Ciò che è accaduto a Hiroshima nel 1945 ha fatto la storia. Quella forte ma negativa, un dramma che ancora urla dolore e che ancora adesso è una piaga che ha lasciato il deserto in quel bel paese disintegrato.
Ichigo ricorda bene quel giorno, perché lui c’era: ha visto la bomba cadere, il suo lampo e poi più nulla. Solo le urla, lo strazio, l’unico obiettivo di cercare salvezza. In questo cammino verso qualcosa di migliore, il ragazzo trova l’amico Hiro e insieme cercano la sorella di quest’ultimo, Keiko. Una piccola gru di carta diventa il simbolo di una promessa di ritorno dopo aver cercato aiuto, in mezzo all’odore della guerra che soffoca e uccide ancora.
Attraverso la descrizione degli orrori più indicibili della storia giapponese, Kerri Drewery riesce a scavare e a trovare una storia piena di sentimenti e speranza, ciò che davvero può lottare contro il nemico più grande. La prosa utilizzata è molto particolare perché unisce la narrazione classica e scorrevole degli avvenimenti a quella di brevi poesie, che sono cariche di emozioni profonde che commuovono e colpiscono senza bisogno di troppe spiegazioni.
Quello dell’autrice è un tributo dolcissimo e lodevole a un pezzo molto importante della storia umana, affrontato con delicatezza e rispetto sia degli avvenimenti che delle vittime colpite dalla tragedia. “L’ultima gru di carta” è una storia colma di tristezza, ma che attraverso gli occhi di un giovane protagonista assume una prospettiva particolare, quasi innocente e immersiva in un modo totalmente originale e inaspettato.