Si chiama strega ed è colei che in casa propria ospita il Demonio Belzebù.
Annaluna, detta la Negromante, è indagata dal Tribunale del Sant’Uffizio con suo fratello Vernante e, quello che si dice di loro, è agghiacciante.
Coloro che servono il diavolo compiono giorno e notte atti osceni e diabolici, tutti nel suo nome, a danno del paese che hanno deciso di infestare con la loro presenza.
In genere sono le donne a essere messe sotto accusa, per l’uomo sono solite le giustificazioni caratteriali che lo rendono quasi innocente o succube. Ma la donna, si sa, è colpevole a prescindere: le sue abilità si avvicinano a quelle di Dio, quindi solo l’Inferno può avergliele concesse e non l’intelligenza o l’attitudine.
Noto è il Sabba settimanale, il ritrovo delle streghe, dove evocano spiriti maligni, infestano le case per rapire i neonati nelle culle e provocano parti di animali o esseri deformi.
La strega Annaluna ha il potere di ammaliare gli uomini, strappandoli alle proprie mogli e perfino di far cadere i preti nel peccato: Padre Gerardo ne è una vittima lampante ed è uno dei motivi che separa la cittadinanza dal gettarla sul rogo.
Il buio è la sua reale dimora, perché con il favore delle tenebre può invocare i morti e compiere i malefici indisturbata, osservandone beffarda i risultati dall’alba in avanti.
Un testo di assoluta importanza per la caccia alle streghe è di certo il Malleus Maleficarum del 1487, in grado di aiutare i cacciatori a riconoscere le tracce della stregoneria.
Ma quanto può esserci di vero e quanto è in realtà edulcorato dalla paura e dall’ignoranza? Solo Sorella Febe può scoprirlo, indagando il vero significato di negromanzia e cercando di capire quanto le accuse siano fondate o se Annaluna è il capro espiatorio attraverso cui far passare ogni cosa, senza andare alla ricerca della verità.