Review Party: Recensione di “L’ultima nave per Tangeri” di Kevin Barry

La città di Algeciras è nota per le bellezze del paesaggio e la suggestiva atmosfera data dalla vita di porto. Ciò, però, non suscita l’interesse dei due irlandesi Maurice Hearne e Charlie Redmond, amici e colleghi di vecchia data, uniti dal ricordo di una vita allo sbando, pieno di criminalità e ogni genere di bassezza. Ora, con il peso degli anni sulle spalle, osservano le navi che salpano o giungono al porto, alla ricerca della figlia di Maurice, misteriosamente andata lontano.

Affrontare il romanzo di Kevin Barry è stato un vero e proprio salto nel vuoto. Non sapevo cosa aspettarmi, soprattutto sullo sviluppo della trama e la relativa conclusione.

Il romanzo salta tra passato e presente, tessendo le fila del rapporto che lega i protagonisti, addentrandosi nelle efferatezze che hanno negli anni scatenato. Quello di Charlie e Maurice è un duo molto particolare, diverso dalla buona parte di quelli che solitamente si vede nei romanzi, legati da qualcosa di insolito che non li ha fatti perdere nel tempo, ma piuttosto li ha legati oltre ogni ostacolo e difficoltà.

Quella che potrebbe sembrare in apparenza una storia lineare, senza particolari guizzi, viene trasformata da Barry in un’opera coinvolgente a livello emotivo, in grado di smuovere e far riflettere, attraverso l’analisi di vite molto lontane dalla propria. Il ritmo è nel complesso dinamico, dato da parti piene di ironia e controbilanciate da tematiche cupe, quasi strazianti per la loro potenza.

“L’ultima nave per Tangeri” è un romanzo sorprendente, che colpisce in modo inaspettato spingendo il lettore a parlarne e a consigliarlo a più persone possibili.

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