Ana ha sempre vissuto perseguendo i propri sogni con grinta e tenacia. Ma questo comportamento non è ciò che ci si aspetta da una donna della sua epoca, catapultata nella Galilea del primo secolo d.C., dove quelle come lei non hanno un’identità, sottomesse al padre che di loro può decidere ciò che vuole.
Evitata dopo la morte del suo futuro marito, la ragazza s’innamora perdutamente di Gesù, che le propone di sposarlo e di vivere con lui una vita serena e in pace. Ha così inizio una vicenda antica e conosciuta da tutti, da un punto di vista che mai si era visto ancora nella letteratura.
Il romanzo di Sue Monk Kidd è uno tra i libri più particolari letti ultimamente. Attraverso la voce della sua protagonista, l’autrice grida tutto il dolore e l’ingiustizia subita dal genere femminile fin dall’alba dei tempi, un tributo illuminante e incredibilmente istruttivo.
Non è una lettura semplice, ma un’esperienza che richiede una concentrazione estrema per essere capita fino in fondo, un’opera che ha bisogno di tempo per entrare nel cuore e che assembla nella mente un nuovo modo di pensare.
Il femminismo è un tema incredibilmente appropriato per quest’opera, che va alla ricerca continua della parità, in un momento in cui il sessismo ha soffocato la dignità delle donne anziché ricercare una parità. Basti pensare che la storia del figlio di Dio viene veicolata attraverso Ana, una donna rimasta colpita dalla sua umanità e che lo seguirà fino alla fine, senza perdere la propria integrità.
Molti potrebbero ritenere i contenuti di questo libro blasfemi e scandalosi, mentre penso sia un’esortazione a cambiare prospettiva sulle nostre conoscenze, osservando i fatti da un’altra angolazione e godendo della vista progressista che ne risulta.