Il regno del rame è ambientato cinque anni dopo la fine del primo libro, elemento inaspettato che è riuscito a sorprendermi. Ora, Nahri, Ali e Dara sono separati, abituati forse a una vita che non appartiene loro, senza sapere che ne è stato degli altri. Se nel primo libro assistiamo a due punti di vista, ora per questo motivo ce ne sono tre: uno dopo l’altro si entra in contatto con i personaggi che avevamo conosciuto, cercando ora di capire quale sarà il loro destino.
Incredibilmente ho amato la storia drammatica di Nahri, relegata in un luogo e un ruolo che le sta stretto, ma con una forza interiore che la sprona a non farsi schiacciare dal sistema, ma piuttosto a essere altruista e pensare al popolo.
Purtroppo la storia soffre parecchio del fatto che l’autrice sia molto prolissa e descrittiva, come già evidenziato precedentemente. Gli eventi sembrano susseguirsi veloci l’uno all’altro, ma nel complesso risulta essere un po’ povero di azione, concentrando ancora una volta il meglio verso la fine.
Nonostante le imperfezioni mi sono ancora una volta ritrovata sorpresa dal finale, che mi trattiene e mi fa scaturire ancora più domande di quante me ne sia fatte alla fine del primo libro. Non vedo l’ora di leggere The Empire of Gold, sperando che possa dare una degna conclusione al tutto.