Blog Tour: “Archeologia misteriosa” di Alfonso Cappetta – Manufatti Insospettabili

La storia dell’uomo è attraversata da secoli e secoli di elementi che, nel loro piccolo, hanno fatto sì che ci si potesse evolvere, accumulando un bagaglio culturale lungo quanto il corso del tempo. In quest’opera, l’archeologo Alfonso Cappetta esplora con passione e cura dei dettagli quella parte di storia avvolta dal mistero, legata a oggetti sparsi per il mondo e appartenenti a epoche diverse, scoperte incredibili e reperti la cui concezione sembra andare oltre la logica umana. “Archeologia misteriosa” è un piccolo gioiello che va letto con attenzione e con la voglia di farsi incuriosire, per poter rimanere affascinati dai contenuti in esso racchiusi.

Ecco di seguito tre esempi d’incredibile valore e bellezza.

 

Il cuneo metallico di Aiud

 

Ritrovato nel 1974 nel cuore della Romania, il cuneo di Aiud è lungo 20,2 cm, largo 12,5 cm e alto 7cm, con un peso che si aggira circa sui due chili e mezzo. Si fa risalire la sua provenienza alla preistoria e la sua forma particolare ricorda un piede, probabilmente utilizzato come supporto di una struttura tecnico-meccanica. Ciò che subito ha messo curiosità ai ricercatori è la quantità di materiali da cui questo è composto, soprattutto per il fatto che per l’89% fosse alluminio. Elemento piuttosto curioso, dal momento che non è mai stato trovato in forma pura, se non per la prima volta nel 1825 da H.C. Oested. Tante sono state le ipotesi formulate sul suo utilizzo prima di giungere forse a quella più logica, quel che è certo è che si tratti di una lavorazione molto specifica, che solo una mano esperta avrebbe potuto ricavare in base a uno scopo ben preciso. Per citare l’autore, sono ancora molti i dubbi e poche le certezze; il manufatto è ora conservato presso il Museo di Storia della Transilvania di Cluj-Napoca, ma non esposto al pubblico, fino a quando non verrà fatta luce sulla sua reale identità.

 

Le spirali degli Urali

 

Sui Monti Urali, nel 1992, vennero fatte da un gruppo di ricercatori delle scoperte piuttosto insolite: delle nanospirali di rame, molibdeno e tungsteno dalle dimensioni ridottissime risalenti probabilmente ad almeno 100.00 mila anni fa. Vennero rinvenute principalmente vicino a corsi d’acqua, per una profondità tra tre e i dodici metri: alcune di queste furono trovate in strati lavici, che ne fanno risalire la provenienza a oltre un milione di anni fa. La nanotecnologia è una materia di studio piuttosto recente e ancora in sviluppo; proprio per questo, ha lasciato sbalorditi gli studiosi, che mai si sarebbero aspettati simili materiali con una provenienza così antica. Nel 1995 prese in mano la situazione la geologa Elena Matveeva, che concentrò lo studio sui Monti Urali sulle sponde del fiume Balbanju, portando dopo un anno alla conclusione sulla loro provenienza: 100.000 anni fa, senza riuscire però a comprendere come potesse essere possibile una provenienza tanto antica. Solo una dichiarazione viene infine data, che lascia un dubbio davvero molto grande: l’origine extraterrestre. Ipotesi plausibile, ma che ovviamente scatena lo scetticismo generale, che ha portato tutt’ora altri studiosi ad avanzare teorie, tutte ancora però da verificarsi con ulteriori approfondimenti.

 

Il calcolatore di Antikythera

 

 

Ennesimo ritrovamento fatto nei più casuali dei modi, durante una battuta di pesca nel 1900 nei pressi dell’isola di Antikythera, vicino Creta. Giunti sul fondale, a circa 60 metri di profondità, venne ritrovato il relitto di un’antica nave, carica di oggetti preziosi. Nel 1901, dopo mesi e mesi di accurate operazioni, il tesoro venne portato in superficie e subito nel Museo archeologico di Atene, dove iniziarono gli studi. Ciò che saltò subito all’occhio fu un oggetto costituito da frammenti di metallo che, dopo mesi, rivelarono quello che parve a tutti gli effetti il meccanismo di un orologio, conservato in perfette condizioni, completo di ogni parte. Vennero inoltre ritrovate incise in greco antico delle iscrizioni risalenti tra l’82 e il 65 a.C., facendo scattare ancora di più i dubbi sulla sua provenienza: nessun testo romano o greco, infatti, fa menzione dell’oggetto. Le spiegazioni sul suo utilizzo si sono accavallate l’una sull’altra, fino agli studi del fisico americano Derek de Solla Price che lo riconobbe ufficialmente come un orologio meccanico, che rende i popoli antichi più tecnologici di quanto ci si aspettasse. Il calcolatore di Antikythera è un manufatto di straordinaria complessità, in grado di indicare inoltre i moti delle orbite planetarie.

 

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