Quanto può essere deleteria la continua insoddisfazione e frustrazione?
Con uno stile crudo e diretto ci addentriamo nei meandri della mente e della vita di Jimmie Dillon, uno scrittore sull’orlo del baratro che non vede uno spiraglio di appagamento nemmeno in ciò che scrive. Accerchiato da un ambiente in cui l’indifferenza la fa da padrona e da persone con intense emozioni e convinzioni, l’uomo cerca di attaccarsi al valore che per lui hanno le sue storie, desiderando di conquistare il consenso del pubblico, invano. Anziché trovare spunti, critiche costruttive, incitamento a proseguire, Jimmie è costretto in un costante muro sociale, dove l’egoismo e l’approfittarsi del prossimo sembrano le uniche armi per una vita di successo.
Eppure, lui non è così. E anche di fronte a un blocco cerca sempre di agire in un modo che dovrebbe essere considerato eticamente giusto ma che non fa altro che prendersi beffe di lui ancora e ancora.
“Inferno sulla terra” è un viaggio mentale drammaticamente vicino a chiunque abbia mai avuto delle difficoltà nella vita. Addentrarsi nei pensieri sempre più ossessivi del protagonista fa emergere con prepotenza le debolezze insite in ognuno di noi, che rispecchiano e trovano similitudini con ciò che Jimmy sta passando. Questa è una lettura impegnativa e non facile da digerire, perché più si scava nella psicosi più si rischia di perdersi al suo interno. Una e una sola è la domanda che può mettere a repentaglio il futuro: perseguire i propri sogni o rinunciarvi e somigliare un po’ di più alla società in cui si è immersi? HarperCollins ha portato in Italia un’opera del 1942 che sa adattarsi perfettamente ai dubbi che scombussolano molti che vivono ora, offrendo un libro molto particolare e complesso che richiede del tempo per farsi apprezzare, lasciando addosso una buona dose di turbamento che personalmente mi sconfigge i sensi e mi lascia prosciugata. In balia dei demoni da combattere.
Una bella recensione, tale da stimolare curiosità per il romanzo. La realtà esiste, la realtà delle dinamiche e relazioni sociali, anche e l'intelligenza è una funzione di adattamento necessaria alla sopravvivenza. La follia, se la si vuole interpretare come scelta, è una "scelta" non vitale, ma contiene indubbiamente un suo fascino ed è fondata sulle sue "buone ragioni".