“Ritratto di donna” è un romanzo davvero breve, ma che s’imprime sotto pelle senza troppi giri di parole. Sapevo fin dalla trama che mi avrebbe in qualche modo colpito, ma non sapevo quanto sarebbero state intense le emozioni.
Quando si parla del legame tra mamma e figlia, il rimando al rapporto che ho io con Mamma Otter è immediato, inevitabile. Anche se le situazioni sono differenti da quelle narrate, l’autore è riuscito a farmi non solo commuovere ma anche riflettere.
Mi sono sentita grata per quello che ho e al tempo stesso mi sono chiesta come sarei io nel ruolo di madre, non solo di figlia. Tra le pagine si scava indagando l’importanza delle singole scelte e come il passato prema come un macigno sul presente.
Non avere il quadro completo sott’occhio crea incomprensioni e spaccature che rischiano di non venire sanate prima che sia troppo tardi. Il silenzio diventa assordante, un mostro che però bisogna avere il coraggio di combattere. Come sempre, il dialogo è la cosa più importante e le protagoniste cercheranno di riscoprirlo nel tempo che hanno a disposizione.
Cristian Mannu studia il femminile con garbo e delicatezza, senza cadere nel banale e senza passare dei messaggi stereotipati, superati o scorretti. Messaggi che culminano con un finale indimenticabile e che promette di rimanere impresso nella memoria del lettore.