Quando Lamberto e Irene s’incontrano per la prima volta sono separati soltanto dalla pistola da lei impugnata. Da allora, senza un motivo apparente, il tredicenne non può fare a meno di tornare a trovarla, per assicurarsi che la caviglia della donna sia guarita e che abbia cibo a sufficienza. I due diventano l’uno il segreto dell’altra e i loro incontri lasciano il mondo fuori dalla porta. Lontano dal nome Brigate Rosse e da tutto ciò che questo rappresenta.
Con delicatezza nello stile, ma decisione nel tono, Enrico Losso conduce il pubblico alla riscoperta degli anni di piombo, un periodo buio della storia italiana che rischia purtroppo di essere dimenticato. L’autore lo riporta in auge con una storia emozionante in grado di unire realtà e fantasia in modo plausibile e per nulla farlocco.
L’amore, in ogni sua forma, può nascere anche sul terreno di battaglia più arido: a prescindere dal futuro, questo getta la base per riportare speranza anche dove sembra impossibile che attecchisca. Non c’è poesia nelle parole di Losso, la narrazione è dura come giusto che sia, eppure la dedizione per i suoi personaggi è lodevole fino alla commozione.
Seppure figli di carta, si parla pur sempre di esseri umani a cui il loro creatore desidera dare una vita dignitosa, sempre e comunque a prescindere dal futuro. Lamberto e Irene si trovano a mettere sempre più in discussione quelli che ritenevano i paletti saldi su cui la loro vita poggiava fino al fatidico incontro, quel momento di svolta non richiesto ma implicitamente necessario. Avviene così un ribaltamento di punti di vista che fa tremare le certezze del lettore stesso di fronte ai fatti storici che conosciamo, di fronte agli ideali delle parti in causa. Buono e cattivo, a quel punto, sono termini dal significato incerto.
Quando tutto crolla si rimane disorientati fino alla disperazione, come se si camminasse al buio senza sapere dove muovere i propri passi. Eppure, al contempo, nasce una scintilla elettrizzante nel cuore che porta a essere curiosi su ciò che avverrà da quel momento in avanti. Non sapere nulla del proprio cammino apre a infinite possibilità mai indagate in precedenza. Anche se non si sanno le conseguenze delle nuove scelte ci si sente autentici, liberi come una rondine in volo, preparati perfino all’ignoto stesso.
Non si smette di crescere e d’imparare, anche quando il significato dell’insegnamento è proprio il non perdere la propria purezza, quella che si associa a un bambino ma che può e deve appartenere a un adulto per la sua intrinseca salvezza. A quel punto le barriere vengono abbattute così come i pregiudizi e si può cominciare a vivere con una serenità diversa negli occhi.
“Dove si nascondono le rondini” è l’interessante esordio di uno scrittore, Enrico Losso, in grado di raccontare e analizzare i rapporti umani senza porsi freni, contestualizzandoli senza peso per raccontare la nostra Italia dal punto di vista dei suoi studi e ricordi.