Divisi dal tempo ma accomunati da qualcosa di speciale e avvolto dal mistero, Michele Agnolo Florio ed Elisabetta Villa vivono le giornate nel cuore di Messina. La famiglia del primo è stata costretta a rifugiarsi lì a causa della persecuzione del governatore spagnolo, prima di una lunga serie di città italiane che Michele avrà modo di visitare, nonostante la fuga. Desiderio del padre è trasmettergli la conoscenza del mestiere di medico, ma il ragazzo ha ben altre ambizioni, date dall’arte e dalla scrittura. Dal 1500 ai giorni nostri, Elisabetta è alla costante ricerca delle sue origini e, affiancando Sir Thomas nelle indagini sull’italianità di William Shakespeare, scoprirà qualcosa sul suo conto di totalmente inaspettato.
Sono rimasta subito colpita dal romanzo di Elvira Siringo, una scrittrice di cui non avevo letto mai nulla e che mi ha istantaneamente conquistato. Mi sono innamorata alla follia della storia raccontata in quest’opera, a cavallo tra realtà e finzione, in cui i sogni e le ambizioni vincono su tutto. La Siringo ha uno stile di scrittura intrigante e ammaliante, rendendo così le parole scorrevoli come una litania nella mente del lettore, che incuriosito si immerge tra le pagine. Spicca subito il desiderio di scoprire cosa la scrittrice ha in serbo per il suo pubblico, in quanto la trama è fitta di dettagli che rivelano piano piano il reale corso della storia. L’ambientazione è assolutamente curata e in qualche modo dona un tocco di romanticismo a due vicende ben definite ma collegate in qualche modo tra loro. Mi sono trovata subito in sintonia con Elisabetta e al contempo ho amato molto la caratterizzazione di Michele, che nonostante il dramma non perde di vista i suoi sogni e risulta essere un punto di riferimento da cui trarre ispirazione.
“L’ultima erede di Shakespeare” è una lettura coinvolgente ed emozionante, come poche ce ne sono, con una trama particolare e originale che riesce a intrattenere i lettori grazie alla cura impiegata dall’autrice per la sua storia.