In occasione dell’uscita in libreria di “Il battito dei ricordi” edito da Rizzoli, ho avuto l’onore di poter intervistare la scrittrice Vanessa Roggeri. Non perdetevi l’intervista a lei dedicata e tutto il tour realizzato per questa nuova emozionante opera.
Benvenuta Vanessa nella tana di The Mad Otter e grazie per aver accettato la mia proposta d’intervista, sappi che per me è davvero un onore poterti ospitare qui. Mi piacerebbe iniziare col chiederti quali sono gli elementi che nella tua vita, tra quotidiano, studio e percorso lavorativo, ti hanno fatto capire che la via della scrittrice era quella più adatta a te. Anzi, è davvero la più adatta?
Mia cara Lontra, grazie a te per l’invito e l’accoglienza, è un piacere essere ospite nella tua tana. Il nome del blog è davvero carino e poi è vero, le lontre sono un po’ pazze, e mi piacciono anche per quello.
Per rispondere alla tua domanda, in realtà sono i libri ad avermi fatto capire che raccontare storie era l’unico destino che desideravo. La passione per la scrittura è esplosa durante l’adolescenza ed è diventata presto progetto di vita: volevo diventare una scrittrice, volevo che i miei libri fossero sugli scaffali delle librerie. Non vedevo altro futuro per me. È stata una scelta consapevole che ho portato avanti parallelamente alla vita quotidiana, forse proprio per sfuggire quella vita quotidiana fatta di studio, lavoro e famiglia, quasi un rifugio necessario in cui riponevo tutti i miei sogni e le mie aspirazioni. Credo sia la “via” più adatta a me, di sicuro è quella che più mi piace.
Con “Il battito dei ricordi” ci porti in un viaggio meraviglioso tra Spagna, Francia e Roma. Non ho potuto fare a meno di notare un cambio di rotta rispetto alle ambientazioni dei tuoi precedenti libri, che hanno come fulcro principale la tua Sardegna. Come mai questa decisione?
Se pensi che Il battito dei ricordi è nato molto prima della trilogia sarda, capisci bene che questo cambio di rotta era inevitabile. A livello editoriale il salto verso orizzonti più ampi, prima o poi, doveva avvenire, perché è nella mia natura cercare e trovare ispirazione ovunque, anche in luoghi lontani dalla Sardegna.
Com’è nata l’idea di fondo che ha dato il via a tutta la trama?
È nata circa 15 anni fa, mentre sfogliavo una monografia sui capolavori di Raffaello, in particolare un affresco nella Stanza di Eliodoro in Vaticano. Ho provato una strana sensazione, un dejà vu, come un già visto e già conosciuto che ha fatto nascere in me gli scenari, i personaggi e gli intrecci, con tutti i risvolti psicologici ed emotivi, che ho poi descritto nel romanzo.
Quanto studio può celarsi dietro a una storia come questa?
Tanto studio sulla reincarnazione, soprattutto molta meditazione sui vari incastri, perché il romanzo fosse congruente in ogni sua parte. A volte, rileggendo qualche pagina, mi capita di chiedermi come mi sia venuta questa o quella idea, per esempio come sono arrivata a far collimare tutta la ricerca storica condotta dal dottor Pellegrini. Quando sei immersa nella stesura di una storia, è come se abitassi idealmente in altri luoghi, diventi i tuoi personaggi, e il coinvolgimento è tale che a mente fredda quasi fatichi a riconoscere lo stato alterato di coscienza che si innesca durante la fase creativa.
Hai avuto difficoltà nello scriverla?
È una storia molto complessa e la difficoltà deriva proprio dal fatto che necessitava di una scrittura matura e consapevole perché fosse resa al meglio la profondità dei vari risvolti. Ho aspettato di essere pronta prima di scriverla. Volevo che ogni dettaglio fosse curato e non è un caso che il romanzo abbia richiesto quattro stesure.
Isabel e Javier sono i protagonisti di questa nuova storia. Sono personaggi magnetici e potenti, così come la tua narrazione è così intensa da impedire di staccarsi dalle pagine. Vuoi parlarcene un po? C’è qualcosa di tuo in loro?
Calarmi nei panni dei miei protagonisti ha richiesto una grande capacità di immedesimazione, sia dal punto di vista emotivo che psicologico. Isabel e Javier sono una coppia giovane e innamorata, adorano la loro bambina Luz e conducono una vita ricca e privilegiata. All’improvviso un incidente stradale spezza questa apparente perfezione, a significare che nella vita nulla dura per sempre, ancor meno la felicità. Quando Javier si risveglia dal coma è cambiato, non riconosce più la sua vita, la sua famiglia, sua moglie. E sarà proprio Isabel a fare l’impossibile per riportare indietro Javier dal luogo tetro e oscuro in cui si è rifugiato. Isabel è talmente disperata da affidarsi alle teorie non convenzionali del dottor Pellegrini, neuropsichiatra italiano che ha dedicato la vita allo studio dei reminiscenti. È il racconto di un viaggio sia fisico che metaforico sul senso della vita, dell’amore, e dei suoi insondabili misteri. Di mio c’è sicuramente il desiderio di capire se oltre il tangibile esiste qualcosa d’altro, una possibilità che va oltre la ragione.
Quello uscito lo scorso 11 Maggio è il tuo quarto romanzo pubblicato per Rizzoli. Cosa significa, per te, essere una scrittrice rappresentata da una casa editrice importante come questa?
Assume un valore ancora più grande e importante quando penso al Battito dei ricordi, perché per anni su questo romanzo ho riversato tutti i miei sogni di aspirante scrittrice. I miei tre precedenti posso dire che sono stati scritti e pubblicati, non ho avuto il tempo di sognare e sperare perché la pubblicazione stava già accadendo. Per questo mio quarto il sentimento è diverso, rappresenta una parte fondamentale della mia vita.
Proviamo a fantasticare un po’ e immaginare i personaggi sul grande schermo di un cinema. Quali volti avrebbero?
Di solito quando immagino le mie storie non faccio mai riferimento al cinema, mi succede invece quando leggo i libri degli altri autori. Quello che riesco a creare nella mia mente è un mondo talmente personale e nuovo rispetto alla realtà, che fatico ad associare i volti dei miei protagonisti a quelli di attori e attrici esistenti.
Sei una delle poche scrittrici che, seppure a distanza, ho avuto l’onore d’intervistare in questo anno, passato e presente. Un anno difficile e particolare per molte persone. Come lo stai affrontando, soprattutto dal punto di vista lavorativo e della promozione?
È stato un 2020 talmente difficile e destabilizzante che sono grata di aver pubblicato adesso, quando la speranza di un ritorno a una vita più libera si fa più concreta. In ogni caso resto ottimista, vista la situazione accetto con gratitudine tutto ciò che verrà. Intanto si prospetta un’estate 2021 fitta di presentazioni.
Ci sono dei desideri che vorresti vedere realizzati grazie ai tuoi libri?
Vorrei che le mie storie raggiungessero un numero sempre maggiore di lettori e che ricevessero il giusto riconoscimento. Alla fine per me questo è quello che conta davvero.
Il tuo romanzo è appena uscito, ma non posso esimermi dal chiedertelo: è già in cantiere qualche altra storia?
Sì, sto già lavorando a un nuovo romanzo. Un quinto libro che alza l’asticella delle difficoltà. Del resto, la vita senza sfide non avrebbe gusto.
Bella intervista!!!