Review Party: Recensione di “Silence” di Tim Lebbon

« Restate in silenzio. Restate vivi »

In una sera come tante altre, Ally passa il tempo guardando la tv. Si sofferma su Discovery Channel, che trasmette i risultati di un’importante ricerca in Ucraina. Ma ciò che lentamente viene mostrato in diretta mondiale è un orrore perpetrato in quell’esatto momento e che inesorabile segna coloro che impotenti osservano. Una crudele carneficina, provocata da artigli e denti affilati, appartenenti a creature ben poco definite. Sembrano uccelli, poi vespe, poi qualcos’altro. Una cosa è certa: se il mondo sembrava al sicuro perché lontano da quei luoghi, sente sempre più palpabile il terrore che la catastrofe possa diffondersi in ogni dove. I morti aumentano, così come i disastri documentati attraverso i media. Ma il pericolo sembra venire attratto dalle urla di paura: si muove trascinato dai suoni verso la successiva preda.
Così, il mondo deve sforzarsi di stare in silenzio. Come quello di Ally stessa, che da anni non conosce più alcun suono.
L’apocalisse sembra essere quindi giunta. Sarà possibile trovare una soluzione di salvezza?

Tim Lebbon introduce il lettore alla sua storia utilizzando uno stratagemma infido, ma efficace: presentare la quiete prima della tempesta. Le catastrofi non si fanno attendere, non si annunciano: semplicemente accadono, sconvolgono e devastano. L’uomo è per la maggiore impotente di fronte alla forza della natura, specie quando questa si rivolta al suo volere. La televisione, in questo caso, rappresenta l’unico mezzo attraverso cui sapere e conseguentemente, in un certo senso, avere il controllo su ciò che accade. Ma è solo un’illusione, che fa credere di poter essere al sicuro stando alla larga da ciò che danneggia.
Ben presto, per sopravvivere, i protagonisti saranno costretti a muoversi, sforzandosi di farlo il più silenziosamente possibile. Impresa assai ardua, soprattutto perché il terrore porta gli esseri viventi a fare rumore. Una situazione del genere, nella realtà, causerebbe un vero e proprio sterminio, perché è impossibile fermare di colpo l’ingranaggio caotico che ogni giorno mette in moto ogni cosa esistente, tanto da assordare e disorientare.

La vita di Ally è come racchiusa in una bolla: non mancano le difficoltà quotidiane, date soprattutto da chi è così ottuso da non comprendere la sua situazione, ma queste vengono ben compensate dall’amore di chi la circonda, che non vede nella sordità una condizione per cui trattarla diversamente. Questo è un aspetto degno di nota, all’interno del romanzo: mostrare la normalità di una disabilità.
Infatti, oltre alla vicenda orizzontale, non mancano di essere mostrate dinamiche di vita familiare che approfondiscono maggiormente la conoscenza dei personaggi. Non sono divagazioni volte solo ad allungare la trama, servono piuttosto ad integrare le molteplici reazioni umane di fronte all’incombente fine.
L’atmosfera che si respira è pesante e in costante tensione: non c’è capitolo che passa senza mostrare il dramma e la debolezza che crescono al crescere dell’ombra mortale.
Cosa sono queste creature? Cosa le ha scatenate?
Tante sono le domande che lasciano attoniti. Solo prendendo coraggio e arrivando all’ultima pagina si potrà, forse, ritrovare la quiete iniziale.

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