Marshall McEwan non ha altro a cui attaccarsi nella vita se non al suo lavoro di giornalista. Un passato controverso e dei legami che vuole tagliare definitivamente lo accompagnano però giorno dopo giorno, tra un pensiero e l’altro, tra cui riesce a mantenere il controllo. Ma quando questo passato torna a bussare alla porta, Marshall è costretto a tornare a Bienville, nel Mississippi, per far fronte ai doveri famigliari, trovandosi però di fronte a un caso di delitto da seguire: quello dell’archeologo Buck Ferris, conoscenza di suo padre, trovato morto e con la testa fracassata. Le indagini porteranno l’uomo a tornare a conoscere il paese da cui era scappato, cercando proprio lì la notizia più importante della sua carriera.
Sono state le persone a me vicine a farmi conoscere Greg Iles e a consigliarmi assolutamente la lettura dei suoi libri. “Cemetery Road” è quindi il mio primo approccio all’autore, che posso affermare con certezza avermi conquistato. L’atmosfera del romanzo è in equilibrio tra la tensione dell caso di omicidio e l’introspezione del protagonista; entrambi questi elementi stuzzicano la curiosità del lettore, che conoscendo meglio l’uno riesce a comprendere sempre di più l’altro. Si viene a contatto con diverse condizioni di famiglia, che mostrano tutte in modo differente le bassezze dell’animo umani, i segreti e i doveri legati all’essere dello stesso sangue di persone influenti. Questo ha come conseguenza un conflitto interiore terrificante, che pesa come un macigno e fa perdere la lucidità, lasciando che colpe non reali si accumulino rendendo quella spirale di infinità oscurità ancora più buia. Le speranze vengono meno, così come le forze di riuscire a venirne fuori.
Iles calibra molto bene ogni aspetto della sua opera, spargendo colpi di scena sorprendenti, tanto quanto il finale, che soddisfa e rende valida la lettura. Ho trovato “Cemetery Road” il perfetto punto di partenza per conoscere questo autore, di cui sono davvero curiosa di leggere altro e scoprire altre storie da lui scritte.