Ci sono alcune scelte che cambiano la vita irrimediabilmente. Non si può tornare indietro, si può solo andare avanti. Santiago Codrero non pensava che sarebbe diventato un trasportatore di ovuli di droga, eppure ora è lì, all’inizio di un viaggio che potrebbe essergli fatale in un istante. L’inizio della convivenza con un mostro che lui stesso ha permesso gli si insediasse dentro.
Esistono romanzi che, semplicemente, capita di ritrovarsi tra le letture. Storie con cui senti una connessione da lontano e che hai bisogno di leggere per riuscire a capire le origini di quel legame. Il caso mi ha portato a conoscere la scrittura di Fabio Melis, che con un tono diretto tanto da fare male conduce il lettore nell’esplorazione di uno spaccato di mondo invisibile, nascosto letteralmente tra le viscere ma ancora drammaticamente diffuso, come un morbo in grado di scacciare ogni speranza.
Melis delinea il personaggio di Santiago senza troppi giri di parole, lasciando che siano i suoi ricordi e il suo presente a definirne nel dettaglio le caratteristiche. Un uomo come tanti e in cui tutti possiamo rispecchiarci, perfino in quelle fantomatiche scelte che l’hanno portato a diventare un corriere della droga, quello che sfida i rischi peggiori puntando a un flebile e lontano scopo.
Un uomo come tanti, plasmato da un ambiente criminale, marcio fino al midollo e che non gli lascia scampo da quando era soltanto un bambino. Nonostante tutto, però, Santiago ha dei sogni e agisce in prospettiva di quelli, credendo in un futuro roseo e lontano dai giri inquinati che troppo a lungo ha dovuto frequentare. Un futuro che per tanti è un lusso irraggiungibile.
Il viaggio di Santiago calamita l’attenzione in modo sorprendente: si ha la fretta di far scorrere gli occhi pagina dopo pagina, con l’urgenza di chi teme come andrà avanti la vicenda ma ha un forte bisogno di scoprire l’esito finale. Si vive sul filo del rasoio, proprio come lui, interiorizzando ogni suo pensiero ed emozione.
Un uomo come tanti, come dicevo prima, in cui tutti DOBBIAMO rispecchiarci, senza giudizio, senza malignare, senza condannarlo perché “se l’è andata a cercare”. Santiago è infatti la tipica persona che tutti eviteremmo, puntando lo sguardo altrove per non affondare nell’abisso che i suoi occhi riflettono. Se l’è andato a cercare, esatto, quel futuro florido che ha sempre desiderato. Ma su una strada lastricata da un veleno che quando infetta non lascia andare.
“Di solo andata” è il racconto crudo di un’esperienza di vita da cui non c’è ritorno. Ogni istante rappresenta un’occasione preziosa per riflettere e imparare, per tornare alla realtà indossando una nuova pelle.