Sapere cosa sia la guerra di Troia, significa tornare indietro di molti
secoli, quasi alle origini dell’umanità moderna, in mezzo alle civiltà
più antiche mai esistite. Significa, anche, conoscere i nomi di coloro
che hanno fatto la storia e il cui nome viene ancora oggi ricordato. Se
ci si sofferma su questo punto, si prende coscenza del fatto che le
gesta di questi valorosi personaggi sono principalmente appartenenti a
uomini. Le donne, invece, che ruolo hanno avuto?
Questa è la storia di chi è rimasto costantemente celato nell’ombra dei
potenti, senza mai poter vedere nei cantici il proprio operato, un grido
di dolore e giustizia che prende a simbolo la figura mitica della Musa
della poesia, Calliope.
Con una prosa estremamente curata e intrigante, Natalie Haynes conduce i
suoi lettori in un viaggio indietro nel tempo, fino agli eventi che
l’Iliade racchiude a sé, ma facendo riferimento a punti di vista
differenti e inusuali, portando a far emergere la prospettiva femminile.
L’autrice prende a cuore la missione di far conoscere il più possibile
donne come Cassandra, Elena, Eris ed Enone, donne più o meno sentite
nominare ma che vengono sempre e comunque oscurate dalle narrazioni più
attive dei guerrieri. Eppure, anche loro sono state guerriere, anche
loro hanno avuto una finestra sul mondo che le ha sempre circondate.
Il clima altamente emotivo mi ha riportato indietro con la mente, agli
studi di epica al liceo, all’amore che provavo per questi straordinari
poemi, spesso incompresi e spesso dimenticati. Amo, negli ultimi anni,
ritornare ai tempo della scuola affrontando gli studi da un altro punto
di vista, leggendo opere a sfondo storico in cui sono proprio le donne a
essere le protagoniste e che hanno il pregio di farmi apprezzare anche
ciò che in passato avevo affrontano con noia o fatica.
Le vicende descritte portano i destini delle donne a unirsi in una
tacita cooperazione, un fronte comune volto a far sentire la personale
voce: ognuna risplende limpida tra le pagine, permettendo allo
spettatore di conoscerne ogni pensiero ed emozione, empatizzando
visceralmente. E’ stata un’ottima sorpresa ritrovarmi presa dalle loro
storie, che in qualche modo si riflettono ancora su molte situazioni
attuali in cui le donne devono vivere, spesso senza possibilità di lottare.
“Il canto di Calliope” si eleva a opera definibile femminista, senza
ricalcare fortunatamente il lato tossico ed errato di chi vorrebbe
prevalre piuttosto che ricercare la parità. Come ogni poema epico, anche
questa storia vuole cercare di insegnare qualcosa, trasformandosi in una
lettura meritevole, necessaria per far presente quanto ancora la figura
della donna sia considerata in modo inferiore e portando a una
riflessione sull’importanza di donare un futuro migliore alle bambine,
ragazze e donne che ci succederanno.