la consultazione degli studi di Franco Maria Boschetto sulla fisica di Tolkien e soprattutto delle due opere cuore di questo evento promozionale. Ringrazio i curatori e la casa editrice per avermi permesso di accedere a questi preziosi testi.