“L’isola dei gigli rossi” è una delle ultime novità di casa Mondadori e attrae per dei motivi ben specifici. Ma andiamo con ordine.
Tanto per cominciare, il libro ha una trama che intriga fin da subito:
In una terra remota e bellissima chiamata Isola, su una spiaggia cosparsa di gigli rossi, la giovane Yona trova il corpo privo di sensi di una ragazza. Quando si riprende, la donna non ricorda nulla del suo passato e parla una lingua sconosciuta, ma Yona decide comunque di accoglierla in casa per aiutarla a guarire: le due imparano ben presto a comunicare e stringono un’amicizia fatta di complicità e attrazione. Umi, questo il nome che viene dato alla ragazza, resta così a vivere su questa terra ricca di antiche tradizioni e riti misteriosi, dove un gruppo di sacerdotesse, le noro, guida con piglio deciso la popolazione locale. Custodi della storia dell’isola, le noro parlano una lingua segreta e sono loro a imbarcarsi, ogni anno, su una grande nave alla volta di Nirai Kanai, il paradiso leggendario al di là del mare, per rifornirsi di beni e doni destinati all’intera comunità. Dopo qualche esitazione la Grande Noro, guida politica e spirituale di Isola, permette a Umi di restare, a patto che si impegni a imparare la lingua delle donne e a diventare a sua volta una noro. Nel frattempo, immagini del suo passato cominciano a riemergere: un mondo di relazioni familiari completamente diverse da quelle di Isola, e nel quale la lingua parlata assomiglia inspiegabilmente a quella delle sacerdotesse noro. Cosa nasconde la storia di Isola? E cosa raccontano davvero i viaggi misteriosi della grande nave a Nirai Kanai?
Da qui, è intuibile quanto le protagoniste siano interessanti da scoprire. La loro caratterizzazione è intrigante e realistica. L’ambientazione invece è studiata e curata nei minimi particolari, in grado di richiamare l’atmosfera tipica dell’Oriente, pregna di tradizioni tutte sue.
Le dinamiche tra i personaggi si amalgamano alla perfezione creando una vicenda emozionante e delicata, grazie anche a uno stile di scrittura semplice e fluido, nonostante i richiami alla distopia. “L’isola dei gigli rossi” merita di essere conosciuto per i sentimenti che suscita e per conoscere un’autrice che ha vinto il Premio Aukatagawa nel 2021 e nel 2017 il 60° Gunzo New Writers’ Prize for Excellence per la sua opera d’esordio Solo Dance.