Recensione: “Lùmina” di Linda Cavallini e Emanuele Tenderini

« -Hai paura?

-No, credo di no. Anche se non avevamo mai interferito con altri universi a questo livello. Trascinare un essere vivente nella nostra dimensione potrebbe essere molto pericoloso!
-Ne siamo consapevoli… tuttavia non ci sono alternative! »


Finalmente riesco a dedicare tempo meritato per un’opera che fin da prima della sua pubblicazione ha suscitato in me molta curiosità.

“Lùmina” è un progetto indipendente, nato dalla mente e dal talento di due autori già avviati nel campo dell’editoria, che deve vita e successo al crowdfunding su Indiegogo dello scorso anno. 
La principale particolarità, quella che sicuramente attrae e seduce la vista, è la tecnica di colorazione sperimentata da Tenderini stesso, l’Hyperflat, che si amalgama perfettamente con il tratto delicato e fluido della Cavallini.
Kite e Miriam sono due fratelli, l’uno più vivace ed estroverso dell’altra, orfani di genitori ma che da un’esperienza drammatica come questa hanno trovato la forza di rimanere uniti. Tornando a casa dopo una giornata di scuola, si ritrovano in un mondo completamente diverso dal nostro: Lùmina. L’atterraggio non è dei migliori, i due ragazzi si trovano in mezzo ad uno scontro incrociato tra creature tanto diverse d’aspetto quanto di ideali. Ben presto scoprono di essere i “Portatori” del Fej Farok, una divinità in grado di viaggiare tra le dimensioni. 

Purtroppo, quello che si evince dal volume, è che la storia sia solo un’anteprima di quello che, probabilmente, dovrà essere effettivamente. Si arriva velocemente alla fine e tanti sono gli interrogativi che rimangono. 

Solo per questo, il fumetto è un po’ debole di contenuti; la sola forza è, come già detto prima, la qualità del disegno e delle pagine.
Considerando il successo che ha avuto, Cavallini e Tenderini hanno la sicurezza di un’idea vincente e che piace. Ci auguriamo, a questo punto, che sviluppino velocemente il mondo che hanno in testa, per portarlo su carta e mostrarcelo.

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