Alex Vogel non ammette insuccessi sul suo cammino: fin dal liceo ha costantemente passato il tempo sui libri e a eccellere in ogni settore, fino a ottenere la tanto desiderata laurea in giurisprudenza presso la prestigiosa università di Harvard. Da qui, le porte del lavoro le si spalancano e la donna non si fa certo scappare l’opportunità della vita, ovvero quella di lavorare per il noto studio legale di Manhattan, Klasko & Fitch.
Nonostante la sincera intenzione di non farsi influenzare dall’ambiente lavorativo, Alex si rende subito conto del forte clima competitivo e degli sguardi famelici altrui puntati addosso. Una donna in uno studio come quello è così rara da saltare subito all’occhio degli uomini, che si prendono libertà presuntuose e indesiderate.
La frenesia iniziale, data dai consistenti guadagni e gli sfizi che lei e il fidanzato possono togliersi, sfociano ben presto nella tensione costante di non essere all’altezza e di non valere abbastanza, soprattutto confrontata agli agli uomini che sembrano godere di vantaggi particolari e inaccessibili, come se quel mondo fosse un club esclusivo in cui una donna, alla fine, non ha il diritto di accedere.
Il romanzo di Erica Katz mi ha ricordato molto il clima che si respira nella serie tv “Le regole del delitto perfetto”, una serie in cui tutto ruota attorno a un gruppo di studenti che iniziano attivamente a lavorare per un’importante avvocato e si ritrovano a dover compiere azioni ben più losche di quanto si aspettassero.
Questo è ciò che l’autrice vuole davvero mostrare nel libro: quanto il settore giuridico sia corrotto e a tratti sessista, in cui è necessario chiudere entrambi gli occhi e andare avanti se si vuole sperare di avere un minimo di carriera. Anche di fronte a ingiustizie, molestie, insabbiamenti e umiliazioni. Ho subito percepito una sensazione soffocante addosso data dall’inquietudine e dall’ansia, come se fin dalla prima pagina si percepisse lampante che qualcosa di terribile stia per accadere.
Anche chi, come me, non capisce nulla del settore legale, non ha difficoltà nel comprendere il mondo che circonda la protagonista, grazie alle semplici spiegazioni che cancellano la complessità dei tecnicismi. Data la mia ignoranza in materia, non ho idea se, quanto descritto tra le pagine, sia realistico o meno, se è davvero tutto così classista come sembra o se è stata calcata un po’ la mano in favore della realizzazione della trama.
Certo è che l’ambiente creato dalla Katz sia il luogo perfetto per un bel thriller particolare e originale, che trasporta il lettore in un mondo lontano e affascinante in grado di intrattenere per qualche piacevole ora, offrendo una finestra su un settore poco esplorato e difficilmente denunciato.
L’autrice trasmette il suo coraggio ad Alex, che dopo l’abbindolamento iniziale non perde occasione per fare luce su questo fantomatico club per soli uomini, prendendosi carico delle azioni che le donne devono subire e che non possono denunciare per paura delle ritorsioni. Questo è un argomento purtroppo estendibile a qualsiasi campo e ancora fin troppo attuale. Quella di Alex è una lotta metaforica, simbolo di ogni battaglia giornaliera di chi si trova in una condizione d’inferiorità e non può alzare la testa o urlare a gran voce il suo disagio.
“Un gioco da ragazzi” vi condurrà in un mondo che saprà conquistarvi grazie a una trama ricca di temi interessanti in grado di intrattenere e far riflettere anche dopo la conclusione della lettura.