“Non disturbare il sonno dei morti” è una piccola perla della letteratura gotica. Nel suo essere breve, il testo di Raupach è incisivo e indimenticabile, in grado di giungere da un tempo lontano e scrollare di dosso senza difficoltà alcuna la polvere stantia posatasi su questo genere di storie.
La cura grafica di Abeditore ne precede la fama, ma sfogliare soltanto questo piccolo volume è un’esperienza deliziosa. In un attimo veniamo catapultati in un’atmosfera gelida dalle tinte rossastre, che promette paura, inquietudine e shock.
Andare avanti dovrebbe essere la chiave. Ma Walter, rimasto vedovo, sembra non potersi fare una ragione della sua nuova condizione. Si sente più a suo agio tra i fantasmi dei ricordi e vano è tentare una preghiera affinché la sua bella ritorni. Ma qualcuno, di colpo, ne sente la voce.
La condizione ideale del protagonista arriva a piegare la realtà in un modo inaspettato, ma che ben presto si trasforma in un vero e proprio incubo. La vita di Walter viene infettata dal veleno della distruzione, rendendosi ben conto che ciò che ha ricevuto non era esattamente il desiderio espresso.
Sentiamo la costante pressione pagina dopo pagina, affondando in quel fraintendimento che profuma di condanna. Al contempo, però, rimaniamo rapiti dalla sua bellezza e ci facciamo sorprendere dall’epilogo, che echeggia nella memoria a lungo tempo.