L’Impero galattico è crollato. Tutto ciò che aveva teorizzato Seldon si è avverato. La psicostoria, che viene riconosciuta come scienza di previsione del futuro, è ora quantomai utile per prepararsi alle catastrofi e fare in modo di superare quanto prima questa crisi. Ha inizio la Prima Fondazione, della durata di duecento anni, in cui uomini e donne coraggiose si affideranno agli studi del noto matematico per salvare il destino del mondo e portarlo verso una nuova era.
Tornare alla Trantor della Trilogia della Fondazione è stata un’esperienza sorprendentemente interessante. Lettura fatta in adolescenza, ora la ritrovo in una chiave più matura e critica, osservando le dinamiche descritte da Asimov sotto un aspetto illuminante e quasi profetico. La Prima Fondazione è di fatto una raccolta di più storie, ognuna caratterizzata da personaggi differenti che si muovono negli stessi ambienti supportando e sopportando gli eventi che li attraversano.
L’aspetto politico è quanto mai presente e descritto con cura dei particolari quasi maniacale ma che fanno appassionare il lettore, che rimane incuriosito dallo scoprire i successivi sviluppi. Non ricordavo quanto la figura di Hari Seldon fosse così importante anche qui, per certi versi anche più ingombrante rispetto ai due libri che lo seguono passo per passo.
Mi rendo conto che non sia una lettura leggera e che tutti riescono a seguire. La fantapolitica, soprattutto quando è così tanto presente come in questo caso, è un elemento che deve piacere, anche più dell’ambientazione estesa e del genere della fantascienza in generale.
Leggendo cronologicamente l’epopea scritta da Asimov si arriva a questo primo libro della trilogia più nota da lui scritta con le spalle coperte e con qualche nozione in più che aiutano a non scoraggiare il lettore e a farlo rimanere concentrato sui personaggi e sull’evoluzione della trama.