Si chiama Tox. È questo il virus che sta sconvolgendo chiunque, una malattia che assalta qualsiasi cosa, mutando l’aspetto fisico. In attesa di una cura che non arriverà mai, Hetty, Reese e Byatt vivono nel loro istituto abbarbicato su un’isola deserta, osservando ogni giorno sulla propria pelle gli effetti devastanti del morbo. L’unica cosa che rimane da fare è sopravvivere e attendere, senza mai permettersi nemmeno di attraversare la cancellata che le tiene separate dalla foresta. Ma c’è un mistero legato alla loro condizione ed è giunto il momento per le ragazze di scoprire cosa c’è sotto.
Il romanzo di Rory Power, il primo di una storia divisa in due, conduce il lettore in un’ambientazione cupa e piena di orrore, in grado di far accapponare la pelle e di far vagare l’immaginazione verso pensieri indescrivibili. Anche se amo questo tipo di storie sono facilmente impressionabile (viva la coerenza), quindi sono certa che un film o una serie di questo tipo non riuscirei a reggerla. La lettura mi da il controllo di poter decidere quanto spingermi con le mie emozioni ed è solo grazie a questo se sono riuscita ad apprezzare l’opera.
Ormai, quando si parta di virus e pandemia facciamo riferimento alla nostra realtà: qui la condizione è portata all’estremo grazie all’espediente di un agente mutageno in grado di sfigurare qualsiasi cosa respiri, piante, animali ed esseri umani. Per quanto la copertina sia strabiliante in quanto a bellezza, è necessario immaginare quanto un corpo possa cambiare diventando sempre più spaventoso. L’effetto del virus è devastante, tanto da rendere la pelle marcia o far spuntare ossa in posti dove non dovrebbero esserci.
L’aspetto del body horror è ciò che più di vincente possiate trovare nel libro, a patto che abbiate lo stomaco forte. Non ho apprezzato, invece, l’elemento romantico, in quanto mi è sembrato un po’ raffazzonato e buttato lì come se dovesse essere doveroso inserirlo, soprattutto per il tipo di amore a cui assisterete. Non sono rimasta colpita e non c’è stata scena alcuna in cui mi sia emozionata.
“Wilder Girls” è un’opera feroce e violenta, specchio terrificante di una situazione che, seppur fantascientifica, vediamo minacciosa all’orizzonte, come se potesse prima o poi concretizzarsi davvero.